Flags of Our Fathers (2006)
- michemar

- 4 mar 2022
- Tempo di lettura: 2 min
Aggiornamento: 17 nov 2023

Flags of Our Fathers
USA 2006 dramma/guerra 2h15’
Regia: Clint Eastwood
Soggetto: James Bradley, Ron Powers (libro)
Sceneggiatura: William Broyles, Paul Haggis
Fotografia: Tom Stern
Montaggio: Joel Cox
Musiche: Clint Eastwood
Scenografia: Henry Bumstead
Costumi: Deborah Hopper
Ryan Phillippe: John "Doc" Bradley
Jesse Bradford: Rene Gagnon
Adam Beach: Ira Hayes
John Benjamin Hickey: Keyes Beech
John Slattery: Bud Gerber
Barry Pepper: serg. Mike Strank
Jamie Bell: Ralph "Iggy" Ignatowski
Paul Walker: Henry "Hank" Hansen
Robert Patrick: col. Johnson
Judith Ivey: Belle Block
Chris Bauer: com. Vandergrift
Neal McDonough: cap. Severance
Thomas McCarthy: James Bradley
Melanie Lynskey: Pauline Harnois
Ned Eisenberg: Joe Rosenthal
Joseph Cross: Franklin Sousley
Scott Eastwood: Lundsford
Myra Turley: Madeline Evelley
Benjamin Walker: Harlon Block
TRAMA: La foto della bandiera a stelle e strisce issata sul monte Suribachi, a Iwo Jima, fa il giro del mondo. I sei marines che vi sono ritratti diventano, loro malgrado, simboli patriottici. In tre sopravvivono ai primi scontri e tornano dal fronte, per sopportare il peso della retorica mediatica.
Voto 7

Premio Pulitzer per la fotografia di Joe Rosenthal dell’Associated Press scattata il 23 febbraio 1945 sul monte Suribachi. Fermo-immagine: i sei soldati, ripresi di spalle nell’atto di issare la bandiera a stelle e strisce sul promontorio di pietra pomice nell’isola di Iwo Jima, diventarono simbolo della vittoria sul Sol levante.


Questo è il punto di partenza per uno dei più rigorosi film di Clint Eastwood, basato sull'omonimo libro scritto da James Bradley (figlio di uno dei soldati) e Ron Powers, in cui si descrive la famosa battaglia dal punto di vista dei marines. Però il mito viene quasi totalmente sfatato e smontato perché ciò che il grande Clint ci racconta è come i sei militari furono sfruttati dalla propaganda bellica americana per esaltare le gesta delle forze armate: in realtà neanche i sei giovanotti si erano resi conto dell’importanza di quella foto che li ritraeva, anche perché non pensavano di aver compiuto chissà quale impresa.


In fondo, avevano semplicemente cercato di salvare la pelle come succede sempre, quando piuttosto i veri eroi furono i ragazzi che morirono su quell'isola. Ma alla macchina mediatica dell’establishment militare serviva un episodio per esaltare le loro imprese e i sei furono portati in giro per gli States come eroi assoluti, nel frattempo sempre più frastornati e meravigliati.

La correttezza etica e artistica del regista si completa con il quasi contemporaneo film che girò dal punto di vista dei soldati giapponesi, Lettere da Iwo Jima, presentati come eroici resistenti e di altissima dignità com’è nei loro antichissimi costumi. Anzi, quella versione è drammaticamente commovente, al contrario di questa che a tratti assume l’aspetto di una commedia troppo patriottica fino a diventare quasi grottesca.

Film è comunque interessante e ben girato, ma essendo forse un po’ troppo controcorrente non è mai stato apprezzato in pieno dal pubblico americano.
Riconoscimenti
2007 – Premio Oscar
Candidatura miglior sonoro
Candidatura miglior montaggio sonoro
2007 – Golden Globe
Candidatura migliore regia






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