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Hell or High Water (2016)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 14 mar 2019
  • Tempo di lettura: 5 min

Aggiornamento: 6 nov 2023


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Hell or High Water

USA 2016 poliziesco 1h42'


Regia: David Mackenzie

Sceneggiatura: Taylor Sheridan

Fotografia: Giles Nuttgens

Montaggio: Jake Roberts

Musiche: Nick Cave, Warren Ellis

Scenografia: Tom Duffield

Costumi: Malgosia Turzanska


Jeff Bridges: Marcus Hamilton

Chris Pine: Toby Howard

Ben Foster: Tanner Howard

Gil Birmingham: Alberto Parker

Marin Ireland: Debbie Howard

Katy Mixon: Jenny Ann

Kevin Rankin: Billy Rayburn

Dale Dickey: Elsie


TRAMA: Due fratelli, un ex detenuto e un padre divorziato, si confrontano con il rischio chiusura della fattoria di famiglia nel Texas e decidono di collaborare per mettere a segno una serie di rapine. Un uomo di legge, però, segue le loro tracce ed è determinato a fermarli.


Voto 7,5

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Può succedere che il Male possa servire a fin di Bene? Sarebbe un controsenso, eppure…


Eppure, ci sono in ballo quattro uomini, due coppie per l’esattezza. Due fratelli da un lato, uno che entra ed esce dalla galera come fosse da un bar, l’altro è meno cattivo ma non si tira mai indietro nelle loro bravate. Che bravate non sono, piuttosto scorribande di rapine per racimolare il gruzzolo necessario per attuare il piano di salvataggio finanziario del ranch ereditato dalla loro mamma, ipotecato e oramai quasi in mano alla banca creditrice, la famigerata Texas Midlands Bank. La loro vendetta? Rapinare le sue filiali per pagare il debito che aveva la loro mamma verso la stessa banca. Geniale! Sulla trincea opposta c’è un Ranger prossimo alla pensione, Marcus Hamilton, accompagnato da un collega che sopporta con pazienza e mitezza le sue battutacce e i suoi borbottii, continui come una pentola di fagioli che bolle. Sono perfino cattive a volte, preferibilmente sulle origini del collaboratore che è di discendenza comanche: deve sopportare tutto perché in fondo gli vuol bene, fino al punto di inghiottire lo sbeffeggiamento quando gli dice che è addirittura mezzo messicano. Il buono e paziente Alberto tira dritto per amor di dovere, sperando di arrivare sano e salvo fino al pensionamento, così come sta facendo il suo capo e amico Marcus Hamilton.

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Due uomini per lato, chi rapina banche e chi ha la stella dei Rangers, in uno sterminato Texas fatto di polvere, gente armata, pascoli vastissimi, pozzi petroliferi e banche, sempre banche, arcigne e tiranne lì come altrove, che piano piano stanno risucchiando le ricchezze locali. Come racconta il mesto indiano vestito da poliziotto, in quella vasta terra libera prima c’erano i Comanches, poi arrivarono i bianchi che li uccisero e ne presero violentemente possesso, infine sono arrivate le banche, che si son preso tutto. Storia finita.

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Il film è un western vecchio e moderno, dove nulla è cambiato, sia come ambiente che di mentalità, sia come paesaggio che di modo di vivere. In mezzo, tanti uomini armati e con lo Stetson da cowboys in testa, perché in fondo loro sono rimasti tali e quali quelli di un secolo prima, cowboys. Tanto che quando Marcus entra nel ranch di Toby sa perfettamente che il proprietario lo riceve con un fucile in mano e può legalmente sparargli, perché è entrato in una proprietà privata. “Legittima difesa” la chiamano adesso in Italia. Mah! Nulla è cambiato in questo Texas: i cavalli saranno diminuiti e non sono più usati per spostarsi (adesso si muovono tutti con i pick-up) ma tutto il resto è uguale. Due sbandati che abbisognano di soldi rapinano banche, come due pistoleri solitari che entravano nella banca con le porte girevoli e si portavano via il bauletto con l’oro dei cercatori; uno sceriffo e il suo aiutante che inseguono i fuorilegge; la popolazione che si sguinzaglia cercando di farsi giustizia da sola; il ristorante dove si mangia solo T-bone e patate arrosto; auto cambiate come fossero cavalli attaccati al saloon (attenzione, “nuove auto usate”…); i ranch, la polvere, il caldo afoso, le birre. Un western eterno che si tramanda nei secoli.

