Il caso Collini (2019)
- michemar

- 13 mar 2022
- Tempo di lettura: 5 min
Aggiornamento: 29 mag 2023

Il caso Collini
(The Collini Case) Germania 2019 thriller drammatico 2h3’
Regia: Marco Kreuzpaintner
Soggetto: Ferdinand von Schirach (romanzo)
Sceneggiatura: Christian Zübert, Robert Gold, Jens-Frederik Otto
Fotografia: Jakub Bejnarowicz
Montaggio: Johannes Hubrich
Musiche: Ben Lukas Boysen
Scenografia: Josef Sanktjohanser
Costumi: Gioia Raspé, Manfred Schneider
Elyas M'Barek: Caspar Leinen
Franco Nero: Fabrizio Collini
Heiner Lauterbach: prof. dr. Richard Mattinger
Alexandra Maria Lara: Johanna Meyer
Manfred Zapatka: Hans Meyer adulto
Rainer Bock: dr. Reimers
Jannis Niewöhner: Hans Meyer da giovane
Catrin Striebeck: giudice
Pia Stutzenstein: Nina
Stefano Cassetti: Nicola Collini
TRAMA: In Germania, un giovane avvocato, incaricato d'ufficio della difesa di un omicida che si chiude in un ostinato silenzio, ricostruisce la verità storica del movente e svela la genesi di una legge che ha permesso alla vittima di sfuggire alla giustizia penale ma non alla vendetta.
Voto 7

Berlino 2001. Nel corridoio di un hotel di lusso un uomo anziano percorre il corridoio di un piano e bussa ad una porta. Chi gli apre è Jean-Baptiste Meyer, un industriale ottantacinquenne molto rispettato che lo accoglie perché evidentemente i due avevano un appuntamento. “Ah, prego mi segua. Posso offrirle qualcosa da bere? Non ricordo quale è il giornale per cui scrive.” Ma lo scatto del grilletto di una pistola lo fa girare spaventato. Quando quella persona scende nella hall è sporco di sangue, anche sulle scarpe, si accascia su una poltrona e alla signora del ricevimento che si avvicina per capire cosa stia succedendo dice: “È morto. Suite presidenziale.” Il noto imprenditore è stato assassinato, apparentemente senza motivo. Dell'omicidio è colpevole secondo la polizia Fabrizio Collini, un operaio italiano da poco in pensione. Dubbi non ce ne sono, anzi non ce ne possono essere. Seduto, immobile, sguardo assente, in assoluto silenzio e stanco, atteggiamento che si è protratto nonostante le sollecitazioni dei presenti e anche dopo l’arresto, durante il quale si è lasciato prendere senza opporsi e non ha più proferito parola, neanche durante gli interrogatori degli inquirenti.

Dopo questa prima serie di scene, di cui si capisce poco o nulla di cosa sia veramente successo e soprattutto il motivo, si viene a conoscenza di un giovane e inesperto avvocato, Caspar Leinen, che è attivo nella professione da soli tre mesi, tanto da presentarsi, una volta convocato dal tribunale, con tanto di toga benché non sia prevista alcuna udienza: gli viene semplicemente richiesto dal giudice incaricato se accetta di assumere il ruolo di difensore d’ufficio dell’arrestato. Lui non dà peso alle osservazioni del giudice e del pubblico ministero a proposito dell’abbigliamento e resiste anche agli sfottò degli amici: che sia impacciato non lo dà a vedere, piuttosto è eccitato ed entusiasta di poter iniziare una carriera che ha sempre sognato, da buon appassionato di giurisprudenza e legalità. Il vero problema è che non vorrebbe accettare l’incarico, sebbene sia il primo e di routine, dal momento che conosceva il defunto molto bene: era stato suo mentore e tutore morale, lo aveva frequentato da adolescente nella sua grande casa nella campagna tedesca e aveva persino avuto una storia giovanile con la nipote Johanna. Era stato in pratica uno di famiglia ed oggi guidava addirittura la sua Mercedes che il vecchio gli aveva regalato al conseguimento del diploma.

