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Good Morning, Vietnam (1987)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 24 mar 2023
  • Tempo di lettura: 3 min

Aggiornamento: 15 mag 2023


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Good Morning, Vietnam

USA 1987 dramma biografico 2h1’


Regia: Barry Levinson

Soggetto: Adrian Cronauer

Sceneggiatura: Mitch Markowitz

Fotografia: Peter Sova

Montaggio: Stu Linder

Musiche: Alex North

Scenografia: Roy Walker

Costumi: Keith Denny


Robin Williams: Adrian Cronauer

Forest Whitaker: Edward Garlick

Tung Thanh Tran: Tuan

Chintara Sukapatana: Trinh

Bruno Kirby: tenente Steven Hauk

Robert Wuhl: Marty Lee Dreiwitz

J.T. Walsh: sergente maggiore Dickerson

Noble Willingham: generale Taylor

Richard Edson: soldato Abersold

Juney Smith: Phil McPherson

Richard Portnow: Dan Levitan

Floyd Vivino: Eddie Kirk

Cu Ba Nguyen: Jimmy Wah


TRAMA: Nel 1965, un DJ di nome Adrian Cronauer arriva in Vietnam per lavorare alla radio dell’esercito USA ma i suoi modi non convenzionali e irriverenti creano troppo scompiglio nel comando.


Voto 7

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Ci sono film in cui l’attore protagonista fa parte integrante dell’opera che il regista vuole portare a termine e ci sono altri casi in cui l’attore prende in mano film e ne fa una cosa tutta sua, lasciando un’impronta personale che va oltre le iniziali intenzioni dell’autore. Ciò che lo spettatore non sa quasi mai è se ciò accade e quando accade. Con un attore come Robin Williams è facile che succeda ma anche qui bisogna vedere quando. È facilmente immaginabile che quando un regista qualsiasi decide di impiegare un attore come questo campione dell’umorismo e dalla battuta facile - quello che oggi viene definito comico da stand-up – capace di intrattenere per diversi minuti lo spettatore con monologhi annichilenti e facendolo ridere, dalla simpatia trascinante, i casi sono due: o gli consegni una sceneggiatura ferrea che va rispettata oppure gli dai un canovaccio e gli lasci la libertà necessaria per farlo esprimere al suo meglio.

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Cosa sarà successo prima e durante sul set del film di Barry Levinson non lo so ma una cosa è certa: avrà lasciato molto campo a Robin Williams, il quale non si faceva mai trovare impreparato ad un compito come questo. Si ha, piuttosto, l’impressione che il regista gli abbia affidato un copione ben preciso ma anche la facoltà di esprimersi al meglio, perché ciò che si respira nel film è che è probabilmente il miglior lavoro dell’attore sullo schermo, il quale ha saputo usare la sceneggiatura di Mitch Markowitz (che a sua volta si è ispirato alle confidenze del reale Cronauer) come punto di partenza per molti monologhi e poi ha lasciato che il comico improvvisasse. Si racconta, infatti, che poi il regista ha messo insieme le parti migliori di molte riprese per creare sequenze che sono innegabilmente abbaglianti e divertenti. Insomma, pane per i denti di Robin Williams, che in questo film è fantasticamente scatenato.

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Se Levinson attornia il protagonista con molti caratteristi che girano armonicamente sulla sua traiettoria affinché il tutto funzioni (tra cui un giovane, futuro grande interprete, Forest Whitaker), d’altra parte nulla ci vien detto sul passato dell’uomo, da dove viene, cosa ha fatto prima della guerra, se è mai stato sposato, quali sono i suoi sogni, di cosa ha paura: non ci sono assolutamente informazioni biografiche su questo personaggio. L’aspetto rilevante del film, però, non è ciò che dice e come lo dice, disobbedendo agli ordini dei superiori, ma piuttosto come il personaggio subisca un notevole cambiamento mentale dall’inizio della storia rispetto alle fasi finali. Perché cose importanti accadono e cambia il film che pareva inizialmente una semplice commedia. Per fare impressione su una ragazza locale, che gli piace tanto, si mette ad insegnare la lingua inglese, assiste spaventato ad un attentato terroristico che uccide molte passanti, viene cacciato dalla radio, rimane stupito di quanto i soldati che incrocia lo ammirino e guardandoli negli occhi inizia a prendersi in modo più serio. Alla fine, Cronauer si è trasformato in un uomo migliore, più profondo, più saggio di quanto non fosse all'inizio. Il film è diventato la storia della sua crescita morale. La guerra gli ha cancellato il sorriso dal viso, il suo umorismo è diventato uno strumento umanitario, non semplicemente un modo per farlo parlare e farsi ascoltare. A poco a poco ha scoperto il vero volto della guerra, quello che non appare mai alla radio.

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Chi si avvicinava a questo film pensava erroneamente che fosse una commedia e forse lo era, ma alla fine ci si rende conto quanto il tema fosse serio. Era il momento della Hollywood che parlava di Vietnam, della guerra impossibile da vincere mentre decine e decine di migliaia di giovani tornavano in patria nei sacchi di plastica e lo si poteva fare o con drammi militari come il bellissimo Platoon o come M.A.S.H., oppure così, con un grandissimo Robin Williams scatenatissimo, bravissimo, emozionante, tragico, travolgente.

Uomo che ci ha lasciato senza ridere, drammaticamente.

Goooooooooood Morniiiiiiiiiing, VIETNAAAAAAAAAAAAM!

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Riconoscimenti

Premio Oscar 1988

Candidatura miglior attore protagonista a Robin Williams

Golden Globe 1988

Miglior attore in un film commedia o musicale a Robin Williams

Premio BAFTA 1989

Candidatura miglior attore protagonista a Robin Williams

Candidatura miglior sonoro


 
 
 

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