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Il caso Mattei (1972)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 29 gen 2022
  • Tempo di lettura: 3 min

Aggiornamento: 3 giu 2023


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Il caso Mattei

Italia 1972 dramma biografico 1h56’


Regia: Francesco Rosi

Sceneggiatura: Francesco Rosi, Tonino Guerra, Nerio Minuzzo, Tito Di Stefano

Fotografia: Pasqualino De Santis

Montaggio: Ruggero Mastroianni

Musiche: Piero Piccioni

Scenografia: Andrea Crisanti

Costumi: Franco Carretti


Gian Maria Volonté: Enrico Mattei

Luigi Squarzina: il giornalista liberale

Gianfranco Ombuen: ing. Ferrari

Edda Ferronao: sig.a Mattei

Accursio Di Leo: personalità siciliana

Furio Colombo: assistente di Mattei

Peter Baldwin: Mc Hale

Aldo Barberito: Mauro De Mauro

Alessio Baume: giornalista del Time

Arrigo Benedetti: se stesso

Sennuccio Benelli: giornalista

Franco Graziosi: Ministro delle partecipazioni statali


TRAMA: Gli ultimi giorni prima che il bireattore dell'Eni che portava dalla Sicilia a Milano, oltre al pilota, Enrico Mattei e un giornalista americano, precipitasse nel cielo di Bascapè (Pavia) il 27 ottobre 1962.


Voto 8

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Premiato a Cannes 1972, ex-aequo con La classe operaia va in Paradiso di Elio Petri, con una menzione speciale per Gian Maria Volonté, a dimostrazione dell’alta qualità del cinema italiano di quegli anni, è una lucida e impietosa indagine spiegazione dell’affare Enrico Mattei. Figura di primo piano nel rilancio dell’economia nazionale, già partigiano ed esponente importante del CNL Confederazione Nazionale Del Lavoro. Francesco Rosi racconta l’ascesa inarrestabile e la misteriosa morte dell’imprenditore di Stato coniugando in maniera impressionante, come fu sempre nel suo modo di fare cinema di impegno civile, la tecnica del film d’inchiesta e la narrazione spettacolare e nello stesso tempo documentaristica della Storia d’Italia dopo essersi informato a fondo e in maniera certosina sugli avvenimenti che riguardavano quell’uomo.

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Figlio del brigadiere dei carabinieri Antonio Mattei, aveva iniziato la sua attività professionale fondando una piccola azienda chimica e durante la Seconda Guerra Mondiale prese parte alla Resistenza, divenendone una figura di primo piano e rappresentandone la componente cosiddetta "bianca" in seno al Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia. Una persona quindi di forte temperamento e deciso nel carattere, sempre lucido nelle decisioni e pieno di iniziative.

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Ma come nascono la figura, il lavoro, le intenzioni e i risultati di un uomo così fermo nei suoi intenti, ce lo raccontano proprio la cronaca e il film. Dopo la guerra, infatti, nel 1945, Enrico Mattei viene incaricato dal governo DC di smantellare il carrozzone dell’Agip (di derivazione del ventennio) dopo la nomina governativa di commissario liquidatore, ente che lui invece riqualifica rendendola più efficiente e moderna, e contemporaneamente fonda l’Eni nel 1953. L’operazione più importante però è forse l’inizio fecondo di una politica estera parallela in Nordafrica per la fornitura petrolifera fino ad allora assente, intrattenendo anche solidi scambi commerciali in materia energetica con l’Unione Sovietica, grazie all’intermediazione dell’amico Luigi Longo, figura di spicco del PCI di allora.

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Certo un gran daffare che lanciava alla grande la nazione e la sua economia, stimolando molte reazioni in campo internazionale: l’Italia aveva un grande uomo delle istituzioni che sapeva guardare lontano, oltre i confini. E non fu visto bene da alcuni ambienti. A chi dava fastidio? Quali affari economici potenti venivano intaccati? Ecco allora che il 27 ottobre 1962, Enrico Mattei muore in un incidente aereo sopra i cieli di Pavia, in località Bascapè, di ritorno dalla Sicilia. Ufficialmente, egli morì in un incidente aereo ma secondo le voci degli informati i responsabili sarebbero le “sette sorelle”, ovvero le major del potere petrolifero americano.


Le ragioni dei dubbi sulla morte trovano purtroppo fondamenta da altra cronaca. Risulta che in sede di stesura della sceneggiatura, Francesco Rosi chiese la collaborazione e informazioni più dettagliate a Mauro De Mauro, penna de “L’Ora” di Palermo, a cui aveva domandato anche di investigare sulle ultime ore di Mattei in Sicilia, dove il giornalista scoprì che il presidente dell’Eni aveva incontrato un uomo vicino ad una cosca mafiosa ed un uomo sospettato di essere in contatto con la Cia in Italia. Fatto è che prima dell’inizio delle riprese, De Mauro scomparve per sempre, mai più ritrovato. Di questi, Leonardo Sciascia scrisse: “De Mauro ha detto la cosa giusta all'uomo sbagliato, e la cosa sbagliata all'uomo giusto.”

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Ancora oggi, nel nuovo millennio inoltrato, a tanti decenni dalla caduta di quell’aereo, di sicuro c’è solo che l’uomo che doveva modernizzare il Paese per portarlo alla autonomia energetica con trattative proprie è morto. Come e perché, ancora non si sa. È come se non si sia mai riusciti a leggere la scatola nera dell’Italia.

Il film è eccezionale e Gian Maria Volonté è enorme!


Riconoscimenti

1972 – Festival di Cannes

Grand Prix e menzione speciale a Gian Maria Volonté



 
 
 

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Il Cinema secondo me,

michemar

cinefilo da bambino

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