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Full Time - Al cento per cento (2021)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 1 ott 2022
  • Tempo di lettura: 7 min

Aggiornamento: 8 apr

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Full Time - Al cento per cento

(À plein temps) Francia 2021 dramma 1h28’


Regia: Éric Gravel

Sceneggiatura: Éric Gravel

Fotografia: Victor Seguin

Montaggio: Mathilde Van de Moortel

Musiche: Irène Drésel

Scenografia: Thierry Lautout

Costumi: Caroline Spieth


Laure Calamy: Julie

Anne Suarez: Sylvie

Geneviève Mnich: sig.ra Lusigny

Nolan Arizmendi: Nolan

Sasha Lemaitre Cremaschi: Chloé

Cyril Gueï: Vincent

Lucie Gallo: Jeanne Delacroix

Agathe Dronne: Sophie

Mathilde Weil: Lydia


TRAMA: Decisa a fare il possibile per crescere i suoi due figli in campagna, Julie lavora nel frattempo in un lussuoso albergo parigino. Quando ottiene finalmente un colloquio per un lavoro nel quale aveva da tempo riposto le proprie speranze, scoppia uno sciopero nazionale che paralizza il sistema dei trasporti pubblici. Il precario equilibrio che la donna ha costruito è messo a repentaglio. Julie ingaggia quindi una corsa frenetica contro il tempo, rischiando di vacillare.


Voto: 7

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Julie corre, corre tanto, corre sempre.

Spesso l’inizio di un film è illuminante ai fini del contenuto e del modo di raccontarlo. Altrettanto succede per aprirci immediatamente una porta nella vita del(la) protagonista. Osserviamo i primi istanti di questa coinvolgente opera di Éric Gravel, regista e sceneggiatore, sporadicamente anche con altre mansioni sui set: un primissimo piano sulla pelle della guancia di una donna che dorme mentre si ascolta il suo respiro pesante. Con maggiore attenzione si può dedurre che non è il riposo come capita a tutti di notte, bensì quello di chi è crollato in una fase di sonno profondo a causa di una pesante stanchezza fisica. Subito dopo, nel buio silenzio, scatta il trillo di una sveglia elettrica che pulsa in maniera insopportabile e insistente, sicuramente scelto per non invogliare a restare qualche altro minuto sotto le coperte. Julie, infatti, si alza consapevole di non poter perdere tempo: deve lavarsi, svegliare i due figlioletti, preparar loro la frettolosa colazione, vestirli per la scuola e consegnarli, quando non è ancora giorno, all’anziana signora Lusigny e poi correre forsennatamente verso la stazione, dove un treno e poi un bus, seguito da un altro ancora, per recarsi, sempre di corsa e badge in mano, all’ingresso di servizio dell’albergo a 5 stelle dove svolge le mansioni di responsabile delle cameriere ai piani delle lussuose camere. E questo rappresenta solo la primissima parte di tutte le giornate lavorative della pendolare, che è separata e con due figli piccoli. Ne segue una intensa giornata di lavoro dove tutto deve essere perfetto, sotto la rigida sorveglianza della capo del personale, Sylvie, che la marca stretta e la rimprovera per i continui ritardi con cui si presenta quasi tutti i giorni.


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Per finire alla stessa stregua la giornata, quando rientra la sera è già di nuovo buio e la signora - che ha tenuto a bada i bambini e li ha portati a scuola e ripresi - la attende impaziente perché esausta, soprattutto per il maschietto turbolento e iperattivo. Julie non dispone di soldi sufficienti per pagare una babysitter, anche perché l’ex marito è in ritardo con gli alimenti e la banca preme per rimettere in sesto il conto corrente deficitario. Ogni impegno extra lavoro diventa un problema per essere sostituita al lavoro e per rientrare in tempo nel paesino dove abita, abbastanza lontano dal centro di Parigi, dove tra l’altro gli scioperi e le continue manifestazioni sindacali bloccano il traffico e, ahimè, causano le cancellazioni dei treni che le servono per spostarsi. Se a ciò si aggiungono la macchina che non parte, pullman sostitutivi dei treni stracolmi o difficili da prendere al volo, imprevisti tipo la camera di lusso dove il cliente “di platino” sporca il bagno della stanza di escrementi, ormai ribattezzata “Bobby Sands” (il nome dell’eroe irlandese lasciatosi morire con lo sciopero della fame, che per protesta sporcava con le feci la sua cella, il cui film biografico è splendidamente raccontato da Steve McQueen in Hunger), le schede delle collaboratrici da scrivere da giorni, il padre dei suoi figli che non risponde mai al telefono, i soldi che stanno per finire, la carta di credito rifiutata, i colloqui per cambiare lavoro. Un inferno! Lei è laureata in scienze economiche con una specializzazione in ricerche di mercato ma deve adattarsi a fare la cameriera sotto stress e trovare un lavoro adatto ai suoi titoli di studio è un miraggio. Fin quando, finalmente, ha un colloquio di lavoro con una società di primo piano adeguato alla sua preparazione. Chissà. Ma come fare a presentarsi con un abito decente che nasconda la sua situazione senza chiedere un permesso è un serio problema, prima di tutto per farsi sostituire nel turno. Un inferno? No, peggio, se tutto cospira contro la donna. Che però non molla, non si arrende dopo gli eventi sfortunati o gli imprevisti o un rifiuto, ma con la paura che le possa piombare addosso l’assistenza sociale dato che lascia i bimbi presso una anziana non più idonea: lei resiste e pensa positivamente sperando che il giorno dopo possa andare meglio. Se almeno arrivassero i soldi degli alimenti, maledetto ex marito che non risponde al telefono!


