Frantic (1988)
- michemar

- 8 gen 2022
- Tempo di lettura: 4 min
Aggiornamento: 3 giu 2023

Frantic
Francia/USA 1988 thriller 2h
Regia: Roman Polański
Sceneggiatura: Roman Polański, Gérard Brach
Fotografia: Witold Sobociński
Montaggio: Sam O'Steen
Musiche: Ennio Morricone
Scenografia: Pierre Guffroy
Costumi: Anthony Powell
Harrison Ford: dr. Richard Walker
Emmanuelle Seigner: Michelle
Betty Buckley: Sondra Walker
John Mahoney: Williams
Djiby Soumare: tassista
Dominique Virton: impiegato
Gérard Klein: Gaillard
David Huddleston: Peter
Stéphane D'Audeville: portiere
Laurent Spielvogel: impiegato dell'albergo
Alain Doutey: addetto alla Hall
Yves Rénier: ispettore
Yorgo Voyagis: rapitore
TRAMA: Un chirurgo statunitense è a Parigi per un congresso scientifico assieme alla moglie, ma la donna scompare in hotel. Lui la cerca disperatamente, contando solo sull’aiuto di una misteriosa ragazza coinvolta in un traffico di droga.
Voto 8

Un chirurgo americano si reca a Parigi per partecipare ad un congresso scientifico. Lo accompagna la moglie: i due fecero proprio nella Ville Lumière la loro luna di miele e vivono il ritorno con nostalgia. Quando la donna scompare misteriosamente dall'albergo, il medico, dapprima solo preoccupato, incontra un clochard che ha visto la donna trascinata di peso su un'automobile da uno sconosciuto, forse mediorientale. Inizia così, per il protagonista, una lunga odissea nel labirinto dei bassifondi della città, aiutato solo da una ragazza coinvolta suo malgrado in un intrigo internazionale.

Conoscendo bene lo spirito che avvolge tutte le opere di Roman Polanski, sin dal suo folgorante esordio de Il coltello nell’acqua del 1962, l’atmosfera e le influenze hitchcockiane sono sempre presenti, però con una interpretazione del tutto personale del racconto giallo. È un autore che fa avvertire dal primo momento del film l’incombenza di qualcosa che debba per forza accadere e frequentemente ci mette anche poco affinché possiamo percepire questa sensazione. È ciò che accade in questa trama dopo solo pochi minuti, dopo che la coppia formata da Richard e Sondra Walker sono felicemente atterrati nella capitale francese e si sono appena stabiliti nell’elegante hotel dove soggiorneranno per la durata del congresso a cui partecipa il chirurgo. Come una mannaia inevitabile, succede che mentre lui è sotto la doccia si accorge che la consorte non risponde alle sue chiacchiere bagnate e uscendo dal box non la trova più. Cosa può pensare una persona in questi casi? Beh, è uscita un momento della stanza per chissà quale motivo, strano solo che non lo abbia avvisato. Ed invece cerca qui, chiedi là, la signora è sparita. Il viso di Richard passa dall’espressione felice di chi vuole godersi la città più romantica al mondo a quella esterrefatta di chi non sa da dove cominciare per rintracciare la moglie. A ciò si aggiunge la tranquilla e pacifica indicazione – ma nello stesso tempo terrorizzante e ingiustificata - che gli danno nella hall, dove l’hanno vista uscire accompagnata da un signore.

Ogni attore avrebbe potuto e saputo manifestare con la recitazione lo stupore per la situazione e per le parole udite, ma raramente si può trovare uno come Harrison Ford, che, quando deve mostrarsi preoccupato e attonito, credo sia insuperabile. È sufficiente per lui persino che stia immobile e che i muscoli facciali si pietrifichino e il regista ha ottenuto il massimo. Perché è così che la scena può tramettere l’ansia e il pathos da thriller che si riversano al di fuori dello schermo come un torrente che supera gli argini in fase di piena. Al resto ci pensa un regista come Polanski, abilissimo a contornare l’aria luminosa e nello stesso tempo cupa di questa Parigi di personaggi misteriosi che si fanno avanti con buone e cattive intenzioni, una donna seducente che fa scorrazzare il protagonista per le strade in cui egli non avrebbe mai pensato di percorrere, frequentare locali inquietanti. E come se non bastasse, il labirintico racconto si sviluppa con l’intervento di agenti segreti, corrieri della droga, poliziotti canaglia, facendo preoccupare sempre più il dottore stranito e perso, mentre lo spettatore, ignaro degli sviluppi, resta sempre più spiazzato.

Il magico talento di Roman Polanski si manifesta maggiormente in situazioni come queste e adoperando accortezze da maestro del brivido e dell’inconscio: prospettive distorte, senso di claustrofobia che in alcuni luoghi può ricordare il sorprendente L’inquilino del terzo piano o addirittura l’extra sensoriale Repulsione. Mentre gli omaggi al maestro Hitchcock si manifestano con la scena iniziale della doccia (Psyco) e quella sul tetto dove la misteriosa Michelle sta per cadere nel vuoto e si aggrappa alla mano del terrorizzato dottore (Vertigo – La donna che visse due volte). Può mancare il momento sensuale nelle migliori opere del regista franco-polacco? Certamente no, ed ecco allora la voce conturbante di Grace Jones che interviene con la sua I’ve Seen That Face Before a contrasto della pesante atmosfera che domina il film, interrompendo il sempre meraviglioso commento musicale di Ennio Morricone.

La sequenza finale è magistrale e lo scambio delle due donne, con l’inevitabile sparatoria risolutiva, avviene in momenti di alta tensione alla presenza di un testimone silenzioso, la Senna, che continua a scorrere tranquilla, perché finalmente tutto torna come prima, come la conclusione di un incubo vissuto ad occhi aperti. Roman Polanski firma un film da incorniciare con la mano sicura dei grandi autori; la sua Emmanuelle Seigner è l’attrice che personifica meglio di chiunque altra le protagoniste dei racconti del marito, sempre erotica ma mai volgare; Betty Buckley è perfetta per la dolcezza che doveva avere la moglie del chirurgo; Harrison Ford è per l’ennesima volta l’uomo braccato che spesso non sa neanche perché, perché questa volta è finito nell’occhio del ciclone a causa di uno scambio di valigie e impara sulla sua pelle il significato del termine “frenetico”. Diomio, sono stati giorni davvero frenetici!
Film che non ci si stanca mai di rivedere.






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