Il nemico alle porte (2001)
- michemar

- 12 gen 2022
- Tempo di lettura: 5 min
Aggiornamento: 27 mag 2023

Il nemico alle porte
(Enemy at the Gates) Irlanda/UK/Francia/Germania/USA 2001 guerra 2h11’
Regia: Jean-Jacques Annaud
Sceneggiatura: Alain Godard, Jean-Jacques Annaud
Fotografia: Robert Fraisse
Montaggio: Noëlle Boisson, Humphrey Dixon
Musiche: James Horner
Scenografia: Wolf Kroeger
Costumi: Janty Yates, Gudrun Leyendecker
Jude Law: Vassili Zaitsev
Joseph Fiennes: Danilov
Rachel Weisz: Tania Chernova
Bob Hoskins: Nikita Khrushchev
Ed Harris: magg. Erwin König
Ron Perlman: soldato Koulikov
Eva Mattes: sig.ra Filipova
Gabriel Marshall-Thomson: Sacha Filipov
Matthias Habich: gen. Friedrich Paulus
TRAMA: Stalingrado, 1942. Nella città sovietica si sta combattendo un'aspra battaglia. Dopo una serie di sconfitte l'Unione Sovietica è sull'orlo del collasso e la perdita della città a vantaggio degli invasori assicurerebbe la vittoria finale alle truppe naziste. A vigilare su Stalingrado Stalin manda Kruscev. La battaglia si stringe come un duello tra due cecchini.
Voto 7

La vicenda narrata nel film troverebbe ispirazione dal presunto duello tra due cecchini che sarebbe avvenuto durante la battaglia di Stalingrado quando il comando tedesco, al fine di eliminare il soldato Vassili Zaitsev, avrebbe inviato in quella città il migliore tiratore di cui disponeva la Germania, ossia l'SS Erwin König. Lo scontro tra i due tiratori si sarebbe sviluppato per quattro giorni, al termine dei quali Zaitsev, dopo la morte di due dei suoi compagni, utilizzando uno stratagemma, avrebbe avuto la meglio. Vicenda però non molto accreditata in quanto sostenuta solo da fonti sovietiche. O forse semplicemente perché i tedeschi di quei tempi non gradirono la conclusione.

Da qui, Jean-Jacques Annaud, amante delle storie che diventano epiche, che si riescono a romanzare e a rendere avvincenti, su questa vicenda ricava un film che, per esaltare la rivalità e il lungo scontro tra i due tiratori scelti, riduce la battaglia colossale, di primaria importanza per le sorti della Seconda Guerra Mondiale, al livello di un duello tra due cecchini. La guerra quasi privata, che però aveva primaria importanza in relazione alla propaganda bellica e politica per i rispettivi popolo ed esercito, viene messa dal regista in primissimo piano e le scene di vera guerra passano in secondo piano, riprese solo con alcune sequenze. Piuttosto il regista dedica molte inquadrature alle tantissime rovine della città che eroicamente resisteva all’assedio nazista, con i molti stenti in cui la povera popolazione cercava di sopravvivere alla guerra e alla fame.

La Storia ha insegnato che tutti i condottieri stranieri che si sono illusi di poter occupare la estesa Russia. con la pazienza di una lunghissima guerra e sacrificando ogni volta decine e decine di migliaia di uomini, hanno sempre incontrato enormi difficoltà, ambientali e di resistenza fisica e mentale, fino a fallire ogni volta l’impresa. Quella che doveva essere un’opera memorabile da essere scritta nei libri di Storia è invece sempre arrivata in quelle pagine con la cronaca di gravi perdite umane e di una penosa ritirata. La Russia, come sappiamo, è un Paese molto vasto e durante quel tipo di guerra prima o poi bisognava affrontare il miglior alleato dei russi: il generale inverno, che non concede sconti. E molte famiglie italiane conoscono bene le conseguenze. L’esercito tedesco era poderoso e fornito ma andò a sbattere comunque contro le grandi complicazioni che l’avanzata incontrava e l’assedio ad una città importante come quella si rivelò determinante ai fini della sconfitta nazista. I russi erano poveri ma anche eroici, seppero resistere con la forza di coesione, con l’esortazione del governo moscovita che cercava anche piccoli episodi per mantenere il morale a livelli accettabili. Anche la storia narrata in questo film servì allo scopo e la sceneggiatura di Alain Godard e Jean-Jacques Annaud cerca di spiegarla.

