Il colore nascosto delle cose (2017)
- michemar

- 19 nov 2022
- Tempo di lettura: 4 min
Aggiornamento: 11 giu 2023

Il colore nascosto delle cose
Italia/Svizzera 2017 dramma 1h55’
Regia: Silvio Soldini
Sceneggiatura: Silvio Soldini, Doriana Leondeff, Davide Lantieri
Fotografia: Matteo Cocco
Montaggio: M Giorgio Garini, Carlotta Cristiani
Musiche: Gianluigi Carlone
Scenografia: Marta Maffucci
Costumi: Silvia Nebiolo
Valeria Golino: Emma
Adriano Giannini: Teo Moscone
Laura Adriani: Nadia
Arianna Scommegna: Patti
Anna Ferzetti: Greta
Andrea Pennacchi: Paolo
Beniamino Marcone: Flavio
Italo Amerighi: Andrea
Mattia Sbragia: Vittorio
Valentina Carnelutti: Stefania
Angela Ciaburri: Chiara
Roberto De Francesco: tassista supermarket
Giuseppe Cederna: tassista notturno
Maria Cristina Mastrangeli: madre di Teo
TRAMA: Teo è un affascinante pubblicitario in carriera. Ha una fidanzata, un'amante e un passato familiare tormentato alle spalle. Un giorno, conosce Emma, una donna non vedente, affascinante e di grande forza d'animo, che non si è mai arresa al suo handicap. Tra i due scoppia un amore travolgente e apparentemente impossibile, destinato a creare scompiglio nella vita di entrambi.
Voto 6,5

Teo ha il volto di Adriano Giannini e la personalità di un uomo in continua fuga dal suo passato e dalle responsabilità dei rapporti d’amore. La sua unica vera passione è il suo lavoro. È il creativo di un'agenzia pubblicitaria e vive diviso tra la sua attività e i tanti letti delle donne che frequenta. Emma, invece, ha il volto di Valeria Golino e la personalità di una donna che non fugge dai suoi drammi. A soli 16 anni ha perso la vista, ma ha deciso di non arrendersi. È diventata un'osteopata e protegge la sua autonomia muovendosi per le strade della città in compagnia del suo fedele alleato: un bastone bianco. Il primo incontro tra i due avviene nello studio medico di Emma e rappresenta una svolta a cui entrambi non danno inizialmente molta importanza. Quando poi invece si rivelerà rilevante per le loro esistenze.

Ancora una volta, argomento che attira spesso sia la scrittura che il cinema, è l’uomo a guardare senza vedere quello che la compagna vede col cuore, con l’istinto e con l’intuizione. Ed è proprio questo ad attrarre terribilmente Teo, pubblicitario affermato che fa della vista lo strumento centrale della sua professione. Ma si accorge di non averci mai visto veramente. Capisce che il colore che si vede in superficie è diverso da quello che penetra in profondità avvolgendo e mutando il nocciolo più autentico di ogni cosa. È Emma che infatti gli apre gli occhi. E lui inizia a vedere e apprezzare il mondo. Quello vero. Non più il suo che gira solo intorno a sé, come vuole lo stereotipo del pubblicitario egocentrico. Silvio Soldini fa risaltare quanto questa donna non sia più legata ai soliti luoghi comuni, come può essere quello del superdotato sensoriale o del disagiato sociale di cui provare pietà. Emma non è niente di tutto questo: è una donna come tante che ha semplicemente avuto la fortuna, attraverso la sua disabilità, di sviluppare una sensibilità diversa, più autentica. L’uomo, da parte sua, capisce di avere incontrato una donna speciale e per lei e per suo merito rivaluta tutto, anche la stabile relazione con la compagna, Greta.

In tal maniera, si incontrano in un rapporto che è anche un dialogo, una lenta lezione per superare i pregiudizi, il patetismo e il supereroismo del portatore di handicap, per arrivare a comprendere il funzionamento di ogni singola persona, rivelando i personaggi poco a poco l’uno all’altro, preferendo il film sentimentale all’immagine pubblicitaria, il romanticismo come scelta politica, il cinema come progresso e non uno spot. L’amore, lo sappiamo tutti, è vero se sa andare oltre l’immagine e sa godersi il buio, tanto, l’essenziale è invisibile agli occhi, bisogna solo cercarlo con la buona volontà.

Può dare l’idea di un film furbo, pieno di simbolismi, ma invece è la visione pulita di un’opera delicata profonda, attenta ai sentimenti di ciascuno dei personaggi. Verrebbe spontaneo dire che sia il tentativo di comprendere meglio il mondo e le cose piccole ma importanti che ci circondano e per arrivare al traguardo, sul set è necessario, anzi indispensabile, il miglior impegno nella sensibilità interpretativa degli attori. Valeria Golino e Adriano Giannini si mettono a disposizione con il massimo delle loro possibilità e ne ricavano due bei ruoli. Davvero bravi, soprattutto lei, che, secondo me, non sempre viene apprezzata da tutti per quello che è: un’eccellente interprete.


Silvio Soldini non è che realizzi un capolavoro, sia chiaro, ma il suo cinema è questo, che guarda agli aspetti umani e psicologici di personaggi incerti, dubbiosi, fragili alla ricerca della felicità possibile, come il protagonista maschile, una sorta di uomo che ama le donne, la cui sicurezza, frangibile, viene sgretolata da una donna che si è fortificata da sola. “Se l’amore è cieco, Cupido è ipovedente” dice un personaggio del film che conduce ad un finale sospeso nell’aria e nel “buio”. Il regista che spiega l’idea di partenza “si è fatta strada lentamente dopo l’esperienza di Per altri occhi, il documentario che ho girato con persone non vedenti qualche anno fa. Ho scoperto un mondo che, devo ammettere, immaginavo diverso. Siamo abituati a pensare alla disabilità per lo più attraverso immagini stereotipate, a tenerla a distanza, spesso a compatirla. Invece tramite quel film ho incontrato persone straordinarie, vitali, determinate, curiose, coraggiose, la cui unica paura era che il mio sguardo su di loro potesse indugiare nella pietà. I ciechi che ho conosciuto sono pieni d’ironia e di autoironia, non vivono la loro vita in modo drammatico, come siamo abituati a pensare, ma insieme determinato e leggero. Che siano nati non vedenti o abbiano perso la vista in seguito, nessuno di loro perde tempo a compatirsi; tutti lavorano, fanno sport di ogni genere, hanno una vita sentimentale, una famiglia, viaggiano, leggono.”.
Riconoscimenti
2018 - David di Donatello
Candidatura migliore attrice protagonista a Valeria Golino






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