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Il mio profilo migliore (2019)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 12 set 2020
  • Tempo di lettura: 3 min

Aggiornamento: 15 mag 2023


Il mio profilo migliore

(Celle que vous croyez) Francia/Belgio 2019 commedia 1h41’


Regia: Safy Nebbou

Soggetto: Camille Laurens (romanzo)

Sceneggiatura: Safy Nebbou, Julie Peyr

Fotografia: Gilles Porte

Montaggio: Stéphane Pereira

Musiche: Ibrahim Maalouf

Scenografia: Cyril Gomez-Mathieu

Costumi: Alexandra Charles


Juliette Binoche: Claire Milaud

François Civil: Alex

Nicole Garcia: Catherine Bormans

Marie-Ange Casta: Katia

Charles Berling: Gilles

Guillaume Gouix: Ludo

Jules Houplain: Max

Jules Gauzelin: Tristan

Claude Perron: Solange


TRAMA: Claire è una docente cinquantenne che intraprende una relazione con Ludo e, per spiarlo, crea un falso profilo facebook in cui diventa Clara. Ludo non abbocca e Clara inizia una relazione virtuale con Alex, un fotografo molto più giovane di lei.


Voto 6

Se ci si mette a scrivere del mondo dei social e di tutto ciò che lo/ci circonda si apre un baratro così buio e profondo che non si sa dove si approda. È un universo comodo e pericoloso, facile e pieno di trabocchetti, ci allarga le amicizie (ma quali?) e ci allontana da quelle vicine, dovrebbe servire per migliorare e invece crea pericoli. Bisognerebbe avere (come citava il titolo di un bel film) “la giusta distanza” ma spesso ci si infila e non se ne esce più. E mica riguarda solo i e le ragazzine! Ci siamo dentro fino al collo tutti, giovani e anziani. Si fa per utilità o per gioco e passatempo e alcune volte si scherza col fuoco, come succede alla protagonista Claire.

La pellicola ragiona in maniera approfondita sul mondo dei social e sui possibili effetti. Si tende a pensare d'essere invincibili, ben lontani da chi, debolmente, si lascia incastrare dalla rete di internet, al punto da mettere in crisi la propria vita. Il film punta a evidenziare come sia semplice in realtà ritrovarsi a confondere il sottile confine tra reale e virtuale. A reggere l'intera pellicola sulle proprie spalle è Juliette Binoche, che offre come sempre una prestazione notevole, in cui con il suo sorriso intrigante e leggero pare non accorgersi di come lei stessa si lasci coinvolgere pericolosamente dal gioco virtuale. Siccome poi dietro un falso o perlomeno camuffato profilo facebook ci si può mettere di tutto, la protagonista Claire, cancellando semplicemente una vocale, diventa Clara: si ringiovanisce di parecchi anni, cancella la vita familiare di prima, compreso i figli, il divorzio, e adesca (è proprio il caso di dire) un bel giovanotto che lei spia anche fisicamente da lontano.

Tutto parte quando, avendo sul momento una relazione con Ludo, un uomo che ha meno anni, avverte la paura di essere tradita per una donna più giovane e allora lo contatta con il falso profilo ed inizia uno strano e pericoloso gioco di flirt virtuale, stuzzicandolo per metterlo alla prova. La situazione si complica e si allontana dal progetto iniziale allorquando il web la mette in contatto con un altro giovanotto, Alex, tra l’altro amico del suo uomo: le chat diventano continuo e perfino notturne, il gioco si riscalda, porta a confessioni più profonde e livello di intimità prima impensabili. L’attrazione diventa fatale.


Dal punto di vista psicologico, forse l’aspetto più rilevante del film, è che risulta evidente che esso punta a evidenziare come sia semplice in realtà ritrovarsi a confondere il sottile confine tra reale e virtuale e la necessità per Claire di rivolgersi ad una psicoterapeuta (interpretata dalla regista Nicole Garcia) non rappresenta altro che la coscienza del film, il nocciolo della questione. E fa bene il regista Safy Nebbou a costruire questo personaggio dai modi freddi e immediati contrapposto alla protagonista che invece è irruente e assetata di vita, fenomeno che sappiamo che succede spesso dopo un’esperienza coniugale non esaltante e che richiede un risveglio esuberante verso gli altri. Compreso il bisogno del gioco affettivo.

Il film non è esaltante ma la bravissima Juliette Binoche lo tiene vivo e pimpante, pur nella sufficienza dell’opera nel suo complesso, ma il minimo dell’avventura, virtuale e materiale, si avverte ma è un po’ troppo poco per le grandi possibilità dell’attrice poliedrica.



 
 
 

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