Il tabaccaio di Vienna (2018)
- michemar

- 31 gen 2023
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 25 mag 2023

Il tabaccaio di Vienna
(Der Trafikant) Austria/Germania 2018 dramma 1h57’
Regia: Nikolaus Leytner
Soggetto: Robert Seethaler (romanzo)
Sceneggiatura: Klaus Richter, Nikolaus Leytner
Fotografia: Hermann Dunzendorfer
Montaggio: Bettina Mazakarin
Musiche: Matthias Weber
Scenografia: Bertram Reite
Costumi: Caterina Czepek
Simon Morzé: Franz Huchel
Bruno Ganz: prof. Sigmund Freud
Johannes Krisch: Otto Trsnjek
Emma Drogunova: Anezka
Karoline Eichhorn: Anna Freud
Michael Fiz: Roter Egon "il rosso"
Regina Fritsch: Margarete
Gerhard Liebmann: Heinzi
TRAMA: Il diciassettenne Franz si reca a Vienna per lavorare come apprendista in una tabaccheria. Qui, ha modo di incontrare Sigmund Freud, un cliente abituale con cui rapidamente forma una singolare amicizia. Quando si innamora della ballerina Anezka, Franz cerca consiglio nel famoso psicanalista, costretto ad ammettere che anche per lui l'universo femminile rappresenta un grosso enigma. Intanto, le condizioni politiche e sociali in Austria peggiorano drammaticamente per l'arrivo dei nazisti a Vienna.
Voto 6,5

Tratto dal romanzo di Klaus Richter che ha anche scritto la prima stesura della sceneggiatura in cui si è tenuto molto vicino alle sue pagine, ma è deceduto prima delle riprese, il regista Nikolaus Leytner – più che altro un autore di film per la TV – lo ha voluto adattare alle sue esigenze e narra del giovane diciassettenne Franz Huchel nel periodo più delicato della sua crescita. È il momento in cui viene costretto dalla madre Margarete a lasciare il loro villaggio dopo che l'amante della donna viene fulminato mentre nuota durante una tempesta: una sequenza iniziale alquanto spiazzante e girata molto bene con la giusta tensione. Arrivato a Vienna, il ragazzo viene assunto da Otto Trsnjek, il proprietario di una piccola tabaccheria e rivendita di giornali, probabilmente uno degli ex amanti di Margarete. Questi è un ardente antinazista, che ha opinioni filosofiche e quasi poetiche sul suo prodotto principale, il sigaro. Come dice al giovane apprendista, che ne resta impressionato, “Un sigaro cattivo è come una merda di cavallo... e un grande sigaro è il mondo”. È un uomo che segretamente sta accogliendo e aiutando comunisti ed ebrei, con l’inevitabile sgomento di chi invece collabora con gli occupanti, come per esempio il suo vicino macellaio, che, se ne avesse la possibilità, probabilmente consegnerebbe ai nazisti sia il commerciante che il cliente più importante della zona, il dottor Freud (il grande Bruno Ganz, qui nel suo penultimo ruolo).

Il cuore del film è l'improbabile amicizia che nasce proprio tra Frantz e Freud. Sebbene il padre della psicoanalisi abbia come pazienti solo coloro che possono permetterselo, a lui piace intrattenersi con il giovane e coglie con piacere l’occasione di dare liberamente molti consigli al giovane, che nel frattempo si è innamorato di una ballerina, Anezka. Anzi, è a proposito di questo sentimento e delle difficoltà che incontra che il giovane si trova nella necessità di chiedere aiuto ad uno studioso di quel calibro. Il particolare simpatico è che addirittura Freud ammette che anche lui ha qualche difficoltà con l’universo femminile e quindi invita l’attento ascoltatore ad affrontare con naturalezza e semplicità la situazione. “A volte un sigaro è solo un sigaro”, oppure “Non devi capire l'acqua. Basta saltarci dentro.” Certo, non sono consigli così elementari che uno si aspetterebbe da cotanto uomo ma evidentemente sono i più indicati.

Tra gli affabili dialoghi con il professore e gli insegnamenti umani(stici) del tabaccaio, uomo coerente che ha perso una gamba nella Prima Guerra Mondiale e che ha un coraggio da leone per non accettare l’invasore rifiutandosi (in una scena) di vendere un giornale nazionalsocialista ad un cliente, Frantz matura lentamente e impara tanto. E quando la Gestapo viene a portarsi via il suo datore di lavoro, assumendo la responsabilità del negozio e capendo ancora meglio la tragicità del momento, il giovane diventa più grande e consapevole, intuendo la strada tortuosa che lo attende e l’atteggiamento coerente che deve assumere, rischiando in prima persona le conseguenze. Soprattutto nelle scene più crude ed importanti, con il suicidio come atto di ribellione di Egon “il rosso”, poi con l'arresto del tabaccaio Otto, con la fuga di Freud e infine con la scoperta della morte di Otto nelle carceri dell’invasore nazista. A questo punto tocca a lui compiere un gesto molto coraggioso, anche perché scopre di essersi innamorato della ragazza sbagliata.

Il giovane Simon Morzé è bravo, come anche gli altri attori, ma è straordinario come Bruno Ganz entri nel personaggio di Sigmund Freud, con la sua pacata e misurata recitazione di grande attore e con quegli occhiali dalla tonda montatura che segnano emblematicamente tutto il film.
Opera simpatica in alcuni momenti ed inevitabilmente tragica nella parte rimanente, esempio di tantissime altre storie molto simili accadute veramente o create dalla fiorente letteratura che ha narrato la tragedia della Guerra, dell’occupazione e della deportazione. Ogni piccola o grande opera può servire alla causa ed anche questo piccolo film di Nikolaus Leytner svolge, con una trama molto particolare, il suo egregio compito.






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