Gloria Bell (2018)
- michemar

- 12 mar 2019
- Tempo di lettura: 7 min
Aggiornamento: 17 ago 2020

Gloria Bell
Cile/USA 2018 dramma 1h42'
Regia: Sebastián Lelio
Sceneggiatura: Alice Johnson Boher, Sebastián Lelio
Fotografia: Natasha Braier
Montaggio: Soledad Salfate
Musiche: Matthew Herbert
Scenografia: Shannon Walsh
Costumi: Stacey Battat
Julianne Moore: Gloria
John Turturro: Arnold
Michael Cera: Peter
Caren Pistorius: Anne
Brad Garrett: Dustin Mason
Holland Taylor: Hillary
Jeanne Tripplehorn: Fiona
Rita Wilson: Vicky
Barbara Sukowa: Melinda
Alanna Ubach: Veronica
Sean Astin: Jeremy
Cassi Thomson: Virginia
TRAMA: Gloria è una cinquantenne dallo spirito libero. Sebbene sia una donna sola, riesce a sfruttare al meglio la sua situazione e riempie le sue notti cercando amore nei club di ballo per adulti single di Los Angeles. La sua fragile felicità cambia il giorno in cui incontra Arnold. La loro intensa passione la fa vacillare tra speranza e disperazione finché Gloria non scopre una nuova forza in lei e realizza di poter, sorprendentemente, brillare più che mai.
Voto 7

Il bravo regista cileno Sebastián Lelio rifà all’americana e passo passo rispetto all’originale Gloria (recensione) il personaggio femminile che gli aveva portato fortuna e che lo aveva fatto conoscere a tutto il mondo e mette in primo piano un’attrice che non delude mai: Julianne Moore, bravissima e sempre sullo schermo dal primo all’ultimo istante del film. Una mattatrice. E salta subito all’attenzione la particolarità che lo ri-gira inquadratura per inquadratura, perfino con un copia-incolla della sceneggiatura e nei minimi dettagli dei dialoghi, se si eccettua qualche minima differenza in qualche frangente (la mamma che la aiuta invece della domestica, le canzoni cantate in compagnia in casa ovviamente non sudamericane). Quasi tutte le frasi sono proprie identiche. Un’operazione tanti simile a quella di un suo collega ben più premiato e apprezzato, il maestro Michael Haneke, il quale raddoppiò la stesura e il filmato dell’agghiacciante Funny Games, prima prodotto in Austria (1997) e poi negli USA (2007). Oltre a ciò, noto tra i due registi il medesimo passaggio da attrici non proprio attraenti (chiaro eufemismo) a colleghe molto più belle, in pratica dalle bruttine stagionate come Susanne Lothar e Paulina García (allora premiata con l’Orso d’Argento a Berlino nel 2013) alle seducenti Naomi Watts e Julianne Moore.

In realtà Sebastián Lelio aveva già debuttato nel suo “estero” avendo firmato un bellissimo e coraggioso film, Disobendience, puntando ancora una volta la sua attenzione sul mondo femminile e i suoi molteplici problemi esistenziali, mostrandoci una bella storia d’amore tra due donne in un ambiente, quello ebraico della Londra dei nostri giorni, non certo favorevole ad accogliere una relazione non tradizionale, almeno secondo il costume tradizionalistico.
Rieccoci allora con il centro di gravità narrativa che gira attorno ad una donna, la bella e attraente cinquantenne, divorziata da una dozzina d’anni, di nome (infatti) Gloria. Gloria Bell che balla da sola: nella vita, negli amati nightclub, con o senza un bicchiere di buon alcolico. Lei intanto balla di spalle, non curandosi né degli altri danzatori né di noi spettatori, al massimo accettando, mentre si gira in favore di camera, lo sguardo tra il rapace e il malinconico di un uomo maturo che la inviterà ad avvicinarsi. Lui è Arnold, un’altra anima sola, con la differenza che Gloria è una donna realizzata e fieramente sola, che rincorre due figli non molto realizzati, indecisi uno tra moglie lasciata andar via e un neonato da accudire e l’altra con una fresca gravidanza generata da un’amicizia con un surfista norvegese che raggiungerà; Arnold è un uomo di scarsa personalità, continuamente rincorso per soldi e per necessità banalmente quotidiane dalla ex moglie e dalle due figlie grassocce. Lei è sicura, lui dà continuamente l’idea di essere un imbranato nato. Due persone molto differenti che si avvicinano perché bisognose di affetto e perché no di sesso. Una ha il carattere forte e quando intuisce che non gira bene in coppia sa capire che è il momento di rifare immediatamente le valigie e reimmergersi nella sua vita dinamica di professionista. L’amore e il sesso vanno bene ma solo fino a quando non ci sono barriere, soprattutto psicologiche. L’altro non è mai maturato nonostante l’età, troppo dipendente dai bisogni della sua ex famiglia. Una situazione difficile da gestire, per lo meno per Gloria, ché la sua indipendenza se l’è guadagnata sul campo, combattendo la solitudine e rilassandosi cantando in auto i successi degli anni ‘70/’80 o godendoseli con il ballo, a suon di Bonnie Tyler (Total Eclipse of the Heart), Paul McCartney (No More Lonely Nights: ah, che titolo adatto a lei!!!), Gilbert O'Sullivan (Alone Again, Naturally) e l’immancabile Gloria, stavolta preferita nel simile finale contata da Laura Branigan e non dal nostro Umberto Tozzi, come nell’originale.