Ma la costruzione dello script e della regia mettono, appunto, quasi in secondo piano la vera guerra e gli schieramenti militari per esaltare il carattere e la rivalità dei due protagonisti, il giovane abilissimo Vassili Zaitsev dal grande intuito e il freddo calcolatore Erwin König, ufficiale tedesco dallo sguardo di ghiaccio, determinato a non soccombere, con la ferrea volontà di onorare la memoria del figlio caduto in guerra. Sono due tipi di carattere molto differenti e il regista ce li svela chiaramente, alternandoli nelle loro abitudini e il modo di vivere nelle viscere della città martoriata: il primo si riposa quando può, sdraiato accanto ai tanti altri commilitoni ma allietato dall’amore della bellissima Tania che lo aspetta trepidante ogni volta che lui esce in missione. La sua mira è tanto famosa in patria che il governo gli fa arrivare appositamente una carabina ad alta precisione, che lui usa con estrema efficacia. Ogni volta che si apposta, tutti i nemici che mette in linea con il mirino vengono abbattuti e ormai le vittime si contano a centinaia: il suo mito incoraggia lo stanco esercito della Madre Patria e la sua ragazza vuole persino emularlo da quando ha avuto la disponibilità del fucile dell’esperto soldato Koulikov ucciso proprio dall’avversario tedesco con enorme abilità e furbizia in una scena spettacolare.

Il duello a distanza, psicologico e armato, durerà qualche giorno, sino all’episodio finale. E qui viene da muovere ancora una critica a Jean-Jacques Annaud, perché non è possibile, dopo aver ridimensionato la feroce guerra alla dualità di due franchi tiratori, concludere il lungo film con un duello western alla John Sturges tra i binari della stazione ferroviaria. Pare il regolamento finale all’Ok Corrall: mentre König si è fatto distrarre, avverte con i sensi allertati l’arrivo di fianco di Vassili, intuendo di essere scoperto e facile bersaglio. Manca solo la musica di Ennio Morricone. Una guerra di tale portata non può essere decisa da uno scontro tra due rivali, ma nel quadro complessivo del film dà l’idea di poter rientrare comodamente. La storia, la trama, il film è essenzialmente tra loro due, perché sin dall’inizio, il nemico König è alle porte di casa di Vassili. Uno dei due deve per forza soccombere.

Il sovietico è Jude Law, il suo personaggio viene dagli Urali ed è figlio di contadini, è cresciuto con il nonno addestrato a sparare ai lupi che assalivano le loro bestie; la sua fidanzata è la bellissima Rachel Weisz (Tania Chernova), giovane come quella faccia da ragazzino di Jude Law, corteggiata da un frenetico Joseph Fiennes, il cui Danilov è troppo occupato con la propaganda; il tedesco è Ed Harris, bravo come sempre, insuperabile quando deve fare il duro, è nobile, azzimato, chiaramente sadico; bello ritrovare Bob Hoskins nei panni del Khrushchev durante l’ascesa politica. Film spettacolare nella prima parte perché più corale e di maggior movimento, emozionante e girato meravigliosamente in alcune sequenze centrali, appassionante e denso di tensioni in molti tratti, con l’immancabile storia d’amore. Poi, quando la battaglia assume i contorni personali, il ritmo cala e sale l’apprensione, diventa una partita a scacchi.

Di sicuro un buon film, piacevole e interessante ma si avverte quella strana sensazione, come spesso capita con Jean-Jacques Annaud, che altri registi sarebbero stati in grado di realizzare un film più spettacolare, più avvincente, anche perché ha potuto disporre di un cast di tutto rispetto.






Commenti