top of page

Titolo grande

Avenir Light una delle font preferite dai designer. Facile da leggere, viene utilizzata per titoli e paragrafi.

Il prodigio (2022)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 18 nov 2022
  • Tempo di lettura: 6 min

Aggiornamento: 11 giu 2023


ree

Il prodigio

(The Wonder) Irlanda /UK/USA 2022 dramma/thriller 1h48’


Regia: Sebastián Lelio

Soggetto: Emma Donoghue (romanzo)

Sceneggiatura: Sebastián Lelio, Emma Donoghue, Alice Birch

Fotografia: Ari Wegner

Montaggio: Kristina Hetherington

Musiche: Matthew Herbert

Scenografia: Grant Montgomery

Costumi: Odile Dicks-Mireaux


Florence Pugh: Lib Wright

Tom Burke: William Byrne

Kíla Lord Cassidy: Anna O'Donnell

Niamh Algar: Kitty

Elaine Cassidy: Rosaleen O'Donnell

Toby Jones: dr. McBrearty

Ciarán Hinds: Padre Thaddeus

Dermot Crowley: Sir Otway

Brían F. O'Byrne: John Flynn

David Wilmot: Seán Ryan

Josie Walker: Sorella Ryan


TRAMA: Una suora inglese e un’infermiera inglese, di nome Lib Wright, vengono chiamate in un villaggio irlandese la cui comunità è molto religiosa, per osservare l’undicenne Anna O’Donnell, che afferma di nutrirsi da quattro mesi solo di “manna dal cielo”. Il dubbio delle protagoniste è se la bambina è una santa oppure con la sua famiglia sta imbrogliando la comunità. Portare alla luce la verità dei fatti è il compito di Lib.


Voto 7,5

ree

Siamo nel 1862, 13 anni dopo la grande carestia che colpì le Midlands irlandesi che uccise di fame e malattie tante persone, quando in una zona desolata di poche case sparse nella pianura che fanno capo ad un piccolo borgo le famiglie si arrangiavano estraendo torba. È una regione abitata da cattolici religiosissimi che si affidano alla preghiera e attendono pazientemente che le difficoltà economiche cessino. La fede della comunità, agricola e non, è di natura profonda ed ogni evento fuori dalla norma viene considerato in riferimento, nel bene e nel male, alla volontà di Dio.

In questo poco ospitale panorama l’esperta infermiera Lib Wright, veterana della guerra in Crimea, formatasi all’illustre scuola di Florence Nightingale, è appena giunta convocata da un comitato capeggiato dal dottor McBrearty, il medico della Contea. Il caso sottopostole è quanto mai insolito: Anna O’Donnell, una ragazzina in perfetta salute, afferma di non toccare cibo dal giorno del suo undicesimo compleanno, quattro mesi prima. Un vero e proprio prodigio vivente che non manca di attirare stuoli di fedeli da ogni parte, impazienti di vedere con i propri occhi la bambina che sostiene di nutrirsi soltanto di “manna dal cielo”, come afferma più volte. L’infermiera ha accettato il compito di osservatrice e riferente più per scoprire il sicuro imbroglio che per spirito di servizio.

ree

Non tutti, però, si sono lasciati impressionare dalle parole della piccola. Molti pensano che gli O’Donnell siano degli impostori che danno da mangiare alla figlia di nascosto, facendosi beffe del mondo e dello stesso dottor McBrearty. Per questo il comitato ha ritenuto opportuno ingaggiare due scrupolose sorveglianti, lei e suor Ryan, che hanno il preciso compito di restare a turno al fianco di Anna, giorno e notte, per due settimane. Lib è convinta di aver ottenuto l’incarico soltanto grazie all’autorevolezza della scuola da cui proviene e di aver affrontato quel lungo viaggio oltremare non per fornire la sua esperienza, ma per servire da balia e carceriera a una piccola imbrogliona, e tutto a causa dell’orgoglio ferito di un medico di provincia. Rifiutare, tuttavia, significherebbe rinunciare al lauto corrispettivo offerto, anche se il vero compenso sarà, per lei, smascherare quel miserevole inganno e far trionfare la verità.

ree

La casupola in cui vive la bambina ha poche stanze e l’infermiera confida sul fatto che le basterà una notte per sorprendere Anna a cibarsi di nascosto, da sola o aiutata da qualcuno dei famigliari. Eppure, nei primi giorni di vigilanza, la piccola non le fornisce alcuna prova sul raggiro perpetrato, al di là di quella frottola gigantesca: la pretesa di poter vivere senza mangiare, ma solo pregando. Vivendo di privazioni al pari di una santa, mostra, anzi, una serenità e una padronanza di sé tali che Lib è spinta a chiedersi se per caso non si stia sbagliando e la ragazzina sia sincera e non stia affatto fingendo. Tuttavia, proprio quando le sue convinzioni cominciano a vacillare, Anna inizia a deperire rapidamente sotto i suoi occhi, ponendo l’infermiera di fronte a dilemmi ancora più grandi, ma le sue certezze aumentano considerando che il peggioramento è coinciso dal momento in cui lei ha posto il divieto assoluto alla madre dell’adolescente di avvicinarsi. A questo punto, oltre a preoccuparsi per la salute dell’osservata (verso cui, con la continua vicinanza, sta provando un sincero affetto) le viene il dubbio che con qualche strattagemma Ann – come la chiama diversamente, il cui anagramma diventerà Nan come un secondo nome per una seconda vita – venga infatti nutrita dalla madre. A darle una mano per venire a capo del mistero e risolvere i suoi dubbi sarà un giornalista giunto da Londra che indaga sul fenomeno, William Byrne, da cui si sente, ricambiata, attratta.

