I fratelli De Filippo (2021)
- michemar

- 31 dic 2021
- Tempo di lettura: 6 min
Aggiornamento: 16 gen 2024

I fratelli De Filippo
Italia 2021 biografico 2h22’
Regia: Sergio Rubini
Sceneggiatura: Sergio Rubini, Carla Cavalluzzi, Angelo Pasquini
Fotografia: Fabio Cianchetti
Montaggio: Giogiò Franchini
Musiche: Nicola Piovani
Scenografia: Paola Comencini
Costumi: Maurizio Millenotti
Giancarlo Giannini: Eduardo Scarpetta
Susy Del Giudice: Luisa De Filippo
Biagio Izzo: Vincenzo Scarpetta
Mario Autore: Eduardo De Filippo
Domenico Pinelli: Peppino De Filippo
Anna Ferraioli Ravel: Titina De Filippo
Marisa Laurito: Rosa De Filippo
TRAMA: È l'inizio del Novecento, i tre fratelli Peppino, Titina ed Eduardo, vivono con la bella e giovane madre, Luisa De Filippo. In famiglia un padre non c'è, o meglio si nasconde nei panni dello "zio" Eduardo Scarpetta, il più famoso, ricco e acclamato attore del suo tempo. Alla morte del grande attore, i figli legittimi si spartiscono la sua eredità, mentre a Titina, Eduardo e Peppino, non spetta nulla. Ai tre giovani, però, "zio" Scarpetta ha trasmesso un dono speciale, il suo grande talento, che invece non è toccato al figlio legittimo Vincenzo diventato titolare della compagnia paterna. Il riscatto dalla dolorosa storia familiare passa per la formazione del trio De Filippo, sogno accarezzato per anni da Eduardo e dai suoi fratelli e finalmente realizzato, superando difficoltà e conflitti.
Voto 7

Per pura coincidenza, il cinema italiano rende omaggio alla stirpe Scarpetta / De Filippo con due film praticamente in contemporanea: il primo di Mario Martone (Qui rido io è uno dei migliori in assoluti della stagione 2021) guarda dall’alto del capostipite Eduardo Scarpetta, questo altro, di Sergio Rubini, inverte lo sguardo, dandoci una visione da parte dei tre discendenti straordinari che ne hanno ereditato le doti per come hanno vissuto le difficoltà in entrambe le fasi iniziali della loro vita. Da bambini, alquanto trascurati dal grande capo comico che curava solo di rimando e nel tempo libero la seconda famiglia che aveva creato con la nipote della moglie, Luisa De Filippo, madre di Titina, Eduardo e Peppino, quest’ultimo cresciuto con una balia in campagna a Caivano e poi riunito al nucleo con forti resistenze del bimbo che si era abituato a crescere in piena libertà e poca educazione di convivenza. Succedeva questo, allora, perché ci si trovava in una società in cui era lecito affermare la propria virilità anche attraverso una seconda famiglia. Poi da giovani attori quando cercavano spazio e affermazione, con le mille peripezie per trovare i finanziamenti per poter esordire da soli e non continuare nella compagnia di Vincenzo Scarpetta, che nel frattempo aveva ereditato l’impresa. Fatica che si accentuò anche perché il testamento del padre/zio li aveva lasciati in notevoli difficoltà economiche, in quanto prevedeva solo un piccolo appannaggio per la madre e le buste a loro indirizzate erano sparite ad opera di una manina interessata e gelosa. Il giovane Eduardo era convinto delle loro chances e del loro talento naturale e cercava in ogni modo di debuttare fieramente con la denominazione del Trio De Filippo, che li avrebbe lanciati con successo nel mondo del teatro tradizionale napoletano. Ma anche con l’idea convinta che era oramai ora di dare una sterzata a quell’arte, che considerava superata: aveva in mente un nuovo e più moderno stile di scrittura, recitazione e filosofia del palcoscenico, spinto da nuovi orizzonti, con Luigi Pirandello come maestro e stella polare del suo futuro.


Lo spunto per il regista pugliese nasce da un semplice ragionamento. Secondo lui, “La storia dei fratelli De Filippo merita un racconto. Eduardo, Titina e Peppino in diversa misura e per ragioni differenti sono impressi nell’immaginario collettivo del nostro Paese. Ma prima di essere quei monumenti che conosciamo, i tre fratelli sono stati un trio. Dal 1931, sotto il nome di Compagnia del Teatro i De Filippo, la formazione ha furoreggiato su tutti i palcoscenici dal Nord al Sud d’Italia imponendo tre grandissimi attori e un nuovo modo di far teatro. Con i De Filippo, gli argomenti portati in scena superano la tradizione del teatro napoletano legato alla farsa per intraprendere una strada più realistica attinta dalla vita di tutti i giorni. Il nuovo corso intrapreso dai De Filippo, più problematico e amaro, non spaventa il pubblico, anzi; la ditta riscuote un clamoroso successo. I De Filippo modificano il gusto delle platee fino a penetrare nelle maglie più profonde della società. Ma dietro questa rivoluzione, questo originale progetto culturale, ci sono tre artisti che prima di tutto sono tre fratelli con tre individualità differenti e una famiglia difficile alle spalle. Ed è proprio la famiglia il nucleo centrale della loro storia, perché è lì che si annidano le problematicità dei De Filippo, nonché i motivi della loro arte e i germi della loro separazione.” Tant’è che l’attenzione del copione e della regia puntano proprio sulla grande volontà di Eduardo di rendere indipendente la loro compagnia (coadiuvata dal marito di Titina), dalle battaglie verso l’esterno del trio ma anche al suo interno, per via dei continui scontri caratteriali tra i due fratelli: il temperamento del primogenito era forte, aveva l’indole del manager di grande polso, le idee che gli giravano in testa erano per molti troppo azzardate ma lui guardava avanti e non concedeva spazio ai suggerimenti e ai tentennamenti di Peppino, che mal lo sopportava sebbene cedesse spesso alla forza del fratello.

