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I girasoli (1970)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 22 set 2023
  • Tempo di lettura: 6 min

Aggiornamento: 25 set

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I girasoli

Italia, Francia, URSS, USA 1970 dramma 1h47’


Regia: Vittorio De Sica

Sceneggiatura: Tonino Guerra, Cesare Zavattini, Georgij Mdivani

Fotografia: Giuseppe Rotunno

Montaggio: Adriana Novelli

Musiche: Henry Mancini

Scenografia: Piero Poletto

Costumi: Enrico Sabbatini


Sophia Loren: Giovanna

Marcello Mastroianni: Antonio

Ljudmila Savel'eva: Maša

Pippo Starnazza: bigliettaio

Galina Andreeva: Valentina

Anna Carena: madre di Antonio

Germano Longo: Ettore

Glauco Onorato: reduce

Carlo Ponti Jr: bambino di Giovanna

Silvano Tranquilli: ex reduce

Marisa Traversi: prostituta


TRAMA: Giovanna conduce una disperata ricerca del marito Antonio, un soldato considerato disperso in azione in Russia durante la Seconda Guerra Mondiale.


Voto 7


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Alla fine della guerra mondiale, Giovanna, una sposa di guerra che vive vicino Milano, rifiuta di accettare che suo marito Antonio, disperso sul fronte russo, sia morto. Scopriamo la loro storia d’amore irresistibile con i tanti flashback che la regia ci propone, dal loro breve corteggiamento vicino alla sua città natale, Napoli, al permesso di 12 giorni per sposarla, dagli stratagemmi per evitare di essere arruolato, all'addio della partenza. Alcuni anni dopo la guerra, ancora senza notizie di Antonio, Giovanna va in Russia a cercarlo, cominciando dalla cittadina vicino alla battaglia in cui era scomparso. Armata solo della sua fotografia, cosa potrà mai trovare?



Se c'è mai stato un regista che ha saputo catturare la nostalgia nei suoi personaggi, quello è Vittorio De Sica. I suoi protagonisti sono spesso avvolti da un cupo senso di solitudine, tristezza e abbandono. Dai bambini bisognosi fino anche agli adulti dei suoi film neorealisti alle famiglie disarmate da regimi dittatoriali, tutti soffrono in qualche modo l'assenza di qualcuno, la mancanza di qualcosa: un bisogno che non può essere soddisfatto. In questo film c’è anche un’altra sensazione che si può provare: la certezza che la vita è un istante, che il tempo vola e che ogni momento di felicità è fugace. Antonio (Marcello Mastroianni) incontra Giovanna (Sofia Loren), una napoletana sfacciata che all'inizio del film è pura sensualità, e man mano che la storia procede perde sempre di più il suo lato seducente come conseguenza della rovina causata dalle guerre. Poco prima di andare in guerra lui la sposa e poi è costretto a salutarla.


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Sicuramente il film del 1970 è considerato meno degli altri del grande De Sica, almeno nel periodo che è uscito nelle sale, perché magari era considerato un poco fuori moda, ma con il tempo in molti lo hanno riconsiderato e rivederlo oggi, sono convinto, colpisce ancora e commuove senza che il regista cerchi per forza i trucchi per far emozionare. È proprio la storia in sé, è la consapevolezza, a distanza di tempo, che il fenomeno degli italiani rimasti in Russia sia stato più frequente di quello che si poteva immaginare al tempo.


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Come già precisato, gran parte del film è raccontato in una serie di flashback, che iniziano appena dopo aver notato con quale disperazione, sin dalla prima volta, Giovanna cerca di trovare informazioni su suo marito. I rimbalzi all’indietro della narrazione ci fanno intendere subito che inizialmente non era vero amore, era solo un espediente per non partire per il fronte (ah, quelle frittatone!) ma dopo lo diventerà per davvero. Fallito come il tentativo per passare da malato mentale. Ma quando viene scoperto gli viene data una scelta netta: corte marziale o “volontario” per il fronte russo. E poi il patimento della guerra, della ritirata disumana (vista in maniera ancora più drammatica nel bellissimo Italiani brava gente del 1964 di Giuseppe De Santis), dei corpi abbandonati nel gelo sovietico, dei dispersi, dei dati per morte di tanti soldati. Tranne… tranne in tanti che optarono diversamente. Non scusabili? Eh, facile a dire, di certo comprensibili.