Se Arnold è inconsistente, Gloria è una Donna, piena e luminosa, che accetta la sua vita così com’è anche se un velo leggerissimo appanna il suo sguardo e il suo sorriso splendente, che tra l’altro è una delle più belle caratteristiche di Julianne Moore: un velo chiamato “sono solo io”. E quindi “io ballo da sola”, e mi sta bene ugualmente! E quando la vediamo ancora una volta nuda, nuda davanti a noi e davanti a se stessa, il suo abbandono è sinonimo di tristezza, che lei è capace di superare con un tranquillante per dormire o con un bicchiere di whisky o mettendo sul piatto un bel disco di successo adatto a far dondolare il corpo e da cantare a squarciagola, mentre nella sua casa entra ed esce ancora una volta quel gatto egiziano senza pelo che lei non vuole e che alla fine accetterà, come premio di consolazione. Se vogliamo, è anche una indagine sociologica della differenza tra le due Gloria di due emisferi diversi: la donna cilena, che vive in tutt’altro contesto, è più malinconica, il suo modo di vivere è chiaramente rapportato ad un ambiente meno abbiente, meno luccicante, più modesto, perfino più provinciale, dove la sua resa finale è più mesta dell’altra; la Gloria americana è sfolgorante, vive in una città e in un Paese con tante possibilità, viaggia in aereo, si reca con il suo amico Arnold a Las Vegas (!) prendendo alloggio in un lussuoso hotel-casinò. Son due donne diverse afflitte dai medesimi bisogni intellettuali e affettivi, ma che secondo il regista - che ha avuto la protezione produttiva in entrambi i casi dal suo connazionale regista che ben conosciamo, Pablo Larraín – si realizzano da sole, perché quelle relazioni che incrociano nella vita lo sanno immediatamente che non si materializzeranno oltre qualche notte di sesso e qualche passatempo consumati assieme. Sono momentanee fughe dalla realtà.

Julianne Moore è, ancora una volta, “una donna fantastica”, un’attrice che ha il potere di adattarsi al film proprio quando è il film stesso ad adattarsi al suo corpo, al suo sorriso, al suo modo personalissimo di recitare. È un’artista che sa stare al centro dello schermo, che attira tutta l’attenzione e tira la volata per tutti i 102 minuti. Superlativa! Dal canto suo John Turturro – che reincontra la partner dopo il lontano film evento Il grande Lebowski (1998) dei fratelli Coen (confesso che non so se si siano incrociati altre volte) – è un perfetto contraltare alla protagonista, un ruolo a lui molto congeniale, penso uno dei ruoli a lui più riusciti. Una ottima coppia per un bel film.

Il perché il regista ha rifatto il film ce lo spiega lui stesso: “Spesso mi viene chiesto perché ho voluto rigirare lo stesso film. Potrei per ore spiegare le diverse ragioni che stanno dietro al progetto. In verità, esiste una sola risposta, molto semplice: la mia ammirazione per Julianne Moore, colei che ha voluto a tutti i costi il remake americano. Ho incontrato Julianne un giorno d'estate del 2015 a Parigi. Mi era stato detto che amava Gloria ma mai avrei pensato che avrebbe voluto rifarlo. Stavo per cominciare a lavorare su due nuovi film e la possibilità di un riadattamento era lontana dai miei pensieri. La conversazione con Julianne è stata però magica: mi ha colpito la sua passione per il personaggio e la storia di Gloria. Prima di salutarci, mi ha detto che avrebbe voluto interpretarla solo se fossi stato io a dirigerla. Ho immediatamente risposto che avrei diretto un remake solo se avesse interpretato lei la protagonista. Ho avuto così la possibilità di rimettere mano ai miei stessi materiali, di trovare nuova ispirazione e di vedere rinascere il soggetto: per me è stato molto eccitante, rivitalizzante e stimolante, poter lavorare con attori fantastici come la Moore o John Turturro.
Gloria Bell è come la cover di una melodia che abbiamo creato in passato, suonata ex novo in un momento diverso dall'originale, in un nuovo contesto e con una nuova band. Ho cercato di non snaturare il dna del film originale ma allo stesso tempo ho cercato nuovi toni, nuove vibrazioni e nuove scintille. L'ho fatto come atto di libertà, prendendomi il rischio di sfidare artisticamente me stesso. Gloria Bell è venuto dopo altri due film, ‘Una donna fantastica’ e ‘Disobedience’, che in termini di stile, fotografia e musica hanno sicuramente influito.”

(sul set con il regista)
In sintesi, credo che stavolta a Sebastián Lelio sia anche riuscito molto meglio questo “auto remake”, pur rimanendo lontano da quell’altro formidabile e risoluto personaggio femminile che lo aveva portato all’Oscar quale miglior film straniero lo scorso anno, appunto il bellissimo Una donna fantastica (recensione). È ancora quindi l’introspezione della figura e del mondo femminile che tanto attira nei suoi soggetti preferiti il regista cileno, che sa trattare bene la materia, che sa capire l’animo della donna presa in esame. Non è certo facile per un uomo affrontare questi argomenti ma ormai Lelio si sta specializzando e lo fa con delicatezza e molto senso umano e tanta mano leggera.
Ci si poteva attendere di meglio? Non so, di certo ritengo che sia un film che piacerà alle donne, perché Gloria è una donna matura che cerca, non forzatamente, una sponda maschile nella sua vita dedita solo al lavoro. Tra la bella colonna sonora e le serate nei locali dove si balla è un festival musicale anni ’80, con tanti successi e tante belle canzoni che rinverdiscono i ricordi, Earth, Wind & Fire e Paul McCartney su tutti.
Giudizio complessivo più che sufficiente, ma lontani dalla straordinaria Marina della donna fantastica.






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