Il gioco delle coppie (2018)
- michemar

- 1 gen 2020
- Tempo di lettura: 6 min

Il gioco delle coppie
(Doubles vies) Francia 2018 commedia 1h48’
Regia: Olivier Assayas
Sceneggiatura: Olivier Assayas
Fotografia: Yorick Le Saux
Montaggio: Simon Jacquet
Scenografia: François-Renaud Labarthe
Costumi: Jürgen Doering
Guillaume Canet: Alain
Juliette Binoche: Selena
Vincent Macaigne: Léonard
Christa Théret: Laure
Nora Hamzawi: Valérie
Pascal Greggory: Marc-Antoine
TRAMA: L'editore letterario Alain rifiuta di pubblicare il romanzo di Léonard, un amico a cui non ha mai rifiutato una pubblicazione. Selena, moglie di Alain, è un'attrice che da anni ha una relazione con Léonard; la donna si oppone alla decisione di Alain, convinta che si tratti di un vero e proprio capolavoro, sicuramente il miglior libro che Leonard abbia mai scritto. Valérie, moglie di Léonard, è una consulente politica di sinistra, disinteressata alla situazione sentimentale del marito. A complicare la situazione l'azienda di Alain assume una giovane e ambiziosa donna, Laure, con il compito di facilitare l'accesso dell'azienda nell'era digitale; Alain intreccia una relazione con la neoassunta.
Voto 7

Ci mette un po’ a carburare, mi son detto durante i minuti iniziali, la ricca sceneggiatura costellata da dialoghi spigliati, tipica del piacevolissimo cinema francese, non definiva con certezza i personaggi e soprattutto quelli centrali. Si intuiva che ovviamente l’incipit sarebbe sfociato in qualcosa di più concreto e la fiducia cieca nell’intelligenza di Olivier Assayas non avrebbe mai permesso ad un suo film di precipitare nel mediocre. È sempre così, o almeno succede spesso: la commedia d’oltralpe, con o senza colorazioni provenienti da sentimenti e rapporti amorosi, è ricca di conversazioni e di personaggi che ci trasportano nel bel mondo parigino. Figuriamoci poi se al centro della scena e della trama ritroviamo alcune coppie che solo apparentemente vanno d’accordo e si scambiano effusioni affettive, anche se senza eccessivo calore. In particolare il film ci mostra due coppie: Alain è il marito di Selena ma frequenta Laure mentre lei incontra segretamente Léonard, il quale a sua volta è sposato con Valérie. E non è che ognuno di loro sia ignaro di quello che succede: ha una vaga idea, sì, non sa esattamente con chi viene tradito, certo, ma la sensazione la avverte. Però tutti tirano avanti, come se in fondo non importi molto: il fatto è che, anche, sono tutti impegnati con i rispettivi lavori fino a riempire interamente le loro giornate, fatta eccezione ovviamente per le fughe amorose.

Alain è un editore di narrativa e proprio Léonard è uno scrittore che lui cura da diversi anni; Selena è un’attrice di una serie televisiva di grande successo mentre Valérie si occupa dell’immagine di uomini politici. Vanno vengono, partono ritornano, si incontrano con amici e colleghi, chiacchierano e bevono, nei bar e nelle trattorie, tra chiacchiere e discussioni di lavoro, e nel frattempo fanno sesso ma non con il partner ufficiale. La chiave di lettura è racchiusa nei libri di buona popolarità che scrive Léonard, che sono basati, come risulta lampante anche dalle tante domande che gli rivolgono critici e lettori, su storie chiaramente autobiografiche, nonostante le continue smentite poco convincenti dell’interessato. Tutte vicende che, pur con cambi di nomi, trattano le esperienze relazionali e sentimentali dello scrittore con donne del suo giro di amicizie e conoscenze e allorquando l’editore intuisce che l’ultimo lavoro di Léonard tira in ballo anche sua moglie sotto mentite spoglie esterna nervosamente la decisione di non voler pubblicare il libro, perché – dice – non lo trova all’altezza dei precedenti. Pretesto poco plausibile. Da qui scaturisce una serie di eventi e situazioni che porteranno ai diversi chiarimenti da parte dei vari protagonisti.

