I ragazzi venuti dal Brasile (1978)
- michemar

- 4 lug 2023
- Tempo di lettura: 3 min

I ragazzi venuti dal Brasile
(The Boys from Brazil) UK/USA 1978 thriller fantascientifico 2h5’
Regia: Franklin J. Schaffner
Soggetto: Ira Levin (romanzo)
Sceneggiatura: Heywood Gould
Fotografia: Henri Decaë
Montaggio: Robert Swink
Musiche: Jerry Goldsmith
Scenografia: Gil Parrondo
Costumi: Anthony Mendleson
Laurence Olivier: Ezra Lieberman
Gregory Peck: dottor Josef Mengele
James Mason: colonnello Eduard Seibert
Lilli Palmer: Esther Lieberman
Uta Hagen: Frieda Maloney
Steve Guttenberg: Barry Kohler
Denholm Elliott: Sidney Beynon
Rosemary Harris: signora Doring
John Dehner: Henry Wheelock
John Rubinstein: David Bennett
Anne Meara: signora Curry
Jeremy Black: Jack Curry / Simon Harrington / Erich Doring / Bobby Wheelock
Bruno Ganz: professor Bruckner
Walter Gotell: capitano Gerhardt Mundt
TRAMA: Barry Kohler, un giovane cacciatore di nazisti, rintraccia un gruppo di ex ufficiali delle SS riuniti in Paraguay alla fine degli anni '70, i quali, guidati dal dottor Mengele, stanno organizzando un piano pericoloso. Il vecchio cacciatore di nazisti, Ezra Lieberman, inizialmente è scettico, ma quando viene a conoscenza di altri particolari, è ansioso di saperne di più e visitando diverse case in Europa e negli Stati Uniti scopre il complotto. È in una di queste famiglie che nota qualcosa di strano, che si rivela un'orribile scoperta.
Voto 7

Il film di Franklin J. Schaffner è basato sul romanzo bestseller del 1976 di Ira Levin, acclamato romanziere e drammaturgo che ha scritto, tra le altre opere, anche il celebre Rosemary's Baby, poi divenuto un clamoroso successo di Roman Polanski.
Siamo negli anni ’70, la guerra è finita da tempo e diversi criminali nazisti sfuggiti alla giustizia sono in giro per il mondo stabilitisi in Paesi lontani dall’Europa. Quando il giovane Barry Kohler (Steve Guttenberg) viene a sapere di un incontro segreto di criminali di guerra che si svolge in Paraguay, contatta il veterano cacciatore di nazisti Ezra Lieberman (Laurence Olivier). La risposta di questi è tutt'altro che entusiasta: “Potrebbe essere una rivelazione abbacinante per voi che ci sono nazisti in Paraguay, ma vi assicuro che non è una novità per me”. Tuttavia, quando una seconda telefonata viene bruscamente interrotta e il giovane scompare, i sospetti di Lieberman crescono. Tra le due telefonate e un pacchetto di foto del presunto morto, l'uomo intuisce una situazione impressionante: il macellaio nazista dr. Josef Mengele (Gregory Peck) è al centro di un misterioso complotto che richiede novantaquattro uomini di 65 anni per essere uccisi nella stessa data o in prossimità di essa. Tutte le potenziali vittime sono strane figure con occupazioni ordinarie ma, stranamente, sono tutti sposati con donne significativamente più giovani di loro. Quando Lieberman e un collega confrontano gli appunti dopo aver visitato le case di due delle vedove, scoprono una stranezza sorprendente: ogni famiglia ha un solo figlio, un maschio, di 13 anni, occhi attenti e i capelli neri. E i ragazzi sembrano che si comportino tutti allo stesso modo. A cosa mira il piano preparato con tanta cura?
Il gran cast di nomi eccellenti della grande Hollywood vede nei panni dell'ebreo Lieberman (basato sul vero cacciatore di nazisti Simon Wiesenthal), Laurence Olivier, il quale crea un eroe improbabile ed efficace, un vecchio furbo, irritabile, a volte umoristico, fermo nella sua ricerca dei criminali nonostante la diminuzione delle risorse e dell'interesse generale. Una performance che è valsa una nomination all'Oscar come miglior attore. Al contrario, Gregory Peck ha a che fare con il ruolo più cattivo più enorme della sua eccelsa carriera: Josef Mengele. Per un attore che infatti era solito interprete magistrale di personaggi sobri, seri, buoni, deve andare sopra le righe e in alcune scene urlare enfaticamente dialoghi e agitare le braccia come un predicatore impazzito. Il suo estremista personaggio sembra esagitato nell’escogitare un complotto su larga scala per “compiere il destino della razza ariana”. È interessante notare, tra l’altro, che il vero Josef Mengele sarebbe morto in Sud America poco dopo l'uscita del film. L’altro nome importante è James Mason nei panni del colonnello Eduard Seibert.
Siamo, come si diceva, negli anni ’70 sia della trama che dell’uscita del film e la clonazione, perno centrale su cui si sviluppa il terribile segreto della storia, è un argomento relativamente nuovo, specialmente nel cinema, e forse per questo motivo la spiegazione del concetto prende una buona parte della zona centrale della narrazione. Se poi si tiene conto che l’obiettivo della “riproduzione” è uno dei peggiori personaggi storici dell’era moderna, si comincia a capire quanto fosse orribile il programma che i nazisti esiliati stavano pianificando. Adolf Hitler!
Riconoscimenti
1978 - Premio Oscar
Candidatura per il miglior attore protagonista a Laurence Olivier
Candidatura per il miglior montaggio
Candidatura per la miglior colonna sonora






















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