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Il sospetto (1941)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 27 dic 2020
  • Tempo di lettura: 3 min

Aggiornamento: 5 nov 2023


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Il sospetto

(Suspicion) USA 1941 thriller 1h39’


Regia: Alfred Hitchcock

Soggetto: Anthony Berkeley Cox (romanzo)

Sceneggiatura: Joan Harrison, Samson Raphaelson, Alma Reville

Fotografia: Harry Stradling Sr.

Montaggio: William Hamilton

Musiche: Franz Waxman

Scenografia: Van Nest Polglase

Costumi: Edward Stevenson


Cary Grant: Johnnie Aysgarth

Joan Fontaine: Lina McLaidlaw Aysgarth

Cedric Hardwicke: gen. McLaidlaw

Nigel Bruce: Beaky Thwaite

May Whitty: Martha McLaidlaw

Isabel Jeans: Mrs. Newsham

Heather Angel: Ethel

Auriol Lee: Isobel Sedbusk

Gavin Gordon: dott. Bertram Sedbusk

Reginald Sheffield: Reggie Wetherby

Leo G. Carroll: cap. George Melbeck


TRAMA: Lina è una ragazza timida e ricca. Un giorno conosce in treno Johnnie Aysgarth, dongiovanni e giocatore. Nonostante venga a conoscenza di questi particolari, Lina si innamora di lui e lo sposa, rompendo per questo anche con la famiglia, contraria alle nozze. Johnnie continua la sua vita anche dopo il matrimonio; dopo aver perso il posto a causa di un piccolo furto, si mette in affari con l'amico Beaky. Lina sospetta che Johnnie voglia liberarsi di Beaky per impadronirsi della società.


Voto 8

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Ero sul punto di annotare qualcosa su questo meraviglioso thriller quando mi è capitato sotto gli occhi quello che il regista Gianni Amelio, fine recensore da sempre, ha scritto al proposito: mi sono inchinato davanti a tale opera d’arte critica e ho deciso di incollarla semplicemente qui. Molto meglio e troppo bella la recensione. Eccola (e perdonatemi, ma è un atto di umiltà).

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Se James Stewart - secondo la leggenda - uccise Liberty Valance, Cary Grant non se lo poteva nemmeno sognare, un omicidio. Specie se a sangue freddo, specie se la vittima designata era addirittura sua moglie. L'immagine del divo, sostenevano i competenti di Hollywood, ne avrebbe risentito. Perciò Hitchcock, innamoratosi del romanzo, lo dovette manipolare molto, rovesciandone il senso e la fine. E dire che aveva trovato una conclusione geniale (secondo alcuni l'ha anche girata) ma a malincuore vi rinunciò per il bene del film, che ebbe successo, però non fu mai tra i suoi favoriti. Cosa racconta il romanzo e cosa racconta il film? Truffaut sintetizzava così le differenze: il romanzo è la storia di una donna che si accorge a poco a poco di aver sposato un assassino e alla fine si lascia uccidere da lui, per amore; il film è la storia di una donna che, scoprendo che suo marito è un farfallone, spendaccione e bugiardo, arriva a sospettare che sia anche un omicida e a immaginare, a torto, che la voglia ammazzare. Concludeva (Truffaut) che il film narra proprio un'altra vicenda, più originale di quella del libro, più sfumata.

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Ma Hitchcock non sembrava molto convinto: Suspicion era per lui un film monco, giustamente. E raccontava il finale che avrebbe voluto: quando Cary Grant porta a Joan Fontaine il bicchiere di latte avvelenato, Joan sta scrivendo una lettera alla madre in cui confessa che suo marito la sta uccidendo e lei, pazzamente innamorata, lo lascia fare. Dopo che la moglie ha bevuto il latte, Cary Grant imbuca fischiettando la busta. È lui, in conclusione, a non sospettare quello che gli succederà.

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(Nota personale: si racconta che nella scena memorabile in cui Grant porta il bicchiere di latte che potrebbe contenere il veleno, per aumentare l'ambiguità, Hitch ci mise una lampadina...

Maledetto di un maestro!)

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Finale a parte, Il sospetto è uno dei film di Hitchcock che fa più paura. Per ragioni non solo di suspense, ma di quieto vivere. Poche volte si è visto sullo schermo qualcosa di più sinistro nel legame tra due persone. Il matrimonio non è la tomba dell'amore, ma la tomba e basta, sembra suggerire il maestro. È come se l'unione tra due esseri umani sia minata alla base da un tarlo che la corrode, e perciò ogni serenità è negata, vince l'inquietudine che porta all'inganno. Nella coppia e in generale nella famiglia trovano terreno fertile sentimenti che non si sanno dominare e che si rovesciano fatalmente nel loro opposto. In L'ombra del dubbio, qualche tempo dopo, se ne avrà l'immagine più lucida. In Marnie, la confessione più dolorosa. Non c'è scampo, per Hitchcock, nell'amore malato. E allora, piuttosto che un impossibile lieto fine, meglio una fine che non c'è.


Riconoscimenti

Premi Oscar 1942:

Miglior attrice protagonista a Joan Fontaine

Candidatura al miglior film

Candidatura alla miglior colonna sonora


 
 
 

Commenti


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