Il seme della discordia era continuamente seminato dall’erede fratellastro che con una certa frequenza faceva capolino dalle parti di Peppino, prospettandogli ruoli di primo piano, intravedendo in lui, così diceva, i geni del padre e paventandogli maliziosamente, se avesse continuato nel trio, che con Eduardo avrebbe fatto la fine della statua sul palcoscenico, senza mai avere il meritato peso nelle scelte e nei copioni. Il rapporto tra i due fratelli era a fasi alterne perché passavano da periodi di armonia e buoni successi ad altri pessimi pieni di diverbi, sino a giungere il momento in cui Peppino dette l’addio all’altro dopo l’ennesimo rimprovero subito. Non andarono mai veramente d’accordo e il definitivo distacco avvenne anni dopo, allorché il libro scritto da Peppino sulla loro vita fece menzione del padre Scarpetta, legame che il grande drammaturgo non ha mai pronunciato, memore delle disattenzioni subite da adolescente. Eduardo non rivolse mai più il saluto al fratello.

Il film è quello che solitamente viene definito un omaggio ma sarebbe riduttivo dal momento che Sergio Rubini rivolge invece un vero atto d’amore per i tre attori, i quali appunto andrebbero ricordati sempre, pur con le dovute differenze. Peppino è stato un grande comico, sino alla tarda età, Eduardo è di un altro pianeta e necessita ricordarlo come uno dei maggiori drammaturghi del nostro Novecento, per merito di false commedie in cui si rideva amarissimo e che illustravano la discesa di un Paese in continua decadenza morale e civica. “Fiutavenne!” diceva ai giovani una sera lontana nel teatro di Taormina dopo una premiazione, andate via da Napoli e dall’Italia fin quando siete in tempo. Il suo pessimismo era diventato l’emblema del suo pensiero. (In realtà, l’invito nacque molto tempo prima, dopo che aveva perso la battaglia burocratica e istituzionali per la creazione a Napoli di un teatro stabile, il Mercadante, che voleva affiancare al San Ferdinando, da lui acquistato e restaurato). Fin quando poté, dedicò la sua attività di scrittore anche per l’amata sorella Titina, per la quale scrisse la straordinaria Filomena Marturana, che poi a cinema divenne per Vittorio De Sica il bellissimo Matrimonio all’italiana.

Una bella trama, una cavalcata nella adolescenza e nella gioventù di tre giovani dotati e talentuosi che fecero la storia del teatro popolare e nobile dell’Italia pre e postfascista, fino al successo per quella commedia (sempre tragica e amara) che si chiama Natale in casa Cupiello che ancora oggi viene rappresentata e vista con enorme piacere e riscuote tutt’oggi grande popolarità. Tutti gli attori del buon cast rivelano una notevole impegno, la regia di Sergio Rubini è presente e concentrata, efficace, cercando di restare fedele allo spirito che ha mosso sin dall’inizio la voglia di svolgere il compito prefissato. Il regista raggiunge certamente lo scopo e ci offre una bella storia, dirigendo buonissimi attori, a cominciare dai tre protagonisti, giovani ed interessanti, perfino trasformando un attore comico in un ruolo serio, a tratti drammatico, Biagio Izzo, assieme ad un monumento del teatro e del cinema: Giancarlo Giannini. In diversi momenti riflette alcune caratteristiche da ambientazioni da fiction ma è un particolare marginale. Da elogiare il trio Mario Autore (Eduardo), Domenico Pinelli (Peppino) e Anna Ferraioli Ravel (Titina), mentre piace tantissimo l’omaggio al Maestro per la presenza di Nicola Di Pinto, antico attore che lavorò con il grande Eduardo, qui presente nel ruolo del maggiordomo della famiglia Scarpetta.

Il legame, se proprio lo si vuol cercare tra questo e l’altro film, è quando in quello di Martone il ragazzino Eduardo dice al piccolo Peppino (che vuol scappare via per non essere sottomesso alla recitazione dal patriarca): “Vuoi la libertà? La tua libertà è lì sul palco!”. Titina, Eduardo e Peppino erano una famiglia vera, assieme alla legatissima mamma, tre giovani che cercavano la loro strada sulle assi del palcoscenico consci del fatto che dovevano essere indipendenti. Staccarsi dal cordone ombelicale scomodo che li faceva sentire estranei come parenti annessi e mal sopportati, e diventare quelli che oggi ricordiamo con grande affetto. Impressi nella nostra mente come meritano.

Riconoscimenti
2022 - David di Donatello
Miglior musicista
Candidatura alla migliore attrice non protagonista per Susy Del Giudice
Candidatura migliore canzone originale
Candidatura miglior costumista
Candidatura miglior truccatore
Candidatura miglior acconciatore
2022 - Nastri d'argento
Migliore colonna sonora
Candidatura miglior regista
Candidatura migliore attrice non protagonista per Anna Ferraioli Ravel
Candidatura miglior attore non protagonista per Mario Autore e Domenico Pinelli
Candidatura migliori costumi
2022 - Ciak d'oro
Miglior film
Migliore attrice a Susy Del Giudice






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