Il discorso perfetto (2020)
- michemar

- 7 ago
- Tempo di lettura: 2 min

Il discorso perfetto
(Le Discours) Francia, Belgio 2020 commedia 1h27’
Regia: Laurent Tirard
Soggetto: Fabrice Caro (romanzo)
Sceneggiatura: Laurent Tirard
Fotografia: Emmanuel Soyer
Montaggio: Valérie Deseine
Musiche: Mathieu Lamboley
Scenografia: Arnaud Roth
Costumi: Maïra Ramedhan Levi
Benjamin Lavernhe: Adrien
Sara Giraudeau: Sonia
Kyan Khojandi: Ludo
Julia Piaton: Sophie
François Morel: padre di Adrien
Guilaine Londez: madre di Adrien
Sébastien Chassagne: Sébastien
Adeline d’Hermy: Solène
Sébastien Pouderoux: Romain
Sarah Suco: Karine
Marilou Aussilloux: Isabelle
Christophe Montenez: il ragazzo di Solène
Laurent Bateau: il dottore
Jean-Michel Lahmi: professore
Niels Tolila: Justin
Fabienne Galula: madre di Justin
TRAMA: Recentemente la sua fidanzata lo ha lasciato, ma durante una cena di famiglia apparentemente senza fine, l’uomo attende un SMS di riconciliazione.
VOTO 6 -

Adrien ha trentacinque anni ed è in piena crisi di mezza età. Imbarazzante ed ipocondriaco, prende parte una sera a una cena di famiglia che sembra senza fine e, come se non bastasse, la sua fidanzata ha rotto con lui. In più, il futuro cognato gli chiede di preparare un discorso per l’imminente matrimonio. Potrebbe andare ancora peggio?
La commedia francese diverte sempre, anche se a volte si ripete. Invece questo film è parecchio innovativo e si basa sulla interpretazione del simpatico Benjamin Lavernhe da vero mattatore, che fa in pratica tutto da sé.
Il suo Adrien viene lasciato dalla compagna e mentre riflette sulla sua situazione sentimentale in pausa, il fidanzato della sorella gli chiede di tenere un discorso per le loro nozze, il che lo manda praticamente in tilt. Lo spettatore vive, da quel momento in poi, tutte le sue impressioni, come una immersione nel suo cervello: sfondando la cosiddetta quarta parete, si rivolge allo spettatore psicoanalizzandosi, esaminando il presente alla luce del passato, radiografando le sue relazioni personali e familiari.
Seguendo i suoi ragionamenti, ci descrive tutti i conseguenti paradossi. Inoltre (ecco le novità rispetto alla solita commedia), come un continuo monologo, ci legge i titoli di testa, elabora l’ipotetico discorso di cui è incaricato in chiavi continuamente differenti (trionfali, fallimentari, divertenti, commoventi), ed infine nella cena di famiglia ognuno parla un linguaggio diverso dagli altri, come se ci trovassimo in un convegno internazionale.
Film potenzialmente divertente, a patto di accettare e resistere al fiume di parole che ci investe come un tornado.
























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