Gli uomini d’oro (2019)
- michemar

- 4 dic 2021
- Tempo di lettura: 2 min

Gli uomini d’oro
Italia 2019 thriller 1h50’
Regia: Vincenzo Alfieri
Sceneggiatura: Vincenzo Alfieri, Alessandro Aronadio, Renato Sannio, Giuseppe Stasi
Fotografia: Davide Manca
Montaggio: Vincenzo Alfieri
Musiche: Francesco Cerasi
Scenografia: Ettore Guerrieri
Costumi: Patrizia Mazzon
Fabio De Luigi: Alvise Zago
Edoardo Leo: il Lupo
Giampaolo Morelli: Luigi Meroni
Giuseppe Ragone: Luciano Bodini
Mariela Garriga: Gina
Matilde Gioli: Anna
Susy Laude: Bruna
Gianmarco Tognazzi: Boutique
Guglielmo Poggi: Molino
Sergio Pierattini: agente Girolami
TRAMA: Nella Torino del 1996, Luigi è un impiegato delle poste che si vede sfumare davanti agli occhi l'agognata pensione anticipata a causa della riforma Dini. Decide quindi di vendicarsi e organizzare con un amico ed un collega una rapina al furgone portavalori che ha guidato per tutti quegli anni; ma l'ingresso di alcuni criminali nel piano complica le cose.
Voto 6

Ispirato ad una storia vera e rifacendosi ad un vecchio film del 1965 di Marco Vicario (7 uomini d’oro), questa seconda regia di Vincenzo Alfieri (che recentemente ha firmato l’interessante Ai confini del male) divide la trama in tre capitoli: Il playboy, Il cacciatore, Il lupo.

È un’opera anomala nel nostro panorama, dovendo unire la commedia d’azione, specialità non proprio di casa in Italia, e il filone delle rapine, ormai comunemente denominato heist movie. Siamo negli anni ’90, quando i dipendenti statali subirono lo stop al prepensionamento e molti di loro facevano già progetti per l’immediato futuro. Succede allora che il protagonista, spinto dalla necessità di immediato denaro, accetta con terrore e titubanza l’idea da parte di alcuni piccoli delinquenti di fare il colpo del secolo: una rapina colossale alle Poste Italiane dove appunto è impiegato.

Si oscilla appunto tra la commedia e il dramma personale del protagonista, tra il noir e i problemi familiari e finanziari, mentre gli attori, molto noti al pubblico, se la cavano discretamente: Fabio De Luigi è sempre nei panni del solito personaggio indeciso di tutti gli altri suoi film e inevitabilmente non lo si riesce a prendere sul serio; Edoardo Leo lo trovo in questo contesto piuttosto un pesce fuor d’acqua, mentre l’eclettico Giampaolo Morelli sembra più a suo agio. Intorno personaggi molto particolari che colorano di anomalo lo sviluppo. Loro tre sono gli uomini d’oro, o che perlomeno aspirano ad esserlo.

A me ha ricordato immediatamente un altro film che vi ho già presentato, il francese 11.6 con François Cluzet, opera però che ha un’altra stoffa, molto meglio riuscito perché ben radicato nel genere del cinema transalpino. Comunque, il regista riesce a dare un buon ritmo alla trama mettendo il film su binari accettabili, pur senza entusiasmare.






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