Il cattivo poeta (2021)
- michemar
- 1 giu 2022
- Tempo di lettura: 2 min
Aggiornamento: 7 lug 2023

Il cattivo poeta
Italia/Francia 2021 biografico 1h46’
Regia: Gianluca Jodice
Sceneggiatura: Gianluca Jodice
Fotografia: Daniele Ciprì
Montaggio: Simona Paggi
Musiche: Michele Braga
Scenografia: Tonino Zera
Costumi: Andrea Cavalletto
Sergio Castellitto: Gabriele D'Annunzio
Francesco Patanè: Giovanni Comini
Tommaso Ragno: Giancarlo Maroni
Clotilde Courau: Amélie Mazoyer
Fausto Russo Alesi: Achille Starace
Massimiliano Rossi: comm. Rizzo
Elena Bucci: Luisa Baccara
Lino Musella: Carletto
Paolo Graziosi: padre di Giovanni Comini
TRAMA: Il giovane bresciano Giovanni Comini, convinto sostenitore del Partito Nazionale Fascista, viene promosso federale. Poco dopo la sua nomina, a motivo della sua predisposizione alla poesia, Achille Starace gli affiderà una missione cruciale: dovrà entrare nelle grazie del grande poeta Gabriele d’Annunzio e spiarlo per conto del regime.
Voto 5,5

Nel 1936 Giovanni Comini è stato appena promosso federale, il più giovane che l’Italia possa vantare. Ha voluto così il suo mentore, Achille Starace, segretario del Partito Fascista e numero due del regime che lo ha convocato a Roma per una missione delicata: dovrà sorvegliare Gabriele D’Annunzio e metterlo nella condizione di non nuocere.

Infatti, il Vate, il poeta nazionale, negli ultimi tempi appare contrariato e Mussolini teme possa danneggiare la sua imminente alleanza con la Germania di Hitler. Ma al Vittoriale, il disegno politico di cui Comini è solo un piccolo esecutore inizierà a perdere i suoi solidi contorni e il giovane federale, diviso tra la fedeltà al Partito e la fascinazione per il poeta, finirà per mettere in serio pericolo la sua lanciata carriera.

Il poeta è oramai insofferente da tempo al fascismo, e poiché una nuova guerra è ormai considerata alle porte, Starace teme che se una persona di tale popolarità si esprimesse a sfavore dell'alleanza fra Mussolini e Hitler, la fiducia popolare sarebbe messa a repentaglio.

Finzione pochissima: tutte le cose dette da Sergio Castellitto, che interpreta D’Annunzio in maniera vigorosa, con una interpretazione molto apprezzabile, sono state veramente dette e trascritte, o nei verbali o nei memoir dello stesso poeta che era un grafomane e non ha mai appeso la penna al chiodo. Anche i confronti tra Comini e Starace sono stati trascritti fedelmente, con un minimo margine di adattamento alla drammaturgia.

Tutti i personaggi sono realmente esistiti. Il regista Gianluca Jodice scava nella forte personalità dell’ingombrante personaggio mostrando anche la sua vita intima tra sesso e stupefacenti, realizzando però un’opera senz’altro interessante ma poco emotiva, sfruttando l'ottima caratterizzazione di Sergio Castellitto per orchestrare un film che ricorda vagamente il rapporto instaurato – con altre caratteristiche, ovviamente – tra Pablo Neruda e il postino.

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