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Greyhound - Il nemico invisibile (2020)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 17 mag 2023
  • Tempo di lettura: 5 min

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Greyhound - Il nemico invisibile

(Greyhound) USA/Canada/Cina 2020 guerra 1h31’


Regia: Aaron Schneider

Soggetto: C.S. Forester (romanzo)

Sceneggiatura: Tom Hanks

Fotografia: Shelly Johnson

Montaggio: Mark Czyzewski, Sidney Wolinsky

Musiche: Blake Neely

Scenografia: David Crank

Costumi: Julie Weiss


Tom Hanks: comandante Ernest Krause

Stephen Graham: Charlie Cole

Rob Morgan: George Cleveland

Elisabeth Shue: Eva Krause

Manuel Garcia-Rulfo: Melvin Lopez

Karl Glusman: Red Eppstein

Grayson Russell: segnalatore

Devin Druid: Homer Wallace

Rob Morgan: Cleveland


TRAMA: All'inizio della Seconda Guerra Mondiale, un capitano della Marina degli Stati Uniti, al debutto in una missione difficile, deve guidare un convoglio alleato nell’Oceano Atlantico inseguito dai sottomarini nazisti.


Voto 6

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Basato sul romanzo The Good Shepherd (Il buon pastore) di C.S. Forester, è l'emozionante storia di un convoglio alleato composto da 37 navi che attraversò il Nord Atlantico con direzione Inghilterra durante i primi giorni del coinvolgimento nella guerra da parte degli Stati Uniti d'America nel 1942. Navigazione piena di difficoltà per via della presenza dei numerosi sottomarini nemici, i fatidici ed efficienti U-Boot tedeschi soprannominati “lupi”. Nel film il comandante del cacciatorpediniere che è alla guida del convoglio è Ernest Krause (Tom Hanks), alla sua prima traversata atlantica e con nessuna esperienza sulle spalle. Il film, prodotto e sceneggiato dall’attore, quindi in prima fila per la riuscita non solo dell’impresa militare ma anche artistica, si concentra sulla sua responsabilità di comando mentre combatte il freddo, la notte implacabile, il mare brutale e la sua profonda stanchezza mentre cerca di evitare i sottomarini che attaccano in un gioco mortale tra il gatto e il topo.

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Non è un preciso evento storico, perlomeno per come è stato raccontato dal romanzo da cui è tratto il film, ma trae ispirazione da incidenti reali che sono accaduti davvero nel mare tra USA e Europa durante la guerra. Giorni terribili raccontati con precisione e accuratezza sia all’interno della vita di bordo che all’esterno durante gli scontri avvenuti tra la nave del protagonista, il cacciatorpediniere USS Keeling (nome in codice Greyhound, levriero, da cui il titolo) e i sottomarini nazisti. Da un lato una sorta di kammerspiel negli stretti spazi di una nave da guerra e dall’altro la vastità dell’aria aperta oceanica. Contrapposti ma (col)legati dal fatto di essere in alto mare in pieno oceano e quindi separati dal mondo e dalle persone, con gli unici contatti tra i forzati conviventi-commilitoni e tra loro ed il resto del convoglio tramite i messaggi radio che si trasmettevano per necessità.

Non è una grande produzione con mezzi cospicui per realizzare un colossal di mare, piuttosto un piccolo film compiuto con strumenti analogici all’interno della nave e computer graphic per gli esterni, con una fotografia in cui predomina in maniera assoluta il grigio metallo del mare notturno ma anche diurno, stante costantemente tempo di burrasca e mare grosso (mai, neanche per un attimo, un raggio di sole) e il colore delle imbarcazioni corazzate che solcano le onde. Quasi un b-movie ma nobilitato dalla importante presenza artistica e tecnica di Tom Hanks, il quale da tempo ormai ha assunto in maniera definitiva le vesti dell’attore simbolo dell’America tradizionale, retorica e sana che ha animato per un secolo il cinema mondiale. È l’Henry Fonda o il James Stewart dei nostri tempi, l’uomo buono per ogni stagione, la faccia non cattiva anche quando si mette a fare il comandante dal piglio severo. Il suo comandante Ernest Krause è un tipo religioso (una preghiera per ogni occasione), ligio, desideroso di sposare la sua fidanzata Eva (Elisabeth Shue, giusto un cameo), pieno di entusiasmo nell’affrontare il battesimo del mare in una più che difficile operazione: scortare, assieme ai cacciatorpedinieri britannici HMS James (detto Harry) e HMS Victor (detto Eagle) e la canadese HMCS Dodge (in codice Dickie), una carovana di navi mercantili che devono attraversare il Nord Atlantico per giungere alle coste britanniche.

