Il giocattolo (1979)
- michemar

- 7 set 2023
- Tempo di lettura: 3 min

Il giocattolo
Italia 1979 dramma 1h58’
Regia: Giuliano Montaldo
Sceneggiatura: Sergio Donati, Giuliano Montaldo, Nino Manfredi
Fotografia: Ennio Guarnieri
Montaggio: Nino Baragli
Musiche: Ennio Morricone
Scenografia: Luigi Scaccianoce
Costumi: Franco Carretti
Nino Manfredi: Vittorio Barletta
Marlène Jobert: Ada Barletta
Arnoldo Foà: Nicola Griffo
Olga Karlatos: Laura Griffo
Vittorio Mezzogiorno: Sauro Civera
Pamela Villoresi: Patrizia Griffo
Daniele Formica: Gualtiero
Renato Scarpa: armaiolo
Mario Brega: rapinatore
TRAMA: Vittorio è da tempo il factotum di un industriale senza scrupoli. Rimasto ferito in un tentativo di rapina decide di comprare una pistola. Qualche tempo dopo uccide un malvivente e diventa per qualche giorno una specie di eroe negli ambienti della ricca borghesia milanese. Ma subito dopo viene abbandonato da tutti, compreso l'industriale per il quale si era prestato a ogni sorta di traffici. Decide allora di vendicarsi.
Voto 7

A metà strada tra il cinema impegnato, la tragicommedia a sfondo sociale e il film a tesi, Giuliano Montaldo apre una discussione seria sulla sicurezza del cittadino nella società italiana degli anni ’70, periodo nel quale strani fatti succedevano nel Paese. Avvenimenti profondamente gravi, di natura politica, che armavano mani di estremisti organizzati, mentre le notizie di rapine e rapimenti erano quasi all’ordine del giorno. L’argomento “sicurezza” in Italia è una discussione che ogni tanto torna a galla e molto spesso usata solo a scopo propagandistico e non solo qui da noi (l’America consideriamola fuori classifica): sappiamo bene che essa va garantita dalla legge e tutti i cittadini se hanno ben diritto.
Il personaggio di Vittorio Barletta è un po’ l’emblema del cittadino medio che vive e lavora immerso in una vita qualunque, anonimo in mezzo a tanti. Una “vita agra” da ragioniere nella ditta di un vecchio amico che però lo sfrutta per i suoi intrallazzi finanziari. Alle armi non ci pensa mai, fino a quando un fatto violento cambia la sua vita e scopre l’emozione e l’adrenalina che può dare una pistola potente e precisa quando diventa il prolungamento del braccio. Un braccio non violento che però può diventarlo, soprattutto allorquando scopri che, avendo subito un torto, puoi farti giustizia da solo.
Diventa un’ossessione e non te ne liberi più. Vittorio ha solo un deterrente, la moglie Ada che, pur rimanendo sempre in secondo piano, assume le vesti di protagonista decisiva nel tragico finale. Lei, molto malata, non riesce a cogliere la metamorfosi che sta incidendo nella mente del marito, il quale approfitta della sua scarsa attenzione per nascondere i suoi piani. È talmente stravolto che diventa cieco e sordo e non si accorge del reale stato di salute della donna: “Oggi si rischia la vita tutti i minuti, vale la pena curarsi il mal di testa?”
Anche questa volta Nino Manfredi, ormai nella piena maturità di grande attore, è in grado di costruirsi un personaggio marcato e memorabile, con una bellissima interpretazione, sempre, come piace a lui, a cavallo tra il comico e il drammatico, tra la satira di costume e l’impegno sociale. “Ci siamo fatti il frigidaire, la lavatrice, la macchina, la tivvù a colori, e adesso mi faccio una pistola, ce l'hanno tutti”. Mentre lei è la dolcissima Marlène Jobert, che tanto ha lavorato in quegli anni in Italia. Come solito, Giuliano Montaldo dirige molto bene gli attori, sempre a loro agio con un regista come lui, e i nomi pregiati non mancano: Arnoldo Foà, Olga Karlatos, Vittorio Mezzogiorno, Pamela Villoresi. E le musiche di Ennio Morricone!

Una dimostrazione delle immense qualità di Manfredi è la scena della rapina nel supermarket in cui rimane ferito: “Stava ... qui dentro... la salsa di po-pomodoro?"














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