No, con questi precedenti non se la sente, non sarebbe sereno e obiettivo, troppo legato alla memoria della vittima: come potrebbe difenderne l’assassino? È il suo migliore ed esperto professore che lo ferma per strada e lo esorta invece ad accettare, perché tutti parleranno del caso e del processo e per lui sarebbe un buon trampolino di lancio. Anzi, si incontreranno in aula perché il professore Richard Mattinger, rappresenterà la cara Johanna che si è costituita parte civile. Le difficoltà sono in realtà altre, perché l’accusato Fabrizio Collini era e resta in assoluto silenzio, anche con lui che ne è il difensore. Non confessa, non smentisce, non reagisce. Vuole solo essere lasciato in pace: che lo condannino e non se ne parli più. Un atteggiamento strano e incomprensibile, che nasconde certamente molto, che indica che alla base del folle gesto ci sia ben altro, molto profondo e importante, perlomeno per l’imputato. È un film che era iniziato in maniera quasi banale, con un efferato omicidio, poi, invece, l’opera di Marco Kreuzpaintner prende una piega del tutto inaspettata, grave, storica, che risale a tanti anni prima, al tempo dell’occupazione nazista del territorio italiano, in Toscana, in particolare a Montecatini in provincia di Pisa.

Impossibilitato a risalire alle origini dei fatti e a costruire una linea difensiva, Caspar brancola nel buio e il cliente non lo aiuta. Non si arrende e basandosi sul suo intuito e la sua spiccata intelligenza, qualche particolare solo apparentemente secondario gli illumina la mente e con puntiglio e con l’aiuto di una bellissima ragazza che guadagna i soldi per lo studio consegnando pizze a domicilio, Nina, annusa la pista giusta a cui nessuno avrebbe mai pensato, che lo porterà ad una straziante e inimmaginabile conclusione. Una storia di eccidi, di lotta partigiana, di odiosa rappresaglia verso cittadini inermi e innocenti negli anni della Seconda Guerra Mondiale.

Chi era qualche giorno prima Hans Meyer, alias Jean-Baptiste Meyer, lo sanno tutti ma chi fosse stato decenni prima nessuno, oppure nessuno poteva o voleva ricordare. Il nostro giovane avvocato sta indagando sul passato della persona che lo ha allevato, accudito, fatto diventare uomo e oggi sta difendendo il suo assassino. Con lo stupore e l’ira della sua ex ragazza che non aspetta altro che giustizia. Come può, si chiede Johanna, farmi questo? Sembrava un caso facile, la giuria, anche se attenta e obiettiva, a cominciare dalla giudice, pare orientata ad una condanna scontata ed invece questo giovane inesperto sta ribaltando il corso del dibattito con richieste di rinvii (ha bisogno di tempo per concludere le sue indagini), con la convocazione di nuovi testi e, tra la grande sorpresa generale, con la chiamata in qualità di consulente del professore Richard Mattinger, che è a conoscenza di una informazione determinante. Ed infine arriva anche il testimone decisivo dall’Italia: un amico intimo di gioventù dell’accusato.

La pubblica opinione, la giuria, l’accusa traballano. Le indagini dell’avvocato difensore hanno portato alla luce un episodio del 1944 avvenuto a Montecatini. Chi è stato veramente il rispettato Hans Meyer? L’omicida dà finalmente un segno di reazione: si commuove, parla, ringrazia il legale. Ora la verità è chiara a tutti, il movente è spiegato, tutti sanno. La guerra ha lasciato una scia lunghissima che non va dimenticata. E Caspar Leinen ora non è più un avvocato anonimo e sconosciuto. La sua amata, che nel frattempo si era, nonostante tutto, riavvicinata, è senza parole e quella carezza sulla mano è forse un addio definitivo. Lui è stato capace di una vera impresa: ha avuto l’abilità di imbattersi in uno degli scandali giudiziari più grandi della storia della Germania e di dimostrarne le conseguenze inique.


Il film di Marco Kreuzpaintner, che sorprende non poco partendo in sordina ma sviluppandosi più interessante del prevedibile, è l’adattamento dell’omonimo romanzo di successo di Ferdinand von Schirach ed è apprezzabile anche per una buona prova del cast. Principalmente per l’efficace interpretazione di Elyas M'Barek che fornisce un’ottima impressione, a maggior ragione perché lo avevamo appena lasciato giovane irrequieto in Conta su di me di Marc Rothemund (2017). Dal canto suo, formidabile interpretazione di Franco Nero nel ruolo dell’assassino in cerca di giustizia, quella umana.
Buonissimo film, dal contenuto importante, tanto che ha ricevuto un ambito riconoscimento da “Cinema for Peace Foundation” per il Premio di Giustizia 2020. Un bel trofeo che la dice lunga sull’importanza dell’opera.






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