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Gli anni più belli (2020)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 23 feb 2022
  • Tempo di lettura: 3 min

Aggiornamento: 6 lug

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Gli anni più belli

Italia 2020 dramma 2h9’


Regia: Gabriele Muccino

Sceneggiatura: Gabriele Muccino, Paolo Costella

Fotografia: Eloi Molí

Montaggio: Claudio Di Mauro

Musiche: Nicola Piovani

Scenografia: Tonino Zera

Costumi: Patrizia Chericoni


Pierfrancesco Favino: Giulio

Micaela Ramazzotti: Gemma

Kim Rossi Stuart: Paolo

Claudio Santamaria: Riccardo

Emma Marrone: Anna

Jacopo Maria Bicocchi: Fabio

Nicoletta Romanoff: Margherita Angelucci

Francesco Acquaroli: Sergio Angelucci

Mariano Rigillo: avvocato


TRAMA: Quattro ragazzi formano da adolescenti un forte legame d'amicizia negli anni Ottanta. Nell'arco di quarant'anni, prendono però strade diverse. Continuano così a perdersi e ritrovarsi fino a quando passioni e tradimenti rischiano di separarli in maniera definitiva.


Voto 5,5


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Qui si narra vita, amore e amicizia di quattro personaggi attraverso quarant’anni di storia italiana e un po’ – e forse dichiaratamente – Gabriele Muccino si rifà agli amici che si erano tanto amati di Ettore Scola che poi presero strade differenti. Andirivieni di rapporti che cambiano nel tempo, lungo i decenni che scorrono attraverso le vicende dei protagonisti e le immagini che scorrono su quel focolare che racconta la nostra vita, la televisione. Come ammette lo stesso autore, il film nasce dalla pacificazione raggiunta, dall’osservazione della vita che passa, dei segni fisici che lascia, e lui ci mette sicuramente anche del suo passato, le esperienze che ha vissuto da giovane e il cinema che lo ha formato. Fino al punto che Muccino ha voluto utilizzare per i nomi dei personaggi quelli che ha incontrato realmente nella vita.


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Tutto gira quindi intorno alle avventure, all’amicizia, ai litigi e alle incomprensioni, ma soprattutto al forte legame che unisce nel tempo Giulio, Gemma, Paolo e Riccardo, personaggi che il regista affida a quattro interpreti di rilievo del cinema italiano. Ed ecco perciò attori come Pierfrancesco Favino, Micaela Ramazzotti, Kim Rossi Stuart e Claudio Santamaria, come dire la meglio gioventù nostrana (ovvio, non sono gli unici, sono assenti tanti grandissimi nomi del nostro grande schermo) che cercano, e ci riescono, a essere proprio quelli che Muccino voleva. Si può perfino pensare che molte persone, oggi mature, possano identificarsi con quei quattro giovani che nello sviluppo della trama diventano grandi e disillusi.


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Oltre i personaggi che abitano la storia, è il tempo il padrone assoluto del film, con la sua ciclicità: in fondo, le vite degli umani si rassomigliano un po’ tutte, ogni cosa si replica in tutte le famiglie. A prescindere dalla agiatezza e dalle malattie che condizionano l’esistenza, i ragazzi crescono con gli stessi problemi e diventano adulti con la consapevolezza che forse le cose potevano andare meglio o perlomeno diversamente. Il tempo passa e ci condiziona, da giovani ci si sente eterni, da maturi si pensa anche alla fine del tempo a disposizione: gli errori e le guerre, private e mondiali, si ripropongono sempre uguali e l’uomo non va oltre questo modo di ripetere e ripetersi, pur avendone l’ambizione. Se si guarda indietro ci si accorge che il tempo evolve solo in termini tecnologici o di conoscenze scientifiche, ma umanamente si ribadisce quello di sempre.


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Considerazioni esistenziali tristi, ma il film è fondamentalmente malinconico e nostalgico, quindi triste. E poteva anche piacere di più, ma siccome Gabriele Muccino ama ripetersi (come il tempo) succede che ancora una volta, insopportabilmente, i protagonisti sono sovraeccitati e la recitazione è in overacting, come dicono gli anglosassoni, sono isterici, urlanti, nevrastenici, sopra le righe. Proprio come era successo in A casa tutti bene (tutti a litigare, da mane a sera) e come nelle opere precedenti. Laddove per altri autori (vedi Giuseppe Tornatore) i ricordi nostalgici portano alla quiete e al sottovoce, qui domina l’isteria. D’altronde, il cinema di questo regista è sempre stato così e in questo film fa ancora danni.


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I nostri quattro interpreti principali sono bravi sempre e non dovevano dimostrarlo in questa occasione, ma quando la materia prima, cioè il film, è di sua natura mediocre, anche loro non ne escono bene, anche influenzati dalla regia. Il finale ci lascia perplessi, a guardare lontano, dall’alto di un terrazzo.

Ma in fondo, quali sono gli anni più belli?


Riconoscimenti

2021 – David di Donatello

Candidatura alla migliore attrice protagonista a Micaela Ramazzotti

Candidatura alla migliore canzone originale (Gli anni più belli) di Claudio Baglioni


 
 
 

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