Il gladiatore II (2024)
- michemar
- 3 giorni fa
- Tempo di lettura: 4 min

Il gladiatore II
(Gladiator II) USA, UK 2024 dramma, avventura 2h28’
Regia: Ridley Scott
Sceneggiatura: David Scarpa
Fotografia: John Mathieson
Montaggio: Claire Simpson, Sam Restivo
Musiche: Harry Gregson-Williams
Scenografia: Arthur Max
Costumi: Janty Yates, Dave Crossman
Paul Mescal: Lucio Vero
Pedro Pascal: Giusto Acacio / Annone
Denzel Washington: Macrino
Connie Nielsen: Lucilla
Joseph Quinn: imperatore Geta
Fred Hechinger: imperatore Caracalla
Lior Raz: Viggo
Derek Jacobi: senatore Gracco
Tim McInnerny: Trace
Alexander Karim: Ravi
Peter Mensah: Giugurta
Rory McCann: Tegula
Alec Utgoff: Dario
Yuval Gonen: Arishat
Matt Lucas: cerimoniere
Richard McCabe: questore
TRAMA: La vita di Lucio Vero, figlio di Massimo e Lucilla, che combatte nel Colosseo per riportare gloria a Roma dopo la morte del gladiatore e l’ascesa dei nuovi imperatori.
VOTO 4,5

Sedici anni dopo l’assassinio di Massimo Decimo Meridio per mano di Commodo, Roma è governata dalla tirannia degli imperatori gemelli Geta (Joseph Quinn) e Caracalla (Fred Hechinger), dove prospera la corruzione. Intanto, il valoroso generale romano Giusto Acacio (Pedro Pascal) conquista la Numidia, facendo moltissimi prigionieri da portare nell’Urbe. Tra questi c’è Annone (Paul Mescal), la cui moglie Arishat (Yuval Gonen) è stata uccisa durante la tenace e vana resistenza del suo popolo contro i soldati guidati da Acacio. La rabbia che mostra Annone per la perdita della sua terra e per la morte dell’amata consorte conquista l’attenzione del ricco mercante di schiavi Macrino (Denzel Washington), il quale, dopo averlo visto combattere contro dei babbuini in un’arena ad Anzio, lo pone sotto la sua ala protettrice, promettendogli in cambio della sua fedeltà la testa di Acacio.
Quest’ultimo, che ha la piena fiducia dei folli imperatori, trama nel frattempo per rovesciarne il governo con l’aiuto di Lucilla (Connie Nielsen), figlia di Marco Aurelio, del senatore Gracco (Derek Jacobi) e dei suoi soldati, guidati dal suo braccio destro Dario Sesto (Alec Utgoff): il loro obiettivo è liberare Roma dal potere malato che la affligge da troppo tempo e perseguire il sogno che Marco Aurelio si era prefissato da anni.
Questo, solo per introdurre i tanti avvenimenti che abbraccia il film, sequel di un’opera che è diventata negli anni non un semplice cult ma un’operazione mitica, amata da tanti, che, tra l’altro, ha piantato un albero perenne, una quercia della storia del cinema: Russell Crowe, che era già un attore affermato ma che la figura del gladiatore coraggioso e indomito, per giunta assassinato e quindi a maggior ragione mitizzato, aveva reso immortale. Non contento, Ridley Scott, a distanza di un quarto di secolo, ha voluto condurre in porto il seguito. Ora, se sono anni che scrivo di odiare i sequel non necessari, questo colossal è la dimostrazione dimostrata della inutilità di questo tipo di operazione che non ha nulla di artistico ma ha solo lo scopo di fare clamore, muovere un quarto di miliardo di dollari, fare (tanta) cassetta e via dicendo. A che serviva? A nulla, anzi a far perdere tempo.
Perché non offre nulla e quindi un appassionato come me ha sprecato l’occasione di guardare un altro film. Se si guarda più al cast e alla spettacolarità, spesso la qualità ne risente, se poi la fantasia degli autori del soggetto, della sceneggiatura e del regista cercano colpi ad effetto, spesso si scivola verso l’improbabile, se non addirittura verso la fantasia più sfrenata. Ed ecco allora inventarsi un figlio ignaro delle proprie origini (e ci può stare) che vive felicemente nel nord dell’Africa in una nazione in pace, afflitta dalle scorribande dei romani imperialisti che arrivano, assaltano, e nonostante la strenua difesa degli indigeni, questi soccombono e vengono deportati. I più robusti vengono poi scelti per gli spettacoli nelle arene della caput mundi per il godimento del popolo e dei politici potenti. Panem et circenses e tutti son contenti. Adesso spetterebbe a Scott a realizzare il progetto sostanzioso e attrarre l’attenzione.
Ed invece babbuini feroci, enormi, carnivori che assaltano i gladiatori, effetti speciali imbarazzanti in cui la CGI è così evidente che sembrano finti, recitazione di dialoghi che vogliono trasmettere drammaticità ma che sono insignificanti. Mi fermo qui, ma l’elenco delle inutilità sarebbe lungo perché mi sento in imbarazzo a dire che, nell’arena, Scott fa arrivare non solo i rinoceronti ma (udite, udite), una volta allagata la superfice, persino gli squali. Gli squali! A Roma. Nel Colosseo. E battaglia navali nel Colosseo!!! Ma non poteva girare un film fantasy d’animazione per essere più coerente? So solo che non ho trovato nulla di artistico e ho dovuto resistere due ore e mezza per vedere come andava a finire.
Spiace vedere coinvolti attori importanti come Denzel Washington ma anche Paul Mescal e Pedro Pascal che siamo abituati ad applaudire solo in film di qualità. Ed invece. Qualche aspetto positivo, ovviamente, c’è perché è innegabile che la mano registica di Ridley Scott e la spettacolarità delle scene d’azione sono evidenti ma mancano del tutto i momenti iconici e memorabili, perché, in buona sostanza, il giorno dopo la visione non resta nella, tutto il contrario del film originale che ricordiamo tutti con piacere. Politicamente ha alcuni aspetti importanti ma non sono quelli che vengono messi adeguatamente a fuoco della sceneggiatura mai veramente coinvolgente.
Film certamente di puro intrattenimento, ma anche sfarzoso, opulento, eccessivo in tutto, e proprio per questo dà l’impressione che sia solo questo e null’altro. Per giunta lungo, come abitudine scottiana.
No, non è un film consigliabile, guardate altro. C’è comunque qualche riconoscimento? A parte che sono quasi solo tecnici, ma è normale per le premiazioni americane, che normalmente si autopremiano.
Riconoscimenti
Oscar 2025
Candidatura ai migliori costumi
Golden Globe 2025
Candidatura al miglior attore non protagonista a Denzel Washington
BAFTA 2025
Candidatura al miglior film britannico
Candidatura al miglior sonoro
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