Hachiko - Il tuo migliore amico (2009)
- michemar

- 1 gen 2023
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 29 mag 2023

Hachiko - Il tuo migliore amico
(Hachi: A Dog's Tale) UK/USA 2009 dramma 1h33’
Regia: Lasse Hallström
Soggetto: Hachiko monogatari (film)
Sceneggiatura: Stephen P. Lindsey
Fotografia: Ron Fortunato
Montaggio: Kristina Boden
Musiche: Jan A.P. Kaczmarek
Scenografia: Chad Detwiller
Costumi: Deborah Newhall
Richard Gere: Parker Wilson
Joan Allen: Kate Wilson
Sarah Roemer: Andy Wilson
Cary-Hiroyuki Tagawa: Ken
Jason Alexander: Carl
Erick Avari: Shabir
Davenia McFadden: Mary Anne
Robbie Sublett: Michael
Kevin DeCoste: Ronnie
TRAMA: Haki è un cane di razza akita e ogni giorno accompagna il suo padrone, il professor Parker Wilson, alla stazione e lo aspetta al suo ritorno per dargli il benvenuto. Un giorno però questa routine viene interrotta. Tutto quello che accade da quel momento in poi ha dello straordinario, come straordinaria è la dedizione di Haki.
Voto 6

Non è un mistero né una novità: il cinema di Lasse Hallström è un’arte facile, alla portata di tutti, buono per ogni stagione. Storie semplici dense di sentimenti comodi, nel senso che con poco sforzo si punta sull’emotività di una parte dei potenziali spettatori, che cedono (a volte volentieri?) ai buoni impulsi e si commuove. Se poi ci si aggiunge un animale fedele che è l’emblema della lealtà e soprattutto della dedizione, che è il cane, animale domestico per eccellenza assieme al gatto, vincere la scommessa diventa facile. Il problema è che si rischia, come in questo caso, certamente non raro, di banalizzare il contesto e scivolare nel drammone strappalacrime.

Figuriamoci con una trama, a quanto pare realmente accaduta, come questa che vede la fedeltà canina portata al massimo delle attese. Basato, come detto, su una storia vera accaduta in Giappone negli anni '20 del secolo scorso, è la vicenda di un fedelissimo cane che dopo la morte improvvisa del proprietario, per una decina d’anni e sempre al medesimo orario si recò puntualmente alla stazione per andare incontro al suo amico, al suo padrone che tornava dal lavoro. Ovviamente alla popolazione locale non sfuggì questo amore struggente e dopo la sua morte, fu eretto un monumento all'animale nel luogo in cui passava il suo tempo in attesa, purtroppo di qualcuno che non poteva più arrivare. A sua volta, il film è un remake del film giapponese del 1987 Hachiko monogatari, che non è mai diventato noto in campo internazionale essendo rimasto limitato alla distribuzione solo in quella nazione.

Parker Wilson è un professore di musica che viaggia sempre in treno per andare e tornare dal lavoro. Una sera, arrivando in stazione, trova un cucciolo di cane smarrito di razza akita inu e decide di portarlo a casa per accudirlo, in attesa che il padrone venga a reclamarlo. La moglie Kate è inizialmente contraria a tenere il piccolo akita per via del legame stabilito con il precedente cane di casa, da poco scomparso con grande sofferenza da parte loro, e invita Parker ad affiggere volantini per le strade cittadine, in modo da ritrovare il proprietario del cucciolo. Vedendo però il legame d'affetto che il cucciolo e suo marito hanno subito instaurato, decide di ricredersi. La storia parte così, con una introduzione simile alle tante trame quotidiane di famiglie ordinarie, dalla vita tranquilla, ma poi si vira sul forte legame tra l’uomo e l’animale, sino al momento del dramma, che tra l’altro avviene anche abbastanza presto nello sviluppo: il film punta dritto quindi sul comportamento commovente dell’akita, diventando così, più che una storia di uomini, la favola di un animale per molti indimenticabile. Tranne per chi, specialmente nella critica ufficiale, vi ha letto solo il pretesto per fare cassetta e commuovere con furbizia.

Forse è così, ma è anche vero che tante volte è bello abbandonarsi a sensazioni semplici, a sentimenti veri e naturali, alla constatazione, abusata ma attendibile, che è molto più fedele un cane di un amico o di un amore. Banale, frustrante, ma tant’è. A far da padrone, nel senso del ruolo e della trama, è Richard Gere, oltre che ai vari cani che si sono alternati sul set. Il bell’attore si ritrova a suo agio con un personaggio del genere, anche per la sua ben nota filosofia di vita e di scelte esistenziali, sembra proprio il giusto interprete. La regia di Lasse Hallström è, pur se criticata, quella che si può attendere da un film come questo e la conclusione non può che essere semplice, come il film, che può piacere o far storcere il muso notando che il regista punta più sullo stereotipo che ha reso leggenda la fedeltà dei cani che scavare meglio nel rapporto uomo-animale.
“Be', forse sei stato tu a trovarlo... o forse è lui che ha trovato te, chi può dirlo? Era destino!”






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