Il braccio violento della legge (1971)
- michemar
- 16 ago 2019
- Tempo di lettura: 5 min
Aggiornamento: 25 gen 2024

Il braccio violento della legge
(The French Connection) USA 1971 poliziesco 1h44'
Regia: William Friedkin
Soggetto: Robin Moore (romanzo)
Sceneggiatura: Ernest Tidyman
Fotografia: Owen Roizman
Montaggio: Gerald B. Greenberg
Musiche: Don Ellis
Scenografia: Ben Kasazkow
Costumi: Joseph Fretwell III
Gene Hackman: det. Jimmy 'Papà' (Popeye) Doyle
Fernando Rey: Alain Charnier
Roy Scheider: det. Buddy 'Tristezza' Russo
Tony Lo Bianco: Salvatore 'Sal' Boca
Marcel Bozzuffi: Pierre Nicoli
Frédéric de Pasquale: Henri Devereaux
Bill Hickman: agente Bill Mulderig
Eddie Egan: cap. Walt Simonson
TRAMA: Jimmy Doyle, della squadra narcotici di New York, malvisto dai superiori per i suoi metodi poco ortodossi, è sulla pista di un grosso traffico di droga. Dopo un parziale insuccesso il caso gli viene tolto, ma lui continua le indagini. Quando finalmente è in grado di ottenere un importante risultato, non tutto va per il verso giusto.
Voto 8,5

