Il commissario Pepe (1969)
- michemar

- 20 mag 2023
- Tempo di lettura: 2 min

Il commissario Pepe
Italia 1969 commedia 1h47’
Regia: Ettore Scola
Soggetto: Ugo Facco de Lagarda
Sceneggiatura: Ruggero Maccari, Ettore Scola
Fotografia: Claudio Cirillo
Montaggio: Tatiana Casini Morigi
Musiche: Armando Trovajoli
Scenografia: Gianni Polidori
Costumi: Gianni Polidori
Ugo Tognazzi: comm. Antonio Pepe
Giuseppe Maffioli: Nicola Parigi
Silvia Dionisio: Silvia
Tano Cimarosa: ag. Cariddi
Ampelio Sommacampagna: mar. Zanon
Marianne Comtell: Matilde Carroni
Michele Capnist: dott. Mario Valenga
Dana Ghia: suor Clementina
Elsa Vazzoler: vecchia prostituta
Véronique Vendell: Maristella Diotallevi
Rita Calderoni: Clara Cerveteri
Virgilio Scapin: conte Lancillotto
TRAMA: In una cittadina del nord Italia, apparentemente pulita e dignitosa, il commissario Pepe scopre una realtà completamente diversa, intrisa di marciume, in cui sono coinvolte molte persone insospettabili. Dall'alto gli viene l'invito a trascurare i nomi eccellenti. Al che, il commissario sceglie un'altra soluzione: o tutti o nessuno.
Voto 6,5

“La nostra è una città tranquilla, dedita al lavoro e alla famiglia. Ogni tanto c'è qualche sciopero, qualche comizio, ma senza compromettere l'ordine pubblico. Discorsi infuocati, vibrate proteste, qualche applauso e tutto resta come prima. I padroni restano padroni, gli operai restano operai.”

Così il commissario Pepe descrive la cittadina del nordest italiano in cui opera, un luogo considerato da tutti vivibile, la cui rappresentazione esprime anche il suo pacato modo di affrontare e risolvere i problemi che nascono, con la giusta dose di buonsenso e senza autoritarismo. Quando viene indotto ad indagare su reati a sfondo sessuale commessi in quei palazzi e tra quelle strade, però deve ricredersi e guardare l’ambiente con occhi diversi: la città non è poi così per bene come la giudicava.

Tra i tanti personaggi pubblici e commissari dei suoi 150 film (tra cinema e TV), questo di Ugo Tognazzi è ancora un ruolo agrodolce perfettamente in sintonia con la sua personalissima recitazione, sapendo esprimere, con l’evolversi della trama, il suo disgusto neppure troppo celato verso la provincia italiana perbenista. La regia di Ettore Scola vi aggiunge, come era inevitabile, lo sguardo politico-sociale della sua visione della società in cui si viveva, con personaggi caratteristici della nostra provincia e spingendo il protagonista a mostrare un crescente disgusto nell’essere costretto a mettere le mani dentro al fango.

Il potere e il grottesco, argomenti cari al regista, vengono ben dosati e accostati, fotografati sull’espressione sempre più amara del commissario, che di fronte alle notizie che scopre resta tanto nauseato da prendere una decisione che non avrebbe mai immaginato prima.
“C'è più verità in una lettera anonima che in un proverbio cinese.”






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