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Grandi bugie tra amici (2019)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 25 ott 2020
  • Tempo di lettura: 3 min

Aggiornamento: 13 nov 2020


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Grandi bugie tra amici

(Nous finirons ensemble) Francia/Belgio 2019 commedia 2h14’

Regia: Guillaume Canet

Sceneggiatura: Guillaume Canet, Rodolphe Lauga

Fotografia: Christophe Offenstein

Montaggio: Hervé de Luze

Scenografia: Philippe Chiffre

Costumi: Joana Georges Rossi

François Cluzet: Max

Marion Cotillard: Marie

Benoît Magimel: Vincent

Gilles Lellouche: Eric

Laurent Lafitte: Antoine

Valérie Bonneton: Véro

Pascale Arbillot: Isabelle

Clémentine Baert : Sabine

José Garcia: Alain

Jean Dujardin: Ludo

TRAMA: Un gruppo di amici che da tempo non si vedono si ritrovano in occasione della festa di compleanno a sorpresa organizzata per Max. Non tutto però andrà per il verso giusto: le piccole bugie saranno sempre in agguato e i rapporti ne risentiranno.

Voto 7


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Guillaume Canet ci riprova, torna nell’argomento, anzi torna a riunire il gruppo di amici che gli avevano portato fortuna nel non eccezionale Piccole bugie tra amici (recensione). Intanto la distribuzione italiana ci mette lo zampino trattandoci come al solito da bambini che hanno bisogno di essere collegati al film precedente e quindi cambia totalmente il titolo originale, che ha quella malinconia tipicamente francese (Finiremo assieme) che invece indica molto di più. Quindi - ci viene detto dall’”aiutino” - siamo davanti al sequel (e chissà perché prima le bugie erano piccole e stavolta grandi…), dove lì si erano riuniti per passare una vacanza e a furia di confidarsi cose un po’ sincere e tante bugie, i protagonisti avevano litigato, come spesso succede tra amici. Qui, qualche anno dopo (ma a distanza di ben nove anni dal film, Canet ci ha messo del tempo a partorirlo), nel medesimo luogo marino, Cap Ferret, su quel cordone che separa l'Oceano Atlantico dal bacino di Arcachon, nel grandissimo Golfo di Biscaglia, la riunione si ripete ma in maniera differente. Il padrone di casa, Max, viene raggiunto a sorpresa dalla comitiva che vuole festeggiarlo in occasione del suo compleanno, i suoi 60 anni. Ovviamente è assente Ludo, il loro amicone morto in coincidenza dell’incontro precedente, il cui ricordo non li abbandona mai.


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Col carattere che si ritrova, Max in primo momento non gradisce l’inaspettato arrivo dei compagni di una vita, perché era scappato in quella casa, pur se in tempi invernali, per stare un po’ da solo e ritrovare pace e solitudine. Fatti accomodare malvolentieri, a cominciare da Eric, con il quale precedentemente aveva litigato in maniera furiosa, con una lacerazione mai risolta, l’armonia (o quasi) riprende lentamente e si ripetono, come l’altra volta, i riti dei pasti agitati da mille discussioni, le gite nel mare dove ogni volta c’è un problema, e così via. Quando non si è in pochi non è facile gestire caratteri, movimenti e convivenza. Nonostante l’amicizia e il cameratismo fraterno che regnano, Max è sempre nervoso e irritato e la coabitazione non è facile.


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Il film è, a mio parere, senz’altro migliore del precedente (che non ho stimato molto), forse perché Canet ne ha scritto meglio e i personaggi li ha saputi descrivere più maturi. Sulla bravura del gruppo non si può discutere: François Cluzet è un campione nella recitazione, Marion Cotillard potrebbe fare a meno di parlare tanto si sa esprimere con le espressioni e la sua bellezza sparsa a piene mani, Gilles Lellouche è sempre, oltre una sicurezza sul set, il solito simpaticone che vorresti avere come compagno di strada, e poi i bravi Benoît Magimel e Laurent Lafitte, e così tutti gli altri. Guillaume Canet li conosce a memoria e sa gestirli perfettamente, ma il problema della lunghezza non lo risolve: supera sempre ampiamente le due ore di film e non c’è nulla che lo possa giustificare. Una commedia, anche se seria e contaminata dal dramma, non può e non deve durare così tanto, altrimenti va a finire che ci sentiamo anche noi parte della comitiva.

Nel complesso pare un film riuscito, meglio sicuramente delle piccole bugie.



 
 
 

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