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Il pianeta delle scimmie (1968)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 7 gen
  • Tempo di lettura: 3 min
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Il pianeta delle scimmie

(Planet of the Apes) 1968 fantascienza 1h52’

 

Regia: Franklin J. Schaffner

Soggetto: Pierre Boulle (romanzo)

Sceneggiatura: Michael Wilson, Rod Serling

Fotografia: Leon Shamroy

Montaggio: Hugh S. Fowler

Musiche: Jerry Goldsmith

Scenografia: Jack Martin Smith, William J. Creber

Costumi: Morton Haack

Trucco: John Chambers

 

Charlton Heston: George Taylor

Roddy McDowall: Cornelius

Kim Hunter: Zira

Maurice Evans: professor Zaius

James Whitmore: presidente dell'assemblea

James Daly: dottor Honorious

Linda Harrison: Nova

Robert Gunner: Landon

Lou Wagner: Lucius

Woodrow Parfrey: dottor Maximus

Jeff Burton: Dodge

Buck Kartalian: Julius

Norman Burton: capo dei gorilla

Wright King: dottor Galeno

Paul Lambert: ministro

 

TRAMA: Nel 3978, alcuni astronauti che hanno viaggiato a straordinaria velocità giungono su un pianeta sconosciuto. Qui devono darsi da fare per non diventare soggetti di esperimenti e vivisezione da parte di scimmie evolute che hanno sostituito gli esseri umani (ancora esistenti, ma considerati alla stregua di belve) come specie dominante del pianeta.

 

Voto 8


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Nel 1972, l’astronauta George Taylor e i suoi colleghi Landon, Dodge e Stewart partono a bordo dell’astronave Icarus, con l’intento di ibernarsi per sopravvivere al viaggio spaziale di 700 anni dalla Terra, intrapreso allo scopo di trovare un nuovo mondo da popolare, con la speranza però che nei secoli il genere umano si evolva in una razza più intelligente e pacifica. Mentre sono ibernati, la loro astronave è catturata dall’orbita di un pianeta desolato e precipita in un lago. A bordo si attiva automaticamente il sistema di rianimazione dallo stato di ibernazione in cui era tenuto l’equipaggio e, al risveglio, i tre scoprono che Stewart è morta nello spazio per un guasto alla cabina di crioconservazione. Intanto la loro nave sta affondando e devono mettersi in salvo su un canotto gonfiabile.



Classico della fantascienza, al di là del distopico, per nulla datato, anzi, vanamente imitato da rifacimenti, sequel, reboot, l’originale resta il più affascinante della storia del cinema, dal sapore epico. E pensare che inizialmente era un progetto potenzialmente disastroso come ha dimostrato Tim Burton con il suo remake del 2001. Anche se i costi di produzione non erano ancora ai livelli attuali, la proposta di trarre un film dall’omonimo romanzo di Pierre Boulle era comunque rischiosa. Tutti quegli attori travestiti da scimmie potevano suscitare l’ilarità del pubblico, piuttosto che il terrore.



Prima dell’inizio delle riprese, il mago del trucco John Chambers riuscì a rabbonire i produttori con una scena di prova, girata con Charlton Heston ed Edward G. Robinson e fu allora che questi ottenne cinquantamila dollari per lo sviluppo degli effetti speciali e Robinson, temendo che le ore di trucco potessero nuocere alla sua debole salute, rinunciò alla parte, che fu affidata a Maurice Evans.



Il denaro fu ben speso. Il film, ambientato nell’anno 3978 su un pianeta sconosciuto dove gli astro- nauti giungono in stato di ibernazione, le scimmie che incontrano il protagonista e suoi due colleghi astronauti, scampati al devastante atterraggio, sono davvero inquietanti, soprattutto quando Taylor capisce che sono loro a comandare, mentre uomini e donne sono bestie prive di linguaggio.



Il cast è perfetto: Charlton Heston, virile e scontroso (impossibile non pensarlo nel ruolo di eroe di tanti colossal d’argomento biblico e storico-mitologico), che vaga coperto solo da un minuscolo pezzo di cuoio, mentre Roddy McDowall e Kim Hunter, le scimmie “buone” Cornelius e Zira, riescono a controllare l’impressionante barriera del trucco, risultando estremamente autentici. Ricco di momenti memorabili - la scoperta del nuovo pianeta, la cattura degli astronauti, oltre ai vivaci dialoghi (“Toglimi quelle zampacce di dosso, maledetto sporco gorilla!”) - questo grande classico ha avuto quattro seguiti, ha ispirato una serie televisiva, tanti remake con i loro sequel e anche una divertente parodia a cartoni animati in un episodio dei Simpson.

Pietra miliare della fantascienza distopica: come dimenticare la Statua della Libertà inclinata nell’acqua?


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Riconoscimenti

Premio Oscar 1969

Oscar alla carriera a John Chambers

Candidatura per i migliori costumi

Candidatura per la migliore colonna sonora



 
 
 

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Il Cinema secondo me,

michemar

cinefilo da bambino

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