Il sorriso inimitabile di Sophia Loren che vediamo all’inizio del film si perde in un viso sciupato e triste che però non dimostra arrendevolezza e la sua caccia di notizie o informazioni, pur se vaghe, non la ferma davanti ad alcun ostacolo, in una terra vastissima che non conosce e di cui non sa la lingua. È la forza della disperazione e della nostalgia che la spinge avanti e solo poche donne, le uniche che possono capire il dramma personale, hanno un minimo di comprensione umana. Quando poi la costanza e la tenacia la conducono ad un risultato concreto, la verità è sconcertante e sconfortante fino alla disperazione. Antonio, perché? Potrebbe anche finire qui il film, ed invece c’è una seconda parte in cui è lui che, come risvegliato dal torpore che lo aveva anestetizzato, capisce quello che aveva fatto, ma il ripensamento è limitato ad una visita tanto inutile quanto straziante.



La nostra vita è fatta anche di queste tragedie personali, non può dare certezze, a nessuna età e non risparmia alcun tipo di ceto o ambiente. La guerra, poi, la peggiore delle sciocchezze che può commettere l’uomo, accentua le possibilità che ciò accada: allontana, uccide, avvicina, rinsalda i rapporti, ma porta solo sbandamenti ed uno è proprio un fatto come questo, che è realmente accaduto molte volte realmente. Vittorio De Sica è stato un maestro nel saper gestire le emozioni che provoca il suo cinema, come anche nel saper evitare stupidi trucchi per commuovere, se ci si emoziona con i suoi film è solo perché, sin dal tempo del neorealismo, ha saputo mostrare la dura realtà dei tempi. E siccome è stato un maestro anche nel dirigere gli attori, con Sophia Loren e Marcello Mastroianni viaggia su una carrozza lussuosa, conoscendoli bene e sapendo della loro eccezionale bravura. Con la sua direzione, la strepitosa interpretazione dei due protagonisti, la musica di Henry Mancini, sempre puntuale per sottolineare i momenti topici e la fotografia di Giuseppe Rotunno, il film tocca le corde intime più semplici dello spettatore, che non può restare immune.



Fu il primo film occidentale ad essere girato nell’allora Unione Sovietica, fu un film in cui la stessa produzione aggiunse potenza alla storia piuttosto che travolgerla. Le scene sul fronte russo, ad esempio, sono tra le scene più strazianti e scoraggianti mai girate, dove i soldati perduti marciano senza speranza attraverso condizioni di congelamento, cadendo morti e incapaci di trovare un attimo di tregua: se smetti di muoverti, ti congeli e la morte arriva in pochi minuti. Eppure, al centro del film c'è la storia d'amore e, cosa più importante, la questione di cosa sia l'amore. Il film, accuratamente, non demonizza Antonio per aver abbandonato Giovanna. Per lei, il tempo si era fermato quando era partito e non avrebbe potuto andare avanti fino a quando non avesse trovato notizie o non le avessero dimostrato che lui fosse morto. Anzi, quando qualcuno le suggerisce che deve essere morto, lei reagisce sempre con rabbia e ostinazione, perché per lei le cose sono rimaste le stesse dalle loro idilliache due settimane insieme. Invece per Antonio la vita come la conosceva è finita nel momento in cui ha lasciato l'Italia o almeno nel momento in cui è crollato nella neve quasi morto. Quando Maša lo ha tirato fuori dalla neve, è stato come essere stato resuscitato, un uomo nuovo con una nuova vita, il suo passato letteralmente dimenticato (un po’ il film lo ipotizza per qualche minuto). Chi può dire quale di queste persone ha torto o ha ragione? È la solita storia della ricerca di un passato che non c’è più.


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Sophia Loren e Marcello Mastroianni erano, ovviamente, i partner ideali sia perché hanno lavorato assieme per molti film e si conoscevano benissimo, sia perché c’era una incredibile chimica tra loro, fino a rendere credibile il loro dramma personale e di coppia. Entrambi offrono magnifiche interpretazioni: lei vibrante e sensuale da giovane, poi ossessionata da anziana, offrendo una performance appassionata, emotiva e straziante. La sua disperazione silenziosa, le sue esplosioni di rabbia, i suoi crolli e i momenti in cui riesce a malapena a tenersi in piedi mentre la speranza e la delusione si scontrano continuamente sembrano tutti straordinariamente reali. È una potenza! E lui è altrettanto bravo, un uomo che può sembrare stoico e tuttavia mostrare un completo tormento emotivo con pochi ma efficaci movimenti dei suoi occhi. Il tutto orchestrato con la grande maestria di uno dei più grandi registi che abbiamo avuto, Vittorio De Sica.


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Riconoscimenti

1971 - Premio Oscar

Candidatura migliore colonna sonora

1970 - David di Donatello

Migliore attrice protagonista a Sophia Loren



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Il Cinema secondo me,

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