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E per non farsi mancare nulla, la sera, finalmente a casa, Nolan e Chloé hanno il legittimo desiderio di giocare con la mamma, di fare il bagnetto, di essere coccolati a letto, mentre la Julie sta già pensando agli impegni del giorno dopo, all’importante appuntamento della importante società il cui lavoro potrebbe risolvere tutti i suoi problemi, e con la speranza che il mattino seguente il treno passerà oppure ci sarà ancora sciopero, o con il timore che la responsabile dell’hotel l’aspetterà per farle notare il ritardo e gli impegni non rispettati: se perde quel lavoro è il crollo, la fine di tutto, la distruzione di tutti i sacrifici fatti finora. Maledizione! La signora Lusigny sarà ancora disponibile almeno fino alla fine della settimana? E bisogna anche organizzare la festa di compleanno del piccolino, altrimenti cosa penseranno i figli? Serve un bel regalo: ma come andare fino al grande negozio, come pagarlo, come portare a casa l’ingombrante tappeto elastico che ha deciso di donargli, preparare gli inviti per i compagni di scuola… No, è peggio di un inferno. Non bastano né i soldi né il tempo e intanto necessita correre, correre, a piedi, chiedendo un passaggio in auto, cercando freneticamente un mezzo pubblico che la porti nel posto giusto. E il giorno dopo si ricomincia, sempre al cento per cento, sennò si perde la scommessa della vita e della famiglia. Questa non è vita. Se almeno si facesse sentire la capo personale della società su cui sta ponendo ogni speranza di futuro!


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A vederla per tutto il film, sempre presente in ogni scena, ansimante ma sempre pronta per ciò che la vita le sta proponendo, sorridendo a chi la contatta, contrastando la malcelata ostilità delle colleghe, ma sempre perfetta quando si reca ai colloqui di lavoro, viene spontaneo chiedersi come faccia ad essere così presentabile. E colpisce anche quel senso di vuoto che attraversa la sua esistenza, senza un uomo, senza l’affetto che le farebbe piacere trovare al ritorno dal lavoro, una minima oasi di pace. Le distrazioni non ci sono, è troppo stanca per stare alla festa dell’unica amica che ha. Il sesso, poi, è un’utopia che la induce ad un errore di considerazione verso il papà di un compagno di scuola del festeggiato Nolan, chiaro segno di una mancanza fisica avvertita. Non c’è tempo per questi diversivi, anzi bisogna continuare a correre, fino al punto che è facile che lo spettatore si faccia coinvolgere emotivamente dal film, che si ritrovi a spingere Julie, quasi ad urlare “non mollare!”: verrebbe voglia di alzarsi e darle un sostegno, un passaggio in auto, di aiutarla… Perché il destino si accanisce contro questa donna così volitiva e volenterosa, senza mai regalarle l’occasione per rifarsi, dandole solo la speranza e nulla di più? L’unica nota positiva è che non si abbatte, che resiste, che guarda alla prossima opportunità. E questa è già una fortuna, perché la vedremo perdere le lacrime di disperazione solo una volta, l’unico momento di abbattimento in cui cede il carattere. Ma quando si tocca il fondo arriva tante volte il modo di risalire e perché non deve arrivare anche per la nostra eroina? Son tempi terribili per l’economia di tutto il mondo, con le crisi di ogni tipo che affliggono le nostre società, Julie è solo una dei milioni di individui stritolati. Un numero da statistica.


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Al termine della visione ci si sente esausti come la protagonista, ci si stente stanchi anche a descrivere questa esistenza martoriata, a scriverne, a seguirla mentalmente. Bravissimo il regista Éric Gravel a seguire Jolie passo dopo passo, inquadrando quella faccia che dovrebbe essere triste e abbattuta e che invece sorride a tutti e respira quando può, assecondato da un’attrice fantastica, la super brava (e simpaticissima) Laure Calamy, già straripante interprete di Io, lui, lei e l'asino. Un’attrice che non finisce di meravigliare perché ha le doti per la commedia (quella francese sempre simpatica) e per il dramma umano come questo, perché è credibile in ruoli differenti, capace di tuffarsi in un personaggio non facile con tutto l’impeto necessario. E se le è mancato un pelo per essere veramente bella, lo diventa ugualmente nel darsi anima e corpo indossando i panni di una donna che non si perde mai d’animo, che trova la forza dell’ottimismo proprio dalla disperazione che le abita dentro: più la società spietata la butta giù, più reagisce con la immediata ricerca di una soluzione.


Film, drammatico che ha la tensione di un thriller psicologico, che ha fatto applaudire il pubblico di Venezia 2021.



Riconoscimenti

Festival di Venezia 2021

Premio Orizzonti per la miglior regia

Premio Orizzonti per la miglior interpretazione femminile a Laure Calamy

Premio César 2023

Miglior montaggio

Migliore musica da film

Candidatura per la migliore sceneggiatura originale

Candidatura per la migliore attrice a Laure Calamy

Premio Lumière 2023

Candidatura per la migliore attrice a Laure Calamy

Candidatura per la miglior musica



 
 
 

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