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Il federale (1961)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 20 lug
  • Tempo di lettura: 2 min

Aggiornamento: 7 set

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Il federale

Italia, Francia 1961 commedia 1h42’

 

Regia: Luciano Salce

Sceneggiatura: Castellano e Pipolo, Luciano Salce

Fotografia: Erico Menczer

Montaggio: Roberto Cinquini

Musiche: Ennio Morricone

Scenografia: Alberto Boccianti

Costumi: Giuliano Papi

 

Ugo Tognazzi: Primo Arcovazzi

Georges Wilson: professor Erminio Bonafé

Mireille Granelli: Rita Bardacci

Stefania Sandrelli: Lisa

Gianrico Tedeschi: Arcangelo Bardacci

Elsa Vazzoler: Matilde Bardacci

Renzo Palmer: partigiano Taddei

Gianni Agus: federale repubblichino

Franco Giacobini: deficiente a Rocca Sabina

Ester Carloni: marchesa Eleonora Castaldi

 

TRAMA: La ricerca di un soldato fascista la cui missione è catturare un nemico politico durante la fine della Seconda Guerra Mondiale.

 

VOTO 7


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Nel 1944 un fanatico fascista, che spera di raggiungere il grado di “federale”, deve portare dall’Abruzzo a Roma un oppositore del regime, il professor Erminio Bonafé. Lungo il viaggio in sidecar i due hanno modo di conoscersi meglio, sullo sfondo di un’Italia ormai in rovina e allo sbando. Nonostante le prove evidenti del crollo del regime, la fede del camerata non vacilla, sempre con il miraggio della promozione.


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Diretto da Luciano Salce e interpretato magistralmente da Ugo Tognazzi, la satira pungente del regista fa sfoggio di enorme capacità nel mescolare commedia e dramma in un contesto storico significativo. Ambientato durante gli ultimi giorni del regime fascista in Italia, il film segue le vicende di un graduato delle Brigate Nere, Primo Arcovazzi, interpretato da Tognazzi, che si imbarca in un viaggio per riportare a Roma un anziano filosofo antifascista.


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La pellicola si sviluppa attraverso una serie di eventi che mettono in luce la complessità del personaggio di Arcovazzi, un uomo fedele ai suoi ideali ma anche capace di umanità (ogni tanto). La performance di Tognazzi offre uno spessore inedito al suo repertorio, mostrando un talento drammatico che va oltre le sue precedenti interpretazioni comiche. Tant’è che fu proprio lui che non volle come partner il sodale Raimondo Vianello per dare un’impronta semidrammatica della trama, e non farne un film comico.


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Dal canto suo, la regia di Salce, con la sua attenzione ai dettagli e la capacità di catturare l’essenza dei personaggi e del periodo storico, rende la pellicola un classico intramontabile della commedia italiana, arricchito dalla colonna sonora di Ennio Morricone, al suo debutto (!) che sottolinea il tono a volte leggero, a volte malinconico del viaggio.


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Satira superficiale o dimostrazione del definitivo distacco (almeno per quei tempi) della gente comune dal paradigma mussoliniano: chissà, resta il fatto che tra la bravura dei due viaggiatori e la divertentissima sceneggiatura scritta da tre persone che volevano prendere per i fondelli il fascismo, si ride di gusto e si prova un po’ di tristezza per un Paese da ricostruire, anche mentalmente.



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