Il talento del calabrone (2020)
- michemar

- 30 nov 2020
- Tempo di lettura: 5 min

Il talento del calabrone
Italia/Spagna 2020 thriller 1h24’
Regia: Giacomo Cimini
Sceneggiatura: Giacomo Cimini, Lorenzo Collalti
Fotografia: Maurizio Calvesi
Montaggio: Massimo Quaglia
Musiche: Dimitri Scarlato
Scenografia: Ivana Gargiulo
Costumi: Valentina Taliani
Sergio Castellitto: Carlo
Lorenzo Richelmy: Dj Steph
Anna Foglietta: ten. col. Rosa Amedei
Gianluca Gobbi: fonico
David Coco: capitano
Marina Occhionero: redattrice
Cristina Marino: assistente regia
Gianluca Gobbi: regista
Guglielmo Favilla: autore trasmissione
Gabriele Greggio: tecnico di studio
TRAMA: Steph, giovane dj radiofonico in forte ascesa, ha guadagnato popolarità sui social media e ogni sera conduce un programma in radio con un grande seguito, durante il quale riceve telefonate dai fan. Una sera, una chiamata lo raggela: dall'altro lato, uno sconosciuto annuncia che ha intenzione di togliersi la vita facendosi esplodere nel bel mezzo della città. Steph cerca di gestire la situazione come meglio può. Si adopera così a far parlare il più possibile il suo interlocutore per evitare il peggio mentre una task force guidata dalla risoluta poliziotta Rosa Amedei cerca di risalire all'uomo per bloccare un piano più complicato di quanto comunicato.
Voto 4,5

Il film, la cui uscita era stata fissata al 5 marzo 2020, è stato rinviato a causa della pandemia fino al punto che è approdato definitivamente sulla piattaforma Prime Video e, spinto dal gran parlare che se ne è fatto al proposito – a dir la verità con pareri molto contrastanti – e attirato dal cast, mi son deciso a guardarlo pieno di aspettative. Rimanendone, lo scrivo subito, parecchio deluso, per diversi motivi. Procediamo con ordine.
Il fatto che salti alla ribalta un film di cui si parla abbastanza e che sia di genere è un fatto positivo per il nostro panorama asfittico, che punta più sulla commedia non eccelsa (i francesi ci superano sempre), spesso insopportabilmente ridanciana, se non proprio volgare, con commediacce natalizie. Il quasi esordiente regista Giacomo Cimini (ha all’attivo solo un lungo precedente di cui si hanno poche tracce) si cimenta quindi, dopo corti e serie TV, con un thriller ad alta tensione, almeno nelle intenzioni. Crea una buona premessa ed un eccellente plot su cui sviluppare una storia che fa trattenere il respiro e a tale scopo riesce a riunire un cast con alcuni nomi eccellenti: Anna Foglietta, Sergio Castellitto e Lorenzo Richelmy. Con l’aiuto del co-sceneggiatore Lorenzo Collalti mette sulla carta un buonissimo impianto, una trama che facilmente tiene viva l’attenzione dopo il consueto inizio quieto e ordinario in cui nessuno si aspetta ciò che accadrà in seguito.

La trama si snocciola quasi in diretta, in tempo reale, “tutto in una notte” (cit. John Landis) in una Milano fotografata come la Los Angeles dei grandi film americani (mi è venuto in mente l’incipit stratosferico di Drive di NWR, a parte ovviamente la Nightcall di Kavinsky), quando il famoso DJ idolo di Radio105 è in onda con i numerosissimi ascoltatori che partecipano ai soliti insulsi quiz e chiedono di mettere sul piatto una canzone. Una notte ordinaria, con gli ascolti in crescita e i social che pompano commenti, richieste e like a più non posso. I produttori sono soddisfatti e non fa nulla se l’arroganza del DJ è debordante, tanto lui piace così al pubblico e agli utenti dei social dove lui spopola. Tra una richiesta e l’altra arriva la telefonata di un folle che fa delle richieste particolari, dando inizio ad un’assurda lotta dialettica minacciando l’esplosione di bombe sparse per la metropoli. Il villain di turno è proprio Sergio Castellitto, che, chiuso in un’auto e super fornito di materiale tecnologico all’avanguardia, tiene sotto ricatto la città, la stazione radio e gli spettatori.

