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Il concorso (2020)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 22 apr 2022
  • Tempo di lettura: 4 min

Aggiornamento: 17 mag 2023


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Il concorso

(Misbehaviour) UK/Francia 2020 commedia biografica 1h46’


Regia: Philippa Lowthorpe

Sceneggiatura: Rebecca Frayn, Gaby Chiappe

Fotografia: Zac Nicholson

Montaggio: Úna Ní Dhonghaíle

Musiche: Dickon Hinchliffe

Scenografia: Cristina Casali

Costumi: Charlotte Walter


Keira Knightley: Sally Alexander

Gugu Mbatha-Raw: Jennifer Hosten

Jessie Buckley: Jo Robinson

Keeley Hawes: Julia Morley

Phyllis Logan: Evelyn Alexander

Lesley Manville: Dolores Hope

Rhys Ifans: Eric Morley

Greg Kinnear: Bob Hope

Suki Waterhouse: Sandra Anne Wolsfeld

Clara Rosager: Marjorie Johansson

Loreece Harrison: Pearl Jansen

Lily Newmark: Jane

Ruby Bentalli: Sarah


TRAMA: Nel 1970, il concorso di Miss Mondo ha luogo a Londra, presentato dal leggendario comico americano Bob Hope. Si tratta di una delle competizioni più viste al mondo, con oltre 100 milioni di spettatori in televisione. Con la convinzione che il concorso sia lesivo nei confronti della figura della donna, il neonato Movimento di Liberazione Femminista pianifica di invadere il palco e disturbare la diretta. Come se non bastasse, il concorso finisce per incoronare non la favorita svedese ma Miss Grenada, la prima donna di colore a vincere il titolo. In poche ore, gli spettatori di tutto il mondo saranno testimoni di un cambiamento epocale.


Voto 6

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Il film racconta gli avvenimenti che accaddero nell'edizione di Miss Mondo del 1970 raccontato da diversi punti di vista. Tuttavia, l'attenzione principale si concentra su due differenti gruppi di personaggi: da un lato, vi sono le giovani donne che irruppero sul palco per lanciare al mondo il loro messaggio di liberazione, uguaglianza e parità di diritti; dall'altro lato, invece, vi furono le ragazze che parteciparono al concorso di bellezza, sperando nelle opportunità offerte loro dal titolo, e furono portatrici di un altro tipo di messaggio sulla figura femminile. La storia di quell'edizione del concorso è balzata di recente agli onori della cronaca grazie a un programma radiofonico della BBC in cui sono intervenute diverse testimoni degli eventi, come Sally Alexander e Jo Robinson, appartenenti al movimento femminista, e Jennifer Hosten, ovvero la vincitrice del concorso di quell'anno. La diversità dei punti di vista in gioco e l'impatto che hanno avuto sul progresso delle lotte delle donne hanno spinto la sceneggiatrice Rebecca Frayn a scrivere un soggetto ispirato alla vicenda. Sulla scia di titoli come Pride o Suffragette, il soggetto ha attirato subito le attenzioni della casa di produzione Pathé, colpita da come le donne protagoniste si mossero in maniera differente in un mondo dominato prettamente dagli uomini.

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La protesta del 1970 offrì un'immagine forte di ciò che stava accadendo nel mondo in quel momento. Si trattava di un periodo di grandi cambiamenti sociopolitici in cui la vecchia concezione maschilista e conservatrice del mondo doveva confrontarsi con i movimenti per i diritti degli omosessuali e delle donne. L'irruzione sul palco di Miss Mondo non è stata altro che una sorta di rappresentazione scenica molto forte dello scontro e del dibattito in corso davanti agli occhi di milioni di telespettatori sparsi a ogni latitudine. Ma cosa chiedevano quelle donne? In primo luogo, pari retribuzione sul lavoro, aiuto per crescere i loro bambini, metodi contraccettivi su richiesta e pari opportunità per l'istruzione. Non dimentichiamo che in quel periodo solo il 2% delle donne sedeva in Parlamento e tutte quante avevano bisogno di un marito anche solo per accedere a un prestito bancario

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“Non siamo belle, non siamo brutte, siamo arrabbiate!”. Questo era lo slogan delle attiviste di Women's Liberation che decisero di interrompere quel concorso che è passato alla Storia e le proteste clamorose fecero notizia in prima pagina in tutto il mondo. Bob Hope, che era il maestro della cerimonia, era sconcertato nel trovarsi al centro di una tempesta di fuoco di rabbia femminista. Mentre delle proteste scrissero tantissimi giornali, il concorso fu perseguitato da altre controversie geopolitiche, in particolare da parte di attivisti antiapartheid (consentire al Sudafrica di competere fu visto come un condono al regime razzista). Per complicare ulteriormente le cose e rompere con la tradizione del concorso rafforzando la divisione razziale, due donne furono scelte dal Sud Africa, una bianca e una nera (la seconda partecipò sotto la bandiera di "Africa Sud"). Ancora più straordinario, la vincitrice, Jennifer Hosten, era di Grenada (la prima donna nera a vincere il concorso), e la seconda classificata fu la già citata "Africa South", Pearl Jasen. Considerando queste esplosive implicazioni internazionali, un gruppo di donne che lanciano bombe di farina sul palco e fecero impazzire Bob Hope sembrò addirittura l'aspetto meno controverso del concorso.

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Dal punto di vista cinematografico, il film è recitato da attrici piene di grinta e perfettamente consapevoli del messaggio che porta con sé. Se spicca in primo piano il nome di Keira Knightley, al suo fianco ammiriamo Gugu Mbatha-Raw e Lesley Manville, ma ancora una volta è da ammirare la prova di Jessie Buckley, un’attrice di grande talento che si distingue ogni volta. È sempre da tenere sott’occhio. La regista Philippa Lowthorpe se la cava discretamente e realizza un’opera che vuole graffiare e anche spiazzare, perché nel dramma della storia ci sono anche sequenze che sorprendono e, perché no, divertire nella sua pazza incoscienza dettata dal coraggio e dalle giuste e legittime richieste delle donne. Perché Misbehaviour (il titolo originale) vuole dire “comportamento scorretto”, quello che ogni tanto è necessario adottare per farsi sentire.



 
 
 

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