Il film è basato su una vera indagine che si svolse a New York negli anni ‘60. Vi parteciparono numerosi reparti di polizia ma nel film, che in sostanza è una ricostruzione di quella indagine, il numero delle sezioni coinvolte è ridotto a due: la sezione narcotici di New York (che forse non esiste più) e la sezione narcotici federale che ha fatto la stessa fine dell’altra. I due personaggi principali Popeye Doyle (Gene Hackman) e Buddy Russo (Roy Scheider) sono basati su Eddie Egan e Sonny Grosso, agenti della sezione narcotici di New York, che svolsero un ruolo chiave nella risoluzione del caso. Il prologo si svolge a Marsiglia con scene girate proprio in quella città costiera. È qui che ha inizio il caso. La prima scena girata mostra infatti un investigatore francese in incognito che sta pedinando Alain Charnier. Il quale è un cittadino corso è implicato nel traffico di droga a Marsiglia. Città sempre stata un centro importante per la raffinazione di eroina, Quest’uomo è un esperto trafficante di droga con sistemi insoliti negli Stati Uniti e in altri paesi, tanto che la prima novità è quando l'investigatore francese nota parcheggiata una grossa Lincoln nera, un'automobile americana con la quale l'uomo si sposta per la città. Sembra un inizio tranquillo del film e questa sensazione ci porta evidentemente fuori pista: quando l’investigatore sta rientrando in casa, con la immancabile baguette sotto il braccio, nell’androne lo aspetta il killer del corso con la pistola puntata, che fa fuoco e uccide il poliziotto. Come succederà due anni dopo con l’eccezionale L’esorcista, l’incipit pare ordinario e comune, nulla può preannunciare la serie palpitante di eventi che ne seguiranno. Dopo di che, il bandito Pierre Nicoli (Marcel Bozzuffi) si toglie anche lo sfizio di staccare un pezzo di pane e metterlo in bocca mentre si avvia per la strada, dopo aver completato la sua missione. Nella scena successiva siamo a New York e si vede Jimmy vestito da Babbo Natale, chiaramente appostato per la sua indagine. Che tutto abbia inizio.
Film che rivoluzionò le regole del noir poliziesco, fino a influenzare totalmente il cinema d'azione che venne dopo. Premiato con ben 5 Oscar, tra cui il fenomenale protagonista Gene Hackman, assoluta rivelazione del film (con il caratteristico cappello a piccole falde che lascerà il segno perenne nel Cinema), il lungometraggio diretto dal regista stupisce soprattutto per lo stile di regia adottato: un William Friedkin in stato di grazia nelle sequenze degli inseguimenti. Anzi, non solo ha fatto scuola per le scene di inseguimento, imitato da tutti, ma la sequenza più spettacolare è lunghissima ed è diventata nel tempo un insegnamento per tutti. Da mozzafiato!
Basta una prima visione per rendersene conto: fate scattare il cronometro, è un record! A prescindere da un palpitante (forse perfino divertente) pedinamento del detective protagonista ai danni del trafficante francese Alain Charnier (Fernando Rey) nelle strade di New York piene di negozi sfavillanti e poi nei treni della metropolitana, con tanto di finte e controfinte, la fatidica sequenza tanto celebrata inizia allorquando il rattristito Jimmy ‘Popeye’ si sta recando a casa dopo essere stato destituito dall’incarico sull’operazione a cui si sta dedicando anima e corpo con il suo “gemello”, più riflessivo e meno irruente, Buddy Russo. Dopo mesi di estenuanti pedinamenti e instancabili intercettazioni, i criminali si rendono conto di essere sotto sorveglianza, per cui il solito braccio destro del distinto francese si incarica di eliminare lo scomodo poliziotto, che, appunto, rientrando nell’abitazione, diventa l’obiettivo di molti spari di fucile dall’alto della terrazza di un edificio, restandone vittima innocente una signora che portava a passeggio il suo piccolo in carrozzina. Rimasto illeso, Jimmy gli dà immediatamente la caccia, prima salendo sul terrazzo e poi inseguendolo nella metropolitana di superficie, dove il bandito si fa spazio uccidendo chi lo ostacola. Il detective lo insegue in auto sfrecciando tra migliaia di macchine fin quando il treno si scaglia contro un altro convoglio fermo sui binari e arriva il momento dello scontro diretto. Un inseguimento che dire m mozzafiato sarebbe ampiamente riduttivo. Dal primo sparo alla conclusione sono trascorsi ben 10 minuti e 20 secondi! Un vero record nella storia del cinema. Se poi si tiene conto che è stato girato senza permessi e con le auto che sfrecciano per New York nelle strade in cui non era previsto che ci fossero delle riprese si capisce meglio le difficoltà e soprattutto la spettacolarità del girato. Anzi, molte di quelle inquadrature le filmò lo stesso William Friedkin alla macchina da presa, perché la squadra degli operatori, avendo famiglia, ebbero paura di venire coinvolta in qualche incidente. Diavolo di un regista!
Il film è in buona sostanza il racconto dei frenetici tentativi del poliziotto newyorkese Papà Doyle (peccato quella traduzione del doppiaggio italiano, essendo in originale un favoloso Popeye!) di intercettare un enorme carico di eroina appartenente ad un elegante imprenditore di Marsiglia. La rappresentazione della guerra al traffico di stupefacenti come lotta di classe, con i poliziotti di strada alle calcagna di ricchi criminali è sicuramente datata e parecchio sfruttata dal cinema americano, ma questo film rimane forte e avvincente ed emoziona soprattutto grazie al montaggio vivacissimo, alla visione epica della metropoli in decadenza e al finale fortemente noir. Il montaggio, infatti, comunica un senso di disorientamento nello spettatore: la succitata sequenza in cui l’auto di Doyle sfreccia tra la folla inseguendo un treno in corsa diventa leggendaria e dà il ritmo all’intero film.

Poche opere con un finale così pessimistico hanno conquistato l’Oscar come miglior film, perché Doyle raggiunge sì il suo criminale nemico all’interno di un edificio pericolante e fatiscente ma l’uomo gli sfugge. E lui, imperterrito, prosegue la sua caccia ossessiva quanto inutile. La conclusione è grandiosa e sconsolante: un film dal valore intenso ed emozionante. Senza nulla togliere alla complessiva bellezza del film, di un grande film, che ebbe anche un sequel altrettanto bello, caso raro, firmato da John Frankenheimer, ovviamente non all’altezza di questa magnifica opera.
Fernando Rey elegante e ironico come solo lui sa essere, Roy Scheider, inutile dirlo, è molto più che un caratterista, è un grande e indimenticato attore.

Riconoscimenti
1972 - Premio Oscar
Miglior film
Migliore regia
Miglior attore protagonista a Gene Hackman
Migliore sceneggiatura non originale
Miglior montaggio
Candidatura miglior attore non protagonista a Roy Scheider
Candidatura migliore fotografia
Candidatura miglior sonoro
1972 - Golden Globe
Miglior film drammatico
Migliore regia
Miglior attore in un film drammatico a Gene Hackman
Candidatura migliore sceneggiatura
1973 - Premio BAFTA
Miglior attore protagonista a Gene Hackman
Miglior montaggio
Comments