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Fino a prova contraria (1999)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 24 gen 2024
  • Tempo di lettura: 4 min

Fino a prova contraria

(True Crime) USA 1999 thriller 2h7’


Regia: Clint Eastwood

Soggetto: Andrew Klavan (romanzo)

Sceneggiatura: Larry Gross, Paul Brickman, Stephen Schiff

Fotografia: Jack N. Green

Montaggio: Joel Cox

Musiche: Lennie Niehaus

Scenografia: Henry Bumstead

Costumi: Deborah Hopper


Clint Eastwood: Steve Everett

Isaiah Washington: Frank Louis Beechum

Lisa Gay Hamilton: Bonnie Beechum

James Woods: Alan Mann

Denis Leary: Bob Findley

Bernard Hill: direttore Luther Plunkitt

Diane Venora: Barbara Everett

Michael Jeter: Dale Porterhouse

Mary McCormack: Michelle Ziegler


TRAMA: Un cronista attempato, donnaiolo, con fiuto per le notizie e i giochi sporchi, si sta disintossicando dall’alcol. La rinnovata lucidità, insieme alla morte di una giovane collega che era sulle tracce di un colossale errore giudiziario, risveglia il suo sesto senso. Mancano poche ore all’esecuzione di un nero condannato a morte per omicidio: forse non è colpevole.


Voto 6,5

Per intuire che tipo sia e in quale stato d’animo e situazione personale si trovi in quel momento della sua vita, il giornalista Steve Everett (Clint Eastwood) ci vuole solo qualche istante. Basta osservarlo appollaiato sullo sgabello del bancone del bar mentre fa il playboy fallito nei confronti di una biondina con un sorriso che di certo non lo porterà al successo. I suoi fallimenti sono sia professionali che personali. Lo vediamo poi portarsi a letto un’altra bionda (è proprio una fissa degli americani, devono essere bionde), che sarebbe in verità la moglie del suo superiore, il quale, quelle volte che ha bisogno di lui (colmo dei colmi), sa che deve chiamare casa immaginando di trovarlo lì. Questo non è il modo di ottenere incarichi degni di nota e importanti. È una vita che va avanti per inerzia e che non offre occasioni di riscatto. Steve sta uscendo dall’alcolismo e sua moglie ha chiesto il divorzio. È vita questa?

Indubbiamente è un quadro desolante e in pochi minuti lo spettatore si è fatto un’idea piuttosto chiara dell’esistenza del protagonista. Fino a quando la sua collega e compagna di bevute, che si stava interessando ad un caso di clamoroso errore giudiziario che conduceva ingiustamente un povero giovanotto di colore, Frank Beechum (Isaiah Washington), alla pena di morte, muore in un incidente stradale e lui viene chiamato a sostituirla nell’indagine giornalistica. Si può immaginare quanta voglia Steve di impegnarsi in una storia così delicata e complessa, ma tant’è, ci si butta e incredibilmente si impegna, svegliandosi sempre più dal torpore. Il giornalista trova infatti tutta una serie di circostanze e dettagli non approfonditi né dalla polizia né dal pubblico ministero, i quali lo portano a pensare che Beechum non sia il vero colpevole. In particolare viene colpito dal fatto che sulla scena sia presente un altro giovane e che questi non sia stato preso in considerazione nella lista dei sospetti. Quando in seguito scopre che la nonna di quest’ultimo indossa una catenina al collo che era di proprietà della vittima, Steve comincia a realizzare che davvero si stia commettendo un nuovo omicidio, ma stavolta per colpa della giustizia che non ha cercato a fondo la verità del misfatto. Il problema principale, ora, è solo il tempo a disposizione: ne è rimasto pochissimo e convincere (quadro classicissimo dei thriller giudiziari americani) il governatore dello stato a fermare l’esecuzione è un’impresa che pare impossibile.

Ogni tanto penso che nel corso di questi decenni abbiamo tutti dipinto troppo eccessivamente il mitico Clint come un repubblicano di ferro (lo è, in realtà), salvo poi accorgerci che non poche volte i suoi film (soprattutto quelli degli ultimi decenni) hanno uno sguardo, sugli avvenimenti che racconta, che ci fanno ricredere. Prendiamo questo: lui è il classico personaggio di cronista disincantato, alcolista, o almeno ci prova ad essere ex, inguaribile donnaiolo, che sa giocare anche sporco e va a caccia di notizie. La morte della collega, che era sulla pista giusta lo risveglia e comincia ad indagare per conto suo sull’accusa di omicidio verso un giovanotto che è (guarda caso) di colore. Il film parte piano, poi prende il ritmo giusto perché, appunto come detto, non c’è tempo: l’esecuzione della pena capitale per il pover’uomo è ormai imminente e la cadenza del film deve accelerare.

Ed ecco il Clint che si spoglia dei panni del repubblicano. Teatralmente riuscitissimo il litigio tra lui e il direttore del giornale (James Woods). Nel contenuto, poi, il regista e attore punta la sua e la nostra attenzione su cosa conti oggi tra la notizia, la giustizia attesa, la verità, la vendita dei giornali, le attese dell’editore e quelle dei politici. Negli Stati Uniti, sappiamo bene, c’è quella commistione tra politica e carriera del procuratore che non si sa mai dove può condurre ed il cinema ne ricava centinaia di soggetti adatti a film.

Si giunge allora, ai fini del dramma, del giallo e della dignità dormiente che si risveglia, al giusto finale affannoso, per un personaggio malinconico e ormai solitario, che sembra fuori dal tempo. Non è una novità, se ci si riflette: Clint Eastwood ha condotto la seconda metà della sua vita artistica immerso in una malinconia commovente che traspare dal suo volto anche quando fa il duro. Ha dentro di sé e sul viso la rappresentazione dell’ineluttabile, triste e dal sorriso amaro. Qualcosa che era emerso e anche forse sfuggito nel suo mesto Un mondo perfetto, dove Kevin Costner pareva il suo alter ego.

Scritto molto bene da Larry Gross, Paul Brickman e Stephen Schiff da un romanzo giallo di Andrew Klavan, il film è diretto da Eastwood con la giusta indignazione che serve per cogliere l’obiettivo e con uno slancio che aumenta man mano che il film va vanti. Come appunto nel titolo appena menzionato, la sua regia è galvanizzata da un senso di seconde possibilità e di tragici fraintendimenti, e dal contrasto di un più ampio senso di giustizia che tanto ammanta entrambe le opere.


 
 
 

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