Il racconto dei racconti (2015)
- michemar

- 12 feb 2019
- Tempo di lettura: 4 min
Aggiornamento: 23 gen

Il racconto dei racconti Italia/Francia/UK 2015 fantasy 2h13'
Regia: Matteo Garrone Soggetto: Giambattista Basile Sceneggiatura: Matteo Garrone, Edoardo Albinati, Ugo Chiti, Massimo Gaudioso Fotografia: Peter Suschitzky Montaggio: Marco Spoletini Musiche: Alexandre Desplat Scenografia: Dimitri Capuani Costumi: Massimo Cantini Parrini
Salma Hayek: regina di Selvascura John C. Reilly: re di Selvascura Vincent Cassel: re di Roccaforte Toby Jones: re di Altomonte Shirley Henderson: Imma Hayley Carmichael: Dora Bebe Cave: Viola Stacy Martin: Dora ringiovanita Christian Lees: Elias Jonah Lees: Jonah Guillame Delaunay: orco Alba Rohrwacher: circense Massimo Ceccherini: circense
TRAMA: Dall'amara storia di una regina che mangia il cuore di un drago per avere un erede alla storia di due sorelle misteriose che provocano la passione di un re e a quella di un re ossessionato da una pulce gigante che lo porta a preoccuparsi oltre misura per la sua giovane figlia: differenti storie intrecciano il bello con il grottesco, in un clima di sorprendente ed unica immaginazione gotica.
Voto 7

Forse non ci si rende conto quando si spengono le luci in sala ed inizia il film di Garrone, forse ci si dimentica che, in fondo, tutte le volte che si spengono le luci, c’è una persona che di mestiere fa il regista e che ci prende per mano e ci conduce in un labirinto chiamato film. Onestamente magari la scintilla della magia non scocca tutte le volte, anzi… molte volte la fiamma stenta ad accendersi, ma quando succede, ecco, il miracolo avviene e noi ci facciamo trasportare docilmente in un’altra dimensione. Visione romantica della Settima Arte? Beh, forse, ma è ciò che succede questa volta, con Garrone che ci introduce in quell’universo parallelo che si chiama fantasia. I tre racconti tratti dalla raccolta di fiabe Lo cunto de li cunti di Giambattista Basile sono narrati in maniera sontuosa, con dispiego di attori e mezzi come solo nei blockbuster americani, da un ispirato regista che non risparmia energie per farci immergere totalmente in un mondo che non esiste più, un mondo che è la materializzazione del sogno derivato dal profondo Medio Evo - ricco e opulento da una parte, povero e sudicio dall’altra – che noi tutti conosciamo in maniera scolastica e da quella invenzione meravigliosa che si chiama favola. Da qui, arrivare a mostri draghi orchi principesse regine e re il passo è breve, bisogna solo stare attenti di non incappare nella banalità.

Invece Matteo Garrone realizza un vero miracolo di cinema, facendoci respirare realmente l’aria umida e profumata dei lussureggianti boschi, l’odore acre delle candele e delle torce accese nei corridoi misteriosi di castelli, perfino l’olezzo delle catapecchie della povera gente. Gran merito va attribuito, oltre ad una macchina da presa che nulla fa sfuggire dei sentimenti e delle reazioni che provano i vari e numerosi protagonisti delle tre fiabe, all’eccezionale fotografia di Peter Suschitzky, tecnico di vastissima esperienza che annovera tra i suoi successi i film di un maestro come David Cronenberg e che qui porta le sue tipiche forti tonalità e i contrasti di notevole evidenza. A incorniciare il tutto ci pensa la splendida musica di Alexander Desplat, così come accadde per Reality.
Non è un’opera visionaria, ma un puro spettacolo visivo la cui tecnica di narrazione non ha mascherato il messaggio allegorico che porta in sé: le nostre ossessioni quotidiane, la perdita del senso più profondo della vita, una esaltazione del mondo al femminile. Non per nulla, nonostante la presenza di orchi e re, i personaggi che dominano le tre fiabe sono tre donne, molto diverse tra loro ma ugualmente predominanti nelle storie: la Regina di Selvascura è drammaticamente sterile e quando questa condizione diventa per lei insopportabile ricorre ad un macabro rito per poter rimanere gravida; la principessa Viola è in età da marito e sogna ovviamente il suo principe azzurro ma l’ossessivo e inquietante affetto che suo padre, il Re di Altomonte, ha per una pulce che cresce come un mostro nella sua camera la conduce tramite un gioco-torneo in sposa ad uno spaventoso orco; la popolana Imma, la cui sorella Dora, vecchia e grinzosa, raggira il suo Re di Roccaforte, si fa scorticare la pelle con la vana speranza di diventare più bella e più giovane. Assilli, quindi, che evidentemente troviamo ancora oggi nella vita moderna, specialmente l’ultimo, il lifting, la bellezza e la giovinezza eterna che tanti/e inseguono vanamente.

Non è il caso di parlare di un capolavoro, beninteso, ma di un buonissimo film in cui il regista Garrone ha avuto prima di tutto tanto coraggio per affrontare una bella impresa come questa, perché ha voluto e saputo raccontare delle storie fiabesche con l’impronta del fantasy moderno senza gli effetti roboanti tanto di moda, e poi perché lo ha fatto con molta intelligenza, intrecciando le tre storie riprendendole quando lo spettatore credeva di averle perse e addirittura facendole convergere nel finale, quando in un epilogo apparentemente felice – e vissero felici e contenti? – lui aggiunge un tocco di imprevedibilità: quello della rivincita della Natura verso la vecchia Dora, illusa di essere tornata fintamente giovane e bella, mentre la principessa Viola viene incoronata finalmente Regina al cospetto dei suoi regali colleghi.
Al trio vincente del film, regia, fotografia e musica, va aggiunta l’impeccabile interpretazione da parte di attori davvero di gran fattura: dai soliti e solidi caratteristi come John C. Reilly e Toby Jones ai grandi nomi come la bella Salma Hayek e il tosto come sempre Vincent Cassel, tutti e quattro molto in palla.
Un buonissimo film con il vestito del fantasy che si tinge di colori vagamente horror, come in realtà sono tante fiabe che ci hanno raccontato, un film che fa molto piacere vedere.
A proposito di horror, avete fatto caso che tutti i film di Garrone siano delle fiabe (e non) horror? In fondo anche Pinocchio lo è con i pericoli e le avversità che lo spaventano, o persino "Io capitano", non è forse l'horror della sopravvivenza?

Riconoscimenti
David di Donatello 2016
Miglior regista
Miglior autore della fotografia
Miglior scenografia
Miglior costumi
Miglior trucco
Miglior acconciatore
Migliori effetti speciali
Candidatura per il miglior film
Candidatura per la miglior sceneggiatura
Candidatura per il miglior produttore
Candidatura per il miglior musicista
Candidatura per il miglior fonico di presa diretta
Nastri d’Argento 2015
Migliore scenografia
Migliori costumi
Migliore sonoro in presa diretta
Candidatura per il regista del miglior film
Candidatura per la miglior sceneggiatura
Candidatura per il miglior montaggio
Ciak d’oro 2016
Miglior regista
Miglior scenografia
Miglior costumi






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