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Illusioni perdute (2021)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 21 set 2022
  • Tempo di lettura: 5 min

Aggiornamento: 8 giu 2023


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Illusioni perdute

(Illusions perdues) Francia/Belgio 2021 dramma 2h29’


Regia: Xavier Giannoli

Soggetto: Honoré de Balzac (romanzo)

Sceneggiatura: Xavier Giannoli, Jacques Fieschi, Yves Stavrides

Fotografia: Christophe Beaucarne

Montaggio: Cyril Nakache, Riwanon Le Beller

Scenografia: Riton Dupire-Clément

Costumi: Pierre-Jean Larroque


Benjamin Voisin: Lucien de Rubempré

Cécile de France: Louise de Bargeton

Vincent Lacoste: Étienne Lousteau

Xavier Dolan: Raoul Nathan

Salomé Dewaels: Coralie

Jeanne Balibar: Marchesa d'Espard

Gérard Depardieu: Dauriat

André Marcon: Barone du Châtelet

Louis-Do de Lencquesaing: Finot

Jean-François Stévenin: Singali


TRAMA: Lucien è un giovane poeta sconosciuto nella Francia del XIX secolo. Nutre grandi speranze ed è deciso a forgiare il proprio destino. Abbandonata la tipografia di famiglia nella città natia, decide di tentare la sorte a Parigi sotto l’ala protettrice della sua mecenate. Lasciato presto a cavarsela da solo in questa meravigliosa città, il giovane scoprirà le macchinazioni in atto in un mondo che ubbidisce alla legge del profitto e della simulazione.


Voto 7

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Le vicende avventurose di Lucien de Rubempré (Benjamin Voisin) nella scalata della società della nobiltà parigina - in cerca di affermazione sociale e inizialmente e innocentemente in qualità di poeta, seguendo la sua passione per la letteratura – si inquadrano durante il periodo appena antecedente alla Restaurazione Francese, fase storica che estromise Napoleone Bonaparte e riportò al trono la dinastia borbonica, con un brusco ritorno al potere dei conservatori, con annessa incombenza della Chiesa Cattolica. Momento politico che influenza non poco i comportamenti dettati dalla convenienza contingente sia del protagonista che dell’amico-nemico Étienne Lousteau (Vincent Lacoste) in un ambiente non solo civile ma anche giornalistico in cui per opportunismo ci si rivolgeva ora ai lettori liberali, ora a quelli monarchici conservatori. Proprio come capita al nostro protagonista che pur di avere successo nella società della capitale accetta prima di collaborare con un giornale dei primi, poi dei secondi.

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L’evasione di Lucien dalla vita di provincia di Angoulême, dove lavora nella tipografia di famiglia e che non può dargli il futuro da letterato che spera, lo porta a Parigi con l’aiuto della nobildonna, madame de Bargeton (Cécile de France), sposata con un uomo anziano, invaghitasi anche