Il texano dagli occhi di ghiaccio (1976)
- michemar

- 11 dic 2022
- Tempo di lettura: 4 min
Aggiornamento: 31 gen 2024

Il texano dagli occhi di ghiaccio
(The Outlaw Josey Wales) USA 1976 western 2h15'
Regia: Clint Eastwood
Soggetto: Forrest Carter (Gone To Texas)
Sceneggiatura: Sonia Chernus, Philip Kaufman
Fotografia: Bruce Surtees
Montaggio: Ferris Webster
Musiche: Jerry Fielding
Scenografia: Tambi Larsen
Costumi: Glenn Wright
Clint Eastwood: Josey Wales
Chief Dan George: Lone Watie
Sondra Locke: Laura Lee
Bill McKinney: Terrill
John Vernon: Fletcher
Paula Trueman: Sarah
Sam Bottoms: Jamie
Geraldine Keams: Little Moonlight
TRAMA: Josey Wales è un uomo dedito al pesante lavoro nei campi della sua piccola proprietà, che attornia la sua casa nel Missouri, insieme alla moglie e al figlio. Nonostante egli sia riuscito a rimanere fuori dalla guerra di secessione, ne rimane vittima: un gruppo di razziatori a cavallo, schierati con le truppe dell'esercito dell'Unione e al comando del capitano Terrill, arriva in zona per una scorreria in territorio nemico, stermina la sua famiglia e distrugge la sua casa; egli accorre ma viene tramortito e risparmiato solo perché creduto morto. Senza più nulla di suo, si unisce alle bande sudiste per combattere gli assassini della sua famiglia.
Voto 7

Terminata la Guerra di Secessione, il contadino Josey Wales del Missouri (che misteriosamente in Italia nel titolo diventa texano), a cui la banda di Randolph Terrill ha massacrato moglie e figlio, rifiuta di arrendersi e si dà alla macchia in compagnia di un ragazzo, Jenny, già al suo fianco sotto i vessilli del Sud. L'incarico di ritrovare Josey viene affidato proprio a Terrill, che è ora un capitano nordista. Comincia così un lungo inseguimento, durante il quale Josey deve vedersela, uscendo vittorioso da ogni scontro, con cacciatori di taglie, soldati nordisti e banditi amici degli indiani comanci.

Generalmente viene considerato un film spartiacque nel cinema di Clint Eastwood. Tratto dal libro di Forrest Carter ‘Gone to Texas’, il soggetto catturò l’attenzione dell’attore e di Bob Daley, suo socio della Malpaso. Contrariamente alle idee espresse nel suo libro, lo scrittore si rivela uno psicotico segregazionista alcolizzato: noto anche come Asa (Ace) Carter, aveva fondato una cellula del Ku Klux Klan con lo slogan “Segregazione ora, segregazione domani, segregazione per sempre”. La produzione decise allora di isolarlo dalla produzione del film ma un altro problema intanto si affacciò quando Clint decise di affidare la regia all’emergente Philip Kaufman, il quale preferì inserire una forte nota drammatica, ossia la caccia spietata di Terrill (Bill McKinney) ai danni di Wales, particolare che piacque molto all’attore, ma per forti divergenze di vedute sul resto della sceneggiatura portarono alla rottura degli accordi e, addirittura, Clint iniziò a girare una importante scena (l’attacco ai Comancheros) all’insaputa del regista ufficiale e nottetempo si consultò con il suo avvocato per valutare l’impatto del licenziamento di Kaufman, assumendo lui stesso la guida del progetto. La disputa legale che ne seguì ebbe importanti conseguenze giuridiche, perché la DGA (Director’s Guild of America, l’associazione dei registi americana) corse ai ripari vietando che un regista potesse essere sostituito da un altro professionista della troupe. A tutt’oggi questa regola è nota come la “Eastwood Rule”, senza però riuscire a bloccare Clint nei suoi intenti.

L’importanza di questo film è data proprio dal suo regista e protagonista, che lo considera ancora oggi come fondamentale per la sua presa di coscienza autoriale e forse giusto a causa di ciò volle con forza dirigerlo e ricordarlo nelle sue interviste. Il progetto, che è un western certamente complesso, gli è sempre rimasto nel cuore anche per le scelte tecniche decise, a cominciare dal fedele e fidato direttore della fotografia Bruce Surtees (ben sette film girati assieme) per il quale Clint dichiarò: “Bruce mi ha fatto una proposta che ho trovato molto innovativa. All’epoca, un certo tipo di pellicola, molto più lenta di quella che si usa adesso, stava per uscire di produzione. Dovevamo cominciare a girare nell’autunno di quell’anno, che è un ottimo momento per un western perché il sole resta basso, anche se effettivamente c’è il rischio che l’inverno arrivi in anticipo. Ma lui mi ha detto: ‘Perché non usiamo questa pellicola lenta? Ci servirà un po’ più di luce per certe scene, ma per gli esterni ci darà dei neri più intensi’. Adoro i neri intensi nei film, non sopporto quando il nero diventa grigio ed esce tutto lattiginoso. Mi è capitato di lavorare con un direttore della fotografia che forzava sempre la luce ma io mi spazientivo per quei neri cagliati. Bruce non lo fa. Lui utilizza luci dure e io volevo girare tutto il film in controluce.”



Film spartiacque, si diceva, soprattutto perché fa da cerniera tra i suoi film in cui emerge l’aspirazione del grande Clint come pistolero solitario in cerca di vendetta o giustizia e quella del viaggio avventuroso di un personaggio che si unisce ad una piccola comunità abbandonando la solitudine. E, nella fattispecie di questo film - girato con Sondra Locke, attrice e compagna in quel periodo, con sei partecipazioni al suo fianco - con la speranza di una definitiva pacificazione, che poi è quella che l’America cercava alla fine di una sanguinosa guerra civile che tanti uomini aveva lasciato sul terreno. Lui è il protagonista-eroe dal passato ignoto ma intuibile che non cerca di primo impulso la vendetta ma si ritrova con un conto in sospeso prendendo le difese di una comunità tiranneggiata.
La sceneggiatura è - lontana dalla mentalità destrorsa dell’autore del romanzo - chiaramente progressista e lo rivelano alcune rilevanti caratteristiche del protagonista: non considera la donna come proprietà dell’uomo; odia gli uomini che odiano le donne; si dichiara amichevole con il popolo pellerossa maltrattato soprattutto dalle inaffidabili promesse dei governi dei bianchi e dai loro ufficiali, avendoli confinati in regioni inabitabili e difficili per le loro tradizioni di sopravvivenza e riducendoli alla fame e all’estinzione. L’eroe infallibile pistolero di Clint Eastwood e degli sceneggiatori Sonia Chernus e Philip Kaufman non è quindi un conservatore, rilievo che invece negli anni seguenti sarà rivolto proprio a Clint per alcune opere che guardano a destra. Bellissimo poi il personaggio del vecchio Lone Watie (l’impareggiabile Chief Dan George), ispirato a Stand Watie, capo Cherokee e unico nativo americano a raggiungere il grado di generale dell'esercito degli Stati Confederati durante la guerra di secessione, la cui saggezza e arguzia aggiungono pepe e simpatia al film.
Un bellissimo western passato alla storia come prima opera clintiana presentata al Festival di Cannes.

Riconoscimenti
1977 – Premio Oscar
Candidatura miglior colonna sonora






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