Il castello di vetro (2017)
- michemar

- 28 set 2022
- Tempo di lettura: 2 min

Il castello di vetro
(The Glass Castle) USA 2017 dramma biografico 2h7’
Regia: Destin Daniel Cretton
Soggetto: Jeannette Walls (memorie)
Sceneggiatura: Destin Daniel Cretton, Andrew Lanham
Fotografia: Brett Pawlak
Montaggio: Nat Sanders
Musiche: Joel P. West
Scenografia: Sharon Seymour
Costumi: Joy Cretton, Mirren Gordon-Crozier
Brie Larson: Jeannette Walls
Naomi Watts: Rose Mary Walls
Woody Harrelson: Rex Walls
Sarah Snook: Lori Walls
Josh Caras: Brian Walls
Brigette Lundy-Paine: Maureen Walls
Max Greenfield: David
Dominic Bogart: Robbie
Trama: Jeannette Walls, una giovane ragazza, cresce con la sorella maggiore e con il fratello e la sorella minori in una famiglia disfunzionale, costantemente in fuga dall'FBI. Vivendo in povertà, è guidata nella crescita dal geniale e ubriacone padre, che la distrae con storie magiche che la aiutano a evadere dalla disastrosa situazione familiare e dall'egoista madre anticonformista.
Voto 6

Jeannette Walls è una bimba di 8 anni che vive, assieme a due sorelle e un fratellino, in una famiglia nomade. E non per povertà o per vicende sfortunate che l’hanno colpita, ma per scelta. La madre Rose Mary (Naomi Watts) è una pittrice estraniata dal mondo, un’artista svagata, persona anche un po’ egoista; il padre Rex (Woody Harrelson) è un uomo spiantato e alcolizzato pur se molto premuroso con i familiari. Cosa poteva venirne fuori da due genitori così? Solo un quadro desolante di una famiglia che, solo per volere dei due adulti, ha scelto di vivere fuori dal sistema e non solo, se possibile anche di combatterlo. Senza fissa dimora, senza soldi e quindi spesso senza cibo. D’altronde, se combatti il sistema è facile che ti ritrovi anche senza il minimo sostentamento. È la versione più selvaggia e meno naturistica di quel progetto di esistenza chiamato Captain Fantastic. È l’America capovolta del “sogno americano”.

Jeanette la vediamo inizialmente ancora piccola ma crescendo capisce molto bene la situazione e intuisce che deve prenderne le distanze, fino a decidere con convinzione di intraprendere per sé una vita normale, scelta che non le sarà facile né facilitata dal padre e dalla madre che reagiscono sorpresi, come se non si aspettassero quella che per loro è una novità.

Non è un racconto di visione ribelle o una invenzione letteraria fantasy, ma, incredibile, tutto vero, tutto realmente accaduto, narrato e descritto dalla stessa volitiva ragazza che ha raccolto le memorie in un libro e divenuto anche un film che il regista Destin Daniel Cretton ha girato due anni prima del più fortunato Il diritto di opporsi. A restituire con una interpretazione che forse risulta un po’ rigida, ma di carattere, le sensazioni della protagonista è la brava Brie Larson, che ha il difetto di spegnere un po’ il fuoco che agita quello che rappresenta il suo personaggio, che inizialmente era stato previsto per la più impetuosa Jennifer Lawrence.

Se Naomi Watts si presta agevolmente al ruolo della madre spensierata in quella vita che sa di hippy contraria al consumismo ma senza la tipica ricerca di se stessi, Woody Harrelson trova uno dei tanti personaggi ideali della sua carriera, rumorosi e incoscienti, ma soprattutto fuori dalle righe.






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