Greta (2018)
- michemar

- 31 ago 2022
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 25 mag 2023

Greta
Irlanda/USA 2018 thriller 1h38’
Regia: Neil Jordan
Sceneggiatura: Ray Wright, Neil Jordan
Fotografia: Seamus McGarvey
Montaggio: Nick Emerson
Musiche: Javier Navarrete
Scenografia: Anna Rackard
Costumi: Joan Bergin
Isabelle Huppert: Greta Hideg
Chloë Grace Moretz: Frances McCullen
Maika Monroe: Erica Penn
Colm Feore: Chris McCullen
Stephen Rea: Brian Cody
Zawe Ashton: Alexa Hammond
TRAMA: Frances, una giovane donna di New York in difficoltà dopo la morte della madre, stringe una morbosa amicizia con la solitaria vedova Greta. Le due iniziano un'assidua frequentazione ma le intenzioni della donna si rivelano essere alquanto inquietanti.
Voto 6

Che dire, è normale che se una persona trova abbandonata nella metro una bellissima borsa firmata, dopo aver frugato dentro e trovato il documento di identità con l’indirizzo, la porti alla legittima proprietaria! È proprio quello che fa Frances, (Chloë Grace Moretz), una newyorkese single che condivide un bell’appartamento con la sua ricca amica Erica (Maika Monroe), che tra un turno e l’altro del suo lavoro di cameriera in un ristorante di lusso di Manhattan trova anche il tempo di recarsi alla casa della donna distratta, che è una certa Greta Hideg (Isabelle Huppert), donna che vive sola e che accoglie la ragazza con grande ospitalità.

Anzi troppa, a dir la verità. Ma siccome la giovane ha perso da poco la madre, trova piacevole un incontro che dà la compagnia di una persona matura. Tanto da far ingelosire e insospettire tale comportamento da parte della sua coinquilina. Ben presto, però, certi particolari inquietanti svegliano l’attenzione di Frances, che comincia, troppo lentamente, a intuire che qualcosa non quadra in quella casa e nelle attenzioni che Greta le rivolge.

A questo punto il film assume quella veste tipica dei thriller degli anni ’80 e ’90, in cui la brava persona che domina la storia comincia a diventare minacciosa pur con atteggiamenti protettivi. Solo due anni prima Isabelle Huppert aveva fatto centro con Elle di Paul Verhoeven, con un personaggio misterioso e dall’atteggiamento spesso equivoco: eccola che si ripete nei confronti del viso rotondo e tranquillo da eterna fanciulla di Chloë Grace Moretz, la cui Frances non capisce subito in quale tranello sta cadendo.

Nei Jordan non è che pratichi spesso il genere giallo, ma ama le trame complicate, e forse lo si può anche notare, il film comunque inquieta il giusto e riesce a intrattenere anche se alcune sequenze sono intuibili e prevedibili. Ciò che allarma e dà la dose esatta dell’atmosfera da thriller dipende molto dalle enormi capacità di Isabelle Huppert di dipingere sul suo volto il mistero e la cattiveria necessaria, ben nascosti dalle espressioni bonarie e dalle frasi accattivanti che nulla di buono possono promettere. Di norma e come da prassi, quando l’ostaggio si accorge della trappola il tempo comincia a stringere e a questo punto il regista imprime la tensione necessaria e il ritmo aumenta.

Oltre a questo trio di donne, ritroviamo un’antica conoscenza del regista, che risale addirittura al 1982, Stephen Rea, con cui ha girato ben 11 film, tra cui il bellissimo La moglie del soldato (1992). Ma è un ruolo alquanto secondario, essendo il film principalmente centrato sulla presenza femminile. Come dice il regista: “Sono stato conquistato dalla sceneggiatura scritta da Ray Wright, che in precedenza aveva contribuito a rielaborare ‘La città verrà distrutta all'alba’, il classico di George A. Romero. Il motivo del fascino risiede nel fatto che è quasi interamente incentrata su tre donne. Racconta in poche parole la relazione tra una donna più giovane che ha da poco perso la madre e una più matura, una vedova. Affrontando temi come la perdita, il dolore e la solitudine, descrive quindi l'amicizia insolita tra una giovane contemporanea, moderna e lungimirante, e un'anziana che vive come sospesa nel tempo. A prima vista, si può pensare che sia una storia tenera ma a poco a poco emergono i segni sempre più inquietanti del disagio di una delle due. Ogni amicizia si basa su una sorta di promessa fatta di condivisione reciproca delle proprie esistenze. Se i piccoli gesti alla base vengono usati in maniera malvagia, l'amicizia si trasforma in qualcosa di terrificante o in possesso.”
È la perfetta fotografia del film.

Spesso le storie di possesso hanno per protagonisti un uomo e una donna, ma stavolta invece, il film ha al centro due donne di cui una ossessionata dall'altra e nella vicenda, nessun uomo ha un ruolo rilevante. La protagonista è affascinata dalla bellezza, giovinezza e innocenza della ragazza: a prima vista, il loro sembra un normalissimo rapporto madre-figlia ma pian pino emerge qualcosa di molto ambiguo che non può essere definito esattamente. Tanto più che la terribile Greta non è la prima volta che si comporta così!






Commenti