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Principalmente però è un dramma, continuamente contaminato dalle pungolature dello sceriffo Marcus che fanno sorridere se non proprio ridacchiare, borbottate (mai pronunciate, solo borbottate in un inglese più masticato che espresso) come un intermezzo per rallentare il finale incombente, quello da western classico con l’inseguimento sulle alture e tanto di scontro conclusivo, dove di regola la Giustizia trionfa. Sempre? Non è detto. Dove è finito il malloppo delle varie rapine? Come si è trasformato? A cosa serviva veramente? Quello scambio di sguardi finale tra i due superstiti, silenzioso e malinconico, che invece dice tanto tra il giovanotto che ha cercato illegalmente di rimediare allo strozzinaggio della banca e il vecchio poliziotto che lancia un messaggio di comprensione, pur se inammissibile per uno come lui, quel saluto, che mette il lucchetto alla vicenda mentre l’ex bandito abbassa il cane del fucile che ha in mano, è un armistizio di pace definitivo, una rassegnata resa di conti senza vincitori né vinti, ma con due cadaveri alle spalle.

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Il regista David Mackenzie (un inglese che gira western?) firma un eccellente prodotto, un film che non ti aspetti, merito anche di una sceneggiatura con i fiocchi, dai dialoghi che non sprecano una parola, tutta da seguire, scritta da un autore come Taylor Sheridan che ha nel suo notevole carnet titoli come Sicario (recensione), Soldado e I segreti di Wind River (recensione), quest’ultimo anche come regista. Ben Foster e Chris Pine (che sorpresa la sua voce reale, è così che si apprezzano meglio gli attori!) sono gli ottimi interpreti dei due fratelli, ma il film è sulle solide spalle di Jeff Bridges, il quale invecchiando vale quanto da giovane: uno spettacolo. Gli fa da spalla il magnifico Gil Birmingham, vero comanche nei panni di Alberto Parker. Una coppia formidabile che, per chi ha una certa età e leggeva i fumetti di tanto tempo fa, ricorda parecchio un’altra coppia imbattibile delle strisce disegnate, Tex Willer e Kit Carson: anche loro andavano nei saloon a mangiare “una bistecca alta così e una montagna di patate!”. Un ulteriore elemento positivo riguarda il commento musicale, che accompagna lo svolgersi degli eventi con grande efficacia, con ritmi rock-country di notevole effetto, sia con brani celebri che con la musica composta egregiamente dal duo Nick Cave e Warren Ellis, tanto da poter immaginare il film ad occhi chiusi seguendo le note. Davvero bravi.

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Un bellissimo film, girato appunto come un western classico ammodernato solo per quel necessario che serviva ai giorni nostri e con un titolo (Hell or High Water) che è una locuzione che sta ad indicare che una cosa, in una maniera o l’altra, si farà, si deve fare per forza.


Molto molto apprezzabile, un bel film. Che ci fa riflettere come nella domanda iniziale: può succedere che il Male possa servire a fin di Bene? Sarebbe un controsenso, eppure…


Riconoscimenti

2017 - Premi Oscar

Candidatura miglior film

Candidatura miglior attore non protagonista a Jeff Bridges

Candidatura migliore sceneggiatura originale

Candidatura miglior montaggio

2017 - Golden Globe

Candidatura miglior film drammatico

Candidatura miglior attore non protagonista a Jeff Bridges

Candidatura migliore sceneggiatura


 
 
 

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