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Il mucchio selvaggio (1969)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 24 gen 2023
  • Tempo di lettura: 2 min

Aggiornamento: 27 mag 2023


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Il mucchio selvaggio

(The Wild Bunch) USA 1969 western 2h25’


Regia: Sam Peckinpah

Soggetto: Walon Green, Roy N. Sickner

Sceneggiatura: Walon Green, Sam Peckinpah

Fotografia: Lucien Ballard

Montaggio: Lou Lombardo

Musiche: Jerry Fielding

Scenografia: Edward Carrere

Costumi: James R. Silke


William Holden: Pike Bishop

Ernest Borgnine: Dutch Engstrom

Robert Ryan: Deke Thornton

Warren Oates: Lyle Gorch

Edmond O'Brien: Freddy Sykes

Ben Johnson: Tector Gorch

Jaime Sánchez: Angelo

Emilio Fernández: Mapache

Alfonso Arau: ten. Herrera

Albert Dekker: Pat Herrigan

Strother Martin: Coffer

L.Q. Jones: T.C.

Bo Hopkins: Crazy Lee

Dub Taylor: Wainscoat


TRAMA: Pike Bishop e la sua banda, inseguiti da Deke Thornton e dai suoi tagliagole dopo una rapina-tranello, arrivano ad Aguaverde in Messico e si accordano con Mapache, un ex criminale che comanda le truppe controrivoluzionarie, per assalire un treno carico di armi. Il colpo riesce, ma poi Angelo, un messicano della banda di Pike, trattiene una cassa di armi per consegnarla agli indios in rivolta.


Voto 7,5

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Sam “Blood” Peckinpah, degno discendente di chi non ha voluto raccontare l’America del sogno ma tutti gli aspetti disfunzionali e degli uomini ribelli al conformismo, aveva scelto soprattutto il genere western per raccontare le sue storie atipiche. Accusato di essere fascista, reazionario, misogino, tirava dritto per la sua strada lastricata di una sua estetica ultraviolenta e sottotesti scabrosi.

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Questo film, per esempio, forse il suo più famoso, inizia con il racconto di un gruppo di banditi (appunto il Bunch, il mucchio) che effettua una rapina sanguinosa alla banca della ferrovia e deve poi difendersi da un gruppo di mercenari con a capo proprio un ex esponente della banda, assoldato da un dirigente della ferrovia. Uomini ingaggiati che fanno strage dei banditi e si lanciano all'inseguimento dei pochi sopravvissuti.

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Ambientato nel 1913, alla fine dell'era dei fuorilegge, il film trasporta la mitologia del West nell'era dell'omicidio di massa, opportunamente simboleggiata dalla mitragliatrice Gatling e dal Ford modello T che fa la sua inconsueta comparsa in un western, a dimostrazione della mentalità e del modo di fare cinema di questo regista. Il film è caratterizzato da un'atmosfera particolarissima, diversa dai soliti western, fatta di dialoghi pittoreschi, sfumature persino comicamente esagerate e fu la risposta americana agli spaghetti-western di Leone. Anzi permise a Peckinpah di dimostrare di poter usare molto più sangue finto di quello del regista italiano. Famoso soprattutto per la sua violenza non solo fisica, che suscitò forti polemiche negli Stati Uniti, il film si distingue per barocchismo e lirismo - sembrano termini impropri per un film del genere ma basta guardarlo bene e ci si trova d’accordo – mentre Sam “Blood” è capace di far risaltare l'intensità della recitazione e l'insistenza sul senso dell'onore.

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William Holden, Ernest Borgnine, Robert Ryan e Warren Oates sono straordinari e indimenticabili.

Capolavoro contro ogni tipo di regole e naturalmente recitato da soli maschi, con donne previste solo di contorno.


1970 - Premio Oscar

Candidatura alla migliore sceneggiatura originale

Candidatura alla miglior colonna sonora



 
 
 

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