Il socio (1993)
- michemar

- 13 mar 2023
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 10 nov 2024

Il socio
(The Firm) USA 1993 thriller 2h34’
Regia: Sydney Pollack
Soggetto: John Grisham
Sceneggiatura: David Rabe, David Rayfiel, Robert Towne
Fotografia: John Seale
Montaggio: Fredric e William Steinkamp
Musiche: Dave Grusin
Scenografia: Richard MacDonald
Costumi: Ruth Myers
Tom Cruise: Mitch McDeere
Jeanne Tripplehorn: Abigail “Abby” McDeere
Gene Hackman: Avery Tolar
Hal Holbrook: Oliver Lambert
Terry Kinney: Lamar Quinn
Wilford Brimley: William Devasher
Ed Harris: agente Wayne Terrance
Holly Hunter: Tammy Hemphill
David Strathairn: Ray McDeere
Gary Busey: Eddie Lomax
Steven Hill: F. Denton Voyles
Tobin Bell: sicario
Barbara Garrick: Kay Quinn
Jerry Hardin: Royce McKnight
Jerry Weintraub: Sonny Caps
Joey Anderson: Ruth
Paul Sorvino: Tommie Morolto
Joe Viterelli: Joey Morolto
John Beal: Nathan Locke
TRAMA: Mitch McDeere, fresco di laurea in giurisprudenza, viene ingaggiato da un prestigioso studio legale di Memphis. Il lavoro lo impegna a tal punto da fargli trascurare la giovane moglie, che ne soffre. Partendo dai sospetti sulla morte di due suoi colleghi, Mitch cerca di scoprire per chi lavori lo studio e si rende conto che c'è molto marcio nascosto.
Voto 6,5
Mitchell McDeere (Tom Cruise) si è appena laureato tra i primi cinque della sua classe alla Harvard Law School. Con un record come il suo, ci sono comprensibilmente molte persone interessate ad assumerlo. Le occasioni di lavoro abbondano e alla fine è una società legale di Memphis che lo attira per le più che allettanti offerte che gli fa la “Bendini, Lambert & Locke”, impossibili da rifiutare: uno stipendio iniziale vicino ai 100.000 dollari, un mutuo a basso tasso in modo da poter acquistare subito una casa, l'uso gratuito di una Mercedes e il rimborso dei suoi prestiti universitari. All'inizio, Mitch e sua moglie Abby (Jeanne Tripplehorne) celebrano con entusiasmo la loro nuova vita e la casa, ma non ci vuole molto perché l'euforia si esaurisca. Infatti, due membri dello studio muoiono in circostanze sospette e presto Mitch inizia a chiedersi cosa succeda in realtà, quali segreti si nascondono dietro le porte chiuse della ditta (firm, appunto).

Il romanzo di John Grisham è adattato in maniera avvincente, dal trio esperto degli sceneggiatori, alla pari del libro ma la difficoltà maggiore durante la visione del film risiede nella sua enorme lunghezza (più di due ore e mezza) tanto da rischiare (e penso che a molti succeda) di sentirsi in alcuni momenti più esausto che interessato. È il solito difetto delle pellicole troppe lunghe, quando è difficile riuscire a tenere l’attenzione sempre alta. In ogni caso, l’aspetto intrigante è più che buono e gli attori, iniziando dal protagonista Tom Cruise che, nella fase della carriera in cui ha decisamente preso il volo, se anche non ha proprio il fisico da avvocato classico possiede le qualità adatte al giovane rampante che, disilluso, prende in mano la vita non facile in una situazione di indagini molto scomode, con almeno un minimo di azione che gli si confà in ogni occasione. Jeanne Tripplehorn, da parte sua, dà alla sua Abby una presenza elegante, persino conturbante.

Nonostante l’essenza da thriller, tipica dei romanzi di Grisham e dalla riconosciuta esperienza di Sydney Pollack, quello che emerge maggiormente dalla trama è l’aspetto morale. Come già esposto, è una storia per i nostri tempi moderni, su un ragazzo senza soldi e alle prime armi che arriva al titolo di studio che può aprirgli le porte del successo e difatti viene sedotto dalla ricchezza, dai vantaggi e dalla accoglienza calorosa offerti da uno studio legale conservatore. Nel momento in cui si rende conto che la natura degli affari dell'azienda richiede la sua partecipazione ad attività poco chiare, se non proprio illecite, oppure il serio rischio della vita, così come è già accaduto ad un paio di colleghi, si ritrova lasciato a se stesso per risolvere il pasticcio, dal momento che non si fida né del governo né dei suoi intermediari dell'FBI per proteggere la sua sopravvivenza. E con una moglie che rischia quanto lui.

Il cast chiamato da Pollack è di prim’ordine e fra tanti personaggi mascolini e pericolosi, emerge non poco la presenza di Tammy Hemphill (la bravissima Holly Hunter) che assume un ruolo importante come collaboratrice del protagonista per venire a capo della pericolosa faccenda, che si sviluppa con un ritmo in alcuni momenti affannoso e indiavolato, trasportando i personaggi da Memphis alle Isole Cayman a Washington. E quando ci sono di mezzo quelle isole, sinonimo di affari sporchi, vuol dire che c’è del marcio. Come questa immancabile volta.

Magari il libro è molto meglio del film, ma di certo la sicura regia di Sydney Pollack sa imbastire la giusta tensione al genere di film che ha frequentato una intera esistenza, tenendo fede alla sua enorme competenza in materia. Ovvio, fosse stato un pochino più breve, il film ne avrebbe guadagnato in scorrevolezza.
Riconoscimenti
Premio Oscar 1994
Candidatura miglior attrice non protagonista a Holly Hunter
Candidatura miglior colonna sonora










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