Il velo dipinto (2006)
- michemar

- 27 feb 2023
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 18 mag 2023

Il velo dipinto
(The Painted Veil) Cina/USA/Canada 2006 dramma 2h5'
Regia: John Curran
Soggetto: William Somerset Maugham
Sceneggiatura: Ron Nyswaner
Fotografia: Stuart Dryburgh
Montaggio: Alexandre de Franceschi
Musiche: Alexandre Desplat
Scenografia: Juhua Tu
Costumi: Ruth Myers
Naomi Watts: Kitty Garstin Fane
Edward Norton: Walter Fane
Liev Schreiber: Charlie Townsend
Toby Jones: Waddington
Diana Rigg: Madre Superiora
TRAMA: Un medico britannico combatte un'epidemia di colera in un piccolo villaggio cinese, intrappolato in un matrimonio senza amore con una moglie infedele.
Voto 6,5

Kitty, una giovane donna della borghesia inglese in età da marito, sposa Walter Fane, un medico specializzato in batteriologia che nutre per lei un sentimento profondo. Dopo il matrimonio, contratto per compiacere la madre, Kitty si trasferisce con Walter a Shangai, dove, annoiata, cede alle lusinghe di sir Charles Townsend, viceconsole maritato e padre di due figli. L'adulterio viene presto scoperto da Walter che, ferito, decide di rivalersi conducendo la moglie al villaggio di Mei-tan-fu colpito da un'epidemia colerica. L'isolamento forzato e le condizioni di morte e miseria in cui versa la gente del villaggio costringono Kitty a un esame di coscienza che getta sul marito una luce nuova.

Basato sul romanzo di William Somerset Maugham, il film porta gli spettatori in un viaggio nella Cina rurale dei primi anni del XX secolo, dove un'epidemia di colera diventa lo sfondo per cambiamenti e dolori crescenti in un matrimonio a pezzi. Grazie in gran parte alla recitazione efficace e a una sceneggiatura ben sviluppata, il film fornisce una duplice fonte di lettura: oltre a sviluppare personaggi realistici e credibili, offre uno sguardo esteso su come era la Cina durante quel periodo. Il film raggiunge un equilibrio raro per una fiction storica utilizzando lo sfondo senza permettere che travolga i personaggi e la loro storia. È un film, si potrebbe dire, poliedrico, ma il punto focale, il nucleo attorno al quale si resta concentrati e attratti è senza dubbio il rapporto tra i protagonisti.

Perché è una storia di maturazione e perdono. Sia Walter che Kitty condividono la colpa per lo stato disastroso del loro matrimonio ma consapevoli delle cause che lo hanno distrutto e provando a rimuoverle, provano e imparano a riconnettersi. La donna cambia se stessa lavorando con gli orfani in un convento locale mentre l’uomo perde un po' della sua arroganza quando si rende conto che l’atteggiamento inutile e dannoso della superiorità british che lo ha reso così insopportabile non gli può permettere di ottenere ciò che deve fare per fermare l'epidemia a cui si sta dedicando anima e corpo. E così, il film diventa una storia d'amore atipica. E, scavando a fondo, si scopre anche un tema più elevato, più sociopolitico: quello del dannoso risentimento quando un estraneo con buone intenzioni entra in un paese straniero e mostra un'arrogante certezza di capire cosa sia giusto. Un errore veramente grave. Difatti, Walter arriva in città con le migliori intenzioni ma i suoi metodi sono ritenuti inaccettabili quando viola le credenze religiose dei nativi e la situazione migliora solo quando impara a lavorare collaborando e assecondando le persone che certamente non gli sono ostili, come gli era sembrato. Che poi, è un tema comune a molti film ambientati nell'era coloniale britannica, tanto che il regista John Curran commentò, a suo tempo, che lo vedeva rilevante anche per i tempi correnti.
L’eccellente cast risponde nel migliore dei modi: Naomi Watts e Edward Norton riescono ad essere davvero credibili nella trasformazione mentale che percorrono durante lo svolgersi delle vicende e lo si nota ampiamente osservando il loro comportamento, le posture, la gestualità e soprattutto gli sguardi che cambiano mentre riflettono sugli errori del passato e su ciò che potrebbe essere adesso il presente e il loro importante futuro. I due protagonisti sono ben coadiuvati dai bravi Liev Schreiber, Toby Jones e Diana Rigg, che interagiscono in una ambientazione affascinante, in cui la spettacolare fotografia di Stuart Dryburgh esalta gli scenari cinesi in cui si svolgono i fatti, confermando ancora una volta cosa significhi girare un film sul posto autentico.

I romanzi di Maugham, scrittore britannico morto nel 1965, pare siano stati per anni la magnifica ossessione di Edward Norton. La sua scelta è poi ricaduta su questo libro, già trasposto sullo schermo nel 1934 con lo stesso titolo da Richard Boleslawski e interpretato, nello splendore del bianco e nero, da Greta Garbo. Il risultato è un film delicato che restituisce allo spettatore l'esperienza di una lettura diretta del libro, a cui – come risulta da chi ha fatto entrambe le esperienze - rimane fedele, almeno nelle atmosfere e nei dialoghi. A cambiare, fino a stravolgere il senso della storia, è l'epilogo, per il quale lo sceneggiatore Ron Nyswaner sceglie la più facile soluzione della riconciliazione spirituale e fisica della coppia.










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