Hereafter (2010)
- michemar

- 14 nov 2019
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 3 gen

Hereafter
USA 2010 dramma 2h9'
Regia: Clint Eastwood
Sceneggiatura: Peter Morgan
Fotografia: Tom Stern
Montaggio: Joel Cox, Gary Roach
Musiche: Clint Eastwood
Scenografia: James J. Murakami
Costumi: Deborah Hopper
Matt Damon: George Lonegan
Cécile de France: Marie LeLay
Bryce Dallas Howard: Melanie
Frankie McLaren: Marcus
George McLaren: Jason
Lyndsey Marshal: Jackie
Thierry Neuvic: Didier
Jay Mohr: Billy Lonegan
Richard Kind: Christos Andrews
Marthe Keller: dr.sa Rousseau
George Costigan: padre adottivo
Derek Jacobi: se stesso
TRAMA: George è un operaio americano, timido e silenzioso, che ha un dono particolare: è in grado di comunicare con i morti (anche se preferisce evitarlo). Intanto da altre parti del mondo due persone vivono esperienze di contatto e prossimità con la morte. Una è la bella giornalista francese Marie, riportata miracolosamente in vita dopo essere stata travolta dal celebre tsunami del 2004, tormentata dalle domande sulle visioni avute nel periodo di coma. L'altra è un adolescente figlio una donna londinese, madre sola e tossicodipendente: lui ha perso il fratello gemello in un incidente stradale. Le tre storie, così distanti, finiranno per intersecarsi, in cerca di una risposta alla più angosciosa ed eterna domanda dell'uomo.
Voto 7,5

Non so più da quanti anni la critica ufficiale discute sul concetto di “film minore” nell’ambito delle opere clintoniane e forse, secondo me, perde solo tempo. Tutti i film di Clint Eastwood fanno parte integrante, come per tutti i cineasti, del suo percorso di autore e della sua maturazione e se in questo caso parla ‘dei e con’ i morti non è certo la prima volta. Lettere da Iwo Jima, Mezzanotte nel giardino del bene e del male, ma anche Mystic River e Million Dollar Baby sono tutti film imperniati sul concetto della morte e del dolore, sono sguardi rivolti alla prateria del dopo vita, tanto diversa da quella prateria verde su cui lui ha cavalcato per anni di pistola armato.

Quale film minore, quindi? Ci ha messo tanto di sé, ci ha coinvolti, perché con mano lieve accarezza riflessioni su un argomento che molti evitano, essendo anche un percorso non facile su cui camminare, accidentato da retorica, da effetti a volte macabri e spesso da passi falsi che rovinano le buone intenzioni iniziali. Clint tratta con delicatezza l’argomento tramite una sceneggiatura composta di sogni, di sensazioni, di immagini e di ricordi di una terra di mezzo biancastra e sfocata che buca lo schermo e atterra in platea. È tutta dolce e delicata la sua esplorazione dell’aldilà, mentre si pone domande filosofiche e spirituali, alternando campo e controcampo, dissolvendo il pensiero tra quella terra sconosciuta e la nostra vita terrena, percorrendo il cammino e l’esperienza di tre posti differenti e lontanissimi, tre situazioni diverse e tre personaggi molto differenti.

San Francisco, Londra, Parigi. Un operaio quasi licenziato in quanto esubero, come viene adesso definito, che sa di avere un “potere” che non vuole esercitare, deciso a rifiutare il business del dolore; un bimbo scampato ad un attentato in cui ha perso il gemello e di cui avverte un’assenza lancinante, inconsapevole della protezione che gode; una giornalista francese sopravvissuta ad un tremendo tsunami che l’ha segnata per il resto della vita. Le loro strade sono destinate ad incrociarsi, obbligati dalle loro esperienze e dalle perdite subite. Tre individui che hanno toccato o visto la “zona bianca” dell’oltre vita e che ci raccontano le loro esperienze emozionandoci profondamente.

Se i piccoli Frankie e George McLaren sono i soliti ragazzini che recitano come se lo avessero fatto da sempre, fa piacere notare come un grande attore come Matt Damon, lontano dallo stereotipo dei suoi normali personaggi, abbia saputo adeguarsi ad un ruolo così delicato e fragile ma nello stesso tempo volitivo, alla ricerca delle spiegazioni agli interrogativi che si è posto. Dal suo canto Cécile de France è la dolcissima giornalista sopravvissuta, attrice che deve sfruttare la grande occasione offerta da Clint e ci riesce molto bene. Notevole anche la breve apparizione della rossa figlia di Ron, la bella Bryce Dallas Howard. Tutti ripresi dalla efficace fotografia di Tom Stern.
La violenza di Dirty Harry fa parte del passato di Clint: è arrivato il tempo della riflessione sulla vita e sui nostri cari estinti, che forse, chissà, vegliano su di noi.

Riconoscimenti
2011 - Premio Oscar
Candidatura migliori effetti speciali
2011 - David di Donatello
Miglior film straniero






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