Fortapàsc (2009)
- michemar

- 21 set 2023
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 20 lug

Fortapàsc
Italia 2009 biografico 1h48'
Regia: Marco Risi
Sceneggiatura: Jim Carrington, Andrea Purgatori, Marco Risi
Fotografia: Marco Onorato
Montaggio: Clelio Benevento
Musiche: Franco Piersanti
Scenografia: Sonia Peng
Costumi: Ortensia De Francesco
Libero De Rienzo: Giancarlo Siani
Michele Riondino: Rico
Massimiliano Gallo: Valentino Gionta
Ernesto Mahieux: Sasà
Salvatore Cantalupo: Ferrara
Ennio Fantastichini: sindaco Cassano
Duccio Camerini: Angelo Nuvoletta
Valentina Lodovini: Daniela
Renato Carpentieri: Amato Lamberti
Gianfelice Imparato: pretore Rosone
TRAMA: Nel 1985 Giancarlo Siani viene ucciso con dieci colpi di pistola. Aveva 26 anni. Faceva il giornalista o, meglio, era praticante “abusivo”, come amava definirsi. Lavorava al Mattino, prima da Torre Annunziata e poi da Napoli. Era un ragazzo allegro che amava la vita e il suo lavoro e cercava di farlo bene. Aveva il difetto di informarsi, di verificare le notizie, di indagare sui fatti. Fu la sua ultima estate. quando, dal Vomero dove abitava, tutti i giorni scendeva all'inferno di Torre Annunziata, regno del boss Valentino Gionta. Tutto, in quel periodo, ruotava intorno agli interessi per la ricostruzione del dopo terremoto e Giancarlo vedeva. E capiva.
Voto 7

Giancarlo Siani era giovane, sorridente, pieno di energia e di iniziativa, ma la sua uccisione pose fine la sua breve vita. Fu ordinata dal boss Angelo Nuvoletta, per volontà del mafioso Totò Riina, capo di Cosa nostra, a cui il clan di Marano era affiliato. Il motivo dell'assassinio fu un articolo del 10 giugno 1985 in cui Siani informò l'opinione pubblica che l'arresto del boss di Torre Annunziata, Valentino Gionta, era stato possibile grazie a una soffiata degli storici alleati Nuvoletta, che tradirono Gionta in cambio di una tregua con i nemici casalesi. Aveva scoperto tutto e ne aveva scritto senza remore.
Appartenente a una famiglia della media borghesia partenopea del quartiere Vomero, dopo il diploma del liceo classico, fondò assieme ad altri giovani giornalisti il Movimento Democratico per il Diritto all'Informazione, di cui fu portavoce nei diversi convegni nazionali sulla libertà di stampa. Da Torre Annunziata si occupò principalmente di cronaca nera e quindi di camorra, studiando e analizzando i rapporti e le gerarchie delle famiglie camorristiche che controllavano il comune e i suoi dintorni: il suo sogno era strappare il contratto da praticante giornalista per poi poter sostenere l'esame e diventare giornalista professionista. Un titolo che gli verrà però riconosciuto ad honorem a 35 anni dalla morte.
Marco Risi - che ha girato più di un film rivolti alle inchieste giornalistiche su storie scottanti e non del tutto chiare, a cominciare da Il muro di gomma, inerente ai fatti nebulosi dell’incidente dell’aereo di Ustica – gli ha dedicato questa opera con la collaborazione nella scrittura anche del compianto Andrea Purgatori, il grande giornalista che ha compiuto negli ultimi decenni diverse inchieste su eventi mai definitivamente chiariti. Un’opera di cinema civile, solida e accorata, come i fatidici “100 passi” di Giordana.
Giancarlo Siani
Il titolo del film evoca il Fort Apache della tradizione western rendendo il senso dell'assedio alla città da parte della malavita. Una settimana prima delle riprese fu ritrovata in un agriturismo siciliano la vera Citroen Mehari di Siani, utilizzata su set dal protagonista. Nel film c'è anche un omaggio a Le mani sulla città di Francesco Rosi: la seduta del consiglio comunale in cui la maggioranza e l'opposizione si azzuffano sotto gli occhi del cittadino.
Un eroe civile, un esempio di correttezza professionale e sociale, che non dovremmo mai dimenticare.
Esemplare l’interpretazione di Libero De Rienzo, accompagnato da un ottimo cast.
Riconoscimenti
2010 - David di Donatello
Candidatura migliore sceneggiatura
Candidatura miglior produttore
Candidatura migliore attore protagonista a Libero De Rienzo


















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