ree

Lib è una vera esperta nel suo campo, ha una sicurezza e un modo di avvicinarsi alla particolare paziente che dimostra molta professionalità: la maniera in cui sin dal primo giorno ha visitato la ragazzina, l’occhio che scruta il corpo, le mani preparate che palpano i punti giusti, le diagnosi precise e pronunciate con sicurezza. Tutto fa di lei una infermiera molto professionale, tanto da avere le certezze di un dottore. In più ha un carattere fermo, deciso, fiero, che non teme le difficoltà che incontra durante lo svolgimento dell’incarico, affronta a muso duro il comitato che la ostacola, la famiglia O’Donnell che è chiaramente infastidita e gelosa dei suoi segreti, la giovane Anne che non cede nel suo atteggiamento silenzioso rotto solo dalle 33 preghiere che deve dire 3 volte al giorno. L’ostinazione della fanciullina e dell’austero e poco ragionevole comitato metteranno in difficoltà Lib, che una volta esposta la sua ipotesi, si sente ostacolata nella strada alla soluzione del mistero, mentre Anne è sempre più vicina al definitivo trapasso a miglior vita. Adesso ha un piano preciso e risolutivo e non resta che attuarlo, a patto che William le dia l’aiuto necessario e indispensabile: non c’è tempo da perdere da quando, faticosamente, la piccola ha rivelato un penoso e terribile segreto familiare.

ree

Sembra, già allora ma come è capitato più o meno nel corso dei secoli – ed oggi con la pandemia il fenomeno si è grottescamente ripetuto -, che la scienza venga respinta e contrastata per affermare invece la fatalità degli eventi e il misticismo della religione. L’eterna lotta tra la conoscenza scientifica e le credenze popolari. Più banalmente, nell’occasione, Sebastián Lelio coglie l’occasione del bel romanzo per trattare ancora una volta il tema delle donne caparbie, volitive e avversate come solo lui ha saputo fare dal suo primo grande successo mondiale premiato con l’Oscar, il bellissimo Una donna fantastica, e ancora come aveva già fatto con la doppia versione di Gloria prima nel 2013 (leggi qui) e poi nel 2018 (leggi qui), e inoltre anche con il tenace Disobedience. Sempre a difesa della donna che trova ostacoli per affermare la propria personalità, l’indipendenza di scelte di vita e di genere, spesso contrastata dal maschilismo e dalla mentalità conservatrice della società. Questa volta la sua Lib - personaggio del libro della scrittrice e drammaturga di origini irlandesi Emma Donoghue, qui anche in veste di sceneggiatrice assieme al regista e Alice Birch – non è transgender, non è lesbica, non è una donna matura single in cerca di compagnia: è una femmin(ist)a a tutto tondo che nell’isola irlandese si vuole affermare fortemente nel suo lavoro, anche per dimenticare il dramma che porta con sé da quando aveva partorito una bella bimba. Segreto che segna ancora la sua vita. Il film del regista cileno è potente, reso affascinante dalla sua precisa regia che ci catapulta nel pieno del XIX secolo con un film d’epoca che avvince e fa trattenere il fiato in maniera crescente man mano che ci si avvicina all’epilogo, per portarci al finale sorprendente. Il regista è bravissimo ma ha una grande fortuna dalla sua e ha un nome preciso: Florence Pugh.

ree

L’attrice merita un paragrafo a sé perché ancora una volta (e non era necessario) ha dimostrato tutta la sua potente recitazione, fatta di presenza fisica, modo di porsi sulla scena, sicurezza posturale, sincerità espressiva, con una dote aggiuntiva che è il tono della voce. Questo insieme accoppiato ad una bellezza naturale e agli occhi che esprimono uno sguardo indagatore e incisivo ne fa un’attrice di primissimo livello. E non è ammissibile che ci sia voluto un sorprendente horror di classe come Midsommar - Il villaggio dei dannati per farla conoscere a tutti, quando invece già nel suo secondo film, Lady Macbeth, recitò un ruolo non molto distante proprio da questo film. Personaggi di carattere non facilmente malleabili o ricattabili. Florence Pugh qui è straordinaria. Attrice bellissima e bravissima. Punto!

Bene fa anche la giovane Kíla Lord Cassidy, che dimostra sul set una sicurezza difficile da ritrovare in una quasi debuttante. Tom Burke è poco giudicabile in quanto oscurato dalla protagonista, mentre Toby Jones, Ciarán Hinds e Brían F. O'Byrne (gli ultimi due sono irlandesi, ma qui l’accento e la cadenza locale non sono stati impiegati tranne che per alcune frasi degli indigeni), i più noti ed esperti del cast, hanno solo brevi interventi nascosti dai pesanti panni e dalle lunghe barbe ottocentesche.

Un film eccellente, appassionate e affascinante che si segue come un thriller, perché lo è, almeno a livello psicologico. Sebastián Lelio non smette di stupire e Florence Pugh neanche.



 
 
 

Commenti


Il Cinema secondo me,

michemar

cinefilo da bambino

bottom of page