Il problema è riuscire nell’impresa a sfuggire ai sommergibili nazisti nel tratto mediano dell’oceano, dopo aver abbandonato la scorta aerea che li ha protetti sino ad un certo punto e in attesa di giungere nella zona di mare sotto lo spazio aereo dove i velivoli europei li possono scortare fino a Derry, UK. In mezzo l’inferno degli attacchi degli U-Boot. Il comandante Ernest Krause è così teso che non dormirà mai, non mangerà alcun cibo seppur affettuosamente servito dal cuoco Cleveland se non qualche sorso di caffè, sempre all’erta dal primo all’ultimo istante, soprattutto quando le navi si troveranno nel black pit, la fossa nera marittima tra le due protezioni aeree. Sin dal primo attacco subìto con i siluri dei sottomarini si scopre l’estrema abilità di Krause a far deviare imperiosamente e istantaneamente il tragitto della nave per evitare di essere colpiti, comandi immediati e tempestivi, con la collaborazione del suo secondo Charlie Cole (sempre bravo Stephen Graham) e di tutto l’equipaggio, che lo guardano ammirati dell’abilità del loro capitano ma preoccupati dalla sua inesperienza, che si rivela, per loro fortuna, assolutamente infondata: un comandante efficiente e preparato, che sa prendere sempre la decisione giusta.

Tom Hanks si scrive da sé il copione e riempie con il suo faccione anche i momenti di pausa e le incertezze di un film che forse pretendeva di più ma che si ferma alla sufficienza, anche perché il regista Aaron Schneider è un egregio sconosciuto, specialmente da questa parte dell’oceano. Con buoni dettagli e una sceneggiatura basata essenzialmente sul cliché militare di marina e sul più classico linguaggio di bordo (ma dove se le è studiate le frasi?), la parte del leone spetta al montaggio a cui tocca dare ritmo intenso alla trama e allo svolgersi delle battaglie: è di qui che viene per la maggior parte l’atmosfera ansiogena dei minuti che passano e delle ore che mancano affinché il convoglio possa giungere con perdite limitate sotto l’ala protettiva degli aerei alleati. Tolti i pochi minuti iniziali dei saluti tra i due promessi sposi, tutto il film si svolge in acqua (quella degli effetti speciali) e nella plancia di comando dove il protagonista segue con apprensione i rilevamenti dell’addetto al sonar, che scandaglia l’avvicinarsi dei nemici sott’acqua: bip… bip… bip…: più si intensificano, più sale la tensione, più sottomarini si avvicinano. Intanto, le acque grigie (grey in inglese, come la prima parte del titolo) che con onde potenti sferzano gli oblò ghiacciati dal gelo mostrano la preoccupante mortale scia bianca dei siluri in arrivo, che passano a pochi centimetri dall’imbarcazione guida e vengono evitati soltanto per la tempestività e la precisione degli ordini urlati dal comandante. E mancano sempre tante ore per uscire da quella maledetta zona scoperta.

Non c’è un adeguato sviluppo dei personaggi, se non per il protagonista per il quale Tom Hanks ha cercato di esibire un carattere da piccolo eroe, giustamente riservato, che mantiene le distanze dai collaboratori che alla fine resteranno conquistati dalla sua freddezza e abilità, nonostante la risaputa inesperienza, tanto da ricevere, nel finale, le congratulazioni dei suoi superiori. Finale in cui risuona, ancora una volta in questo genere di cinema americano, la più classica retorica possibile, degna dei film di uno dei mentori di Hanks, Steven Spielberg.


Tutto ciò vuol dire che, come attore, ha esibito il suo solito e riconosciuto patrimonio recitativo che ben conosciamo: anzi, viene spontaneo pensare che lui è il più adatto a dare tranquillità e sicurezza nei momenti difficili e, se si è rimesso la divisa militare dopo tanti anni dal salvataggio dello sconosciuto soldato Ryan e al comando di una nave come il Captain Phillips, siamo sicuri che egli ne verrà fuori ancora una volta, con lo sguardo che guarda lontano. Il film non è un originale Apple, perché come molti altri titoli di quella stagione ha dovuto ripiegare dalla prevista uscita in sala su quella direttamente in streaming sulla piattaforma, a causa dell’emergenza sanitaria del virus, che tra l’altro proprio Hanks contrasse e per il quale donò il suo plasma per la ricerca scientifica: è o non è un eroe reale anche nella vita quotidiana?


 
 
 

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