Quando interviene il tenente colonnello dei carabinieri, Rosa Amedei (una inaspettata Anna Foglietta), la partita si fa dura e l’uomo al telefono trova ancora più gusto nella sua anomala battaglia. Sono tutti sotto minaccia senza sapere il motivo di tanta rabbia. Le spiegazioni, come da manuale, arriveranno col contagocce e solo nel finale, che in verità non è che sia un crescendo spasmodico come dovrebbe, ma che comunque mantiene all’erta la nostra attenzione. Nel complesso ci sono tutti gli ingredienti del debutto registico coi fiocchi, ma diverse cose fanno scricchiolare le certezze.

Prima di tutto la sceneggiatura ha molti punti di debolezza, rovinata da alcuni passaggi che franano da soli, dialoghi banali adatti agli adolescenti (ma quelli di una volta, non quelli di oggi). Nel finale c’è la sparatoria immancabile (e inutile) e a nessuno, neanche all’ufficiale intervenuto, viene in mente di chiamare immediatamente l’ambulanza, reazione che hanno perfino i poliziotti americani quando uccidono un sospettato. Nulla. Melodrammatico e moscio. Per non parlare dell’atteggiamento della povera Foglietta nei panni della super poliziotta: richiamata da una mostra in abito elegantissimo da sera rosso e scollato davanti e dietro, con regolare tacco 12, appena arrivata nello studio radiofonico si dà il giusto tocco da militare in action. Anfibi e pistola d’ordinanza a tracolla sulle spalle, come un agente FBI, sì, ma tutto sotto e sopra l’abito rosso. Forse è un abito antiproiettile? E a che serve quell’abbigliamento in uno studio posto chissà a quale piano del grattacielo in cui si trovano? Per la sua recitazione, essendo un estimatore di Anna Foglietta, sono rimasto deluso per le troppe urla isteriche che un ufficiale(ssa) delle forze dell’ordine dovrebbe assolutamente evitare: in alcuni frangenti sembra una tarantolata più che una investigatrice. La scena involontariamente più tragicomica è quando, intuendo (ma sulla base di quale elemento?) che la soluzione si trovi nell’appartamento del piano di sopra, sfitto e in ristrutturazione, per avere la certezza della deduzione consulta la APP del traduttore Google dello smartphone: calabrone!

Bravino come da aspettative il bel Lorenzo Richelmy, sempre irritante come suo costume ma qui fa il semidio della notte e ben ci sta, ma anche lui coinvolto nel prefinale commovente e rivelatore in cui tutti gli astanti non riescono a trattenere la lacrimuccia che fa tanto scena. Deprimente.
Il vero mattatore della nottata resta il misterioso personaggio (no spoiler, please) che sulle spalle del solito vigoroso e performante Sergio Castellitto intrattiene non solo il DJ ma anche tutto il pubblico (che nel frattempo cresce a dismisura in seguito all’allarme e alla suspense creatasi) e perché no anche noi spettatori, ignari dei reali motivi che hanno spinto quell’uomo a tanto. Castellitto distribuisce con calma la sua ottima recitazione, in grado di cambiare registro a seconda dei momenti, così come serve all’occasione e ad aumentare il tasso di ricatto che serve al suo personaggio: discorsi calmi, ora duri, o imperiosi, un pianto nevrotico che preannuncia la tragedia, il ritorno al farfallino che ogni tanto si toglie. È vestito come per una grande occasione e forse lo sarà.

Poteva essere un buon film e non lo è stato. Eppure, sarebbe bastato dare uno sguardo ad uno dei migliori film di Oliver Stone, Talk Radio, di cui si sono dimenticati in tanti: una storia attanagliante in una notte americana, con uno straordinario Eric Bogosian al microfono una notte intera. Lì tensione in crescendo fino allo sfinimento, qui in leggera salita, quasi un falsopiano, distratto dai difetti succitati, finale che doveva per forza essere migliore. Resta un discreto intrattenimento, ma nulla di eccezionale: il mio voto molto severo è dovuto alla delusione e agli errori marchiani visti e sentiti di cui vi ho detto. Vediamo il prossimo passo di Giacomo Cimini.






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