Un film sui rapporti liquidi delle coppie parigine d’oggi? Niente affatto. L’ottimo Olivier Assayas utilizza i rapporti familiari e sociali per parlarci dei notevoli cambiamenti che stanno avvenendo nella editoria letteraria, un universo antico quasi quanto il mondo dove stiamo assistendo al trapasso dal profumato libro cartaceo alla versione digitale dell’e-book, un tablet in cui possiamo scaricare migliaia di libri e leggerli comodamente comprandoli a prezzi irrisori, dopo aver praticamente licenziato e lasciato senza lavoro migliaia di lavoratori del reparto della carta e della stampa. Anzi, pare perfino superato anche questo gradino, perché il futuro, ormai attuale, guarda al moderno audiolibro, recitato dalle voci dei più amabili attori/attrici contemporanei. Infatti i giochi di potere finanziario e le lobby del settore giocano molto più in alto dei poveri e ignari lettori. Eh sì, il mondo cambia e la tecnologia sopravanza metodi di lavorazione e di svago ormai obsoleti, o per lo meno non più convenienti a chi tiene le redini della finanza o a chi specula nel campo degli investimenti, indirizzando il mercato e le scelte di marketing verso altri lidi. Nel frattempo, a livello terracqueo, le relazioni umane sono sempre le solite e ininterrottamente ondivaghe, con amori tradimenti bugie scappatelle ritorni rese incondizionate e finalmente figli in arrivo che guariscono le malattie endogene delle coppie.

Un gruppo di attori affiatati, una sceneggiatura che respira ironia (e perfino cinismo divertente), intelligenza di dialoghi ritmati e una regia solida e affidabile che ben conosciamo sono i pregi di questo interessantissimo film, dove la mano appunto di Olivier Assayas si riconosce benissimo, quasi un prolungamento del misterioso e affabulante Sils Maria con la medesima affascinante Juliette Binoche (qui alla terza collaborazione col regista). Un bel gruppo di attori ognuno con le sue peculiarità, ben orchestrati da un regista che sa fare commedia parlando di cose serie e di rapporti umani con uno stile molto personale e con tanto tanto ingegno. Bravi tutti, ma se il fascino e la disinvoltura di Guillaume Canet sono evidenti, la classe cristallina di Juliette Binoche è sempre un beneficio per ogni film.

È anche, in fondo, un film sul gioco delle parti dal momento che ogni personaggio persegue gli scopi che si è prefissato ma è anche pronto a cambiare idea: lo scrittore è sempre indeciso e soprattutto bugiardo sulle sue reali intenzioni, sempre scapigliato e pronto a tornare dalla moglie; la quale sa essere acida e spigolosa ma dietro quegli occhialoni ha il sorriso della maestrina che, intuendo la verità, è pronta a perdonare tutto; l’attrice gode del successo televisivo (“Mi riconoscono per strada e mi salutano”) ma rimpiange la nobiltà del teatro, tradisce ma pianta l’amante in asso (tanto, non sembrava neanche così abbattuto alla notizia); Alain è sempre indeciso se puntare al digitale o dimettersi nel caso l’azienda venga venduta ad un nuovo imprenditore, poi si convince e vira addirittura verso l’audiolibro; la giovane bisex che attira l’attenzione di quest’ultimo è una rampante tagliatrice di teste, perché quando convinci la società editrice a passare al “numérique” sai già a priori che manderai a casa decine e decine di dipendenti ma lei non ci pensa minimamente, come fosse un inevitabile e necessario effetto collaterale, che acquisisce con la stessa facilità con cui va dalla casa della sua amica prediletta alla camera d’albergo assieme all’editore.

Tutte queste situazioni, i dialoghi fitti, il tono da commedia leggera che nasconde le problematiche intime che ben vengono celate da espressioni atone, tutto ciò provoca un istintivo paragone con la commedia esistenziale di Woody Allen, a cui sono certo Olivier Assayas, pur nella sua autorevole autonomia, si è reso conto di rassomigliare in questa occasione. E nel frattempo i titolisti italiani fuorviano quel tanto lo spettatore italiano da indurlo a pensare ad altro: la doppia vita a cui accenna il titolo originale è molto più esplicativo, pensando a quanto ogni personaggio menta, a quanto si comporti diversamente a seconda della persona che incontra, perfino verso se stessi, incoerenti fino in fondo. Perché, in fondo, spesso la vita è una commedia in cui giochiamo con gli altri e il web e i maledetti social la condizionano parecchio, proprio come ne discutono i nostri personaggi, discettando di quanto con l’avvento di questo enorme cambiamento siamo cambiati noi tutti, con l’atteggiamento verso gli altri (partner, colleghi, amici) e quanto ci siamo “falsificati”. Olivier Assayas lo ammette: è un film sulle idee sotto la forma della commedia “mettendo l’accento su questioni importanti della nostra vita che per qualche ragione al cinema si ascoltano molto di rado. Volevo considerarle l’argomento centrale del film, la preoccupazione principale dei personaggi. Il web e le reti sociali sono al centro del mondo che viviamo e che sta cambiando: in tempi diversi altre cose sono state il motore del cambiamento, ma oggi è proprio la tecnologia a essere diventata soggetto di riflessione, di inquietudine e, perché no, anche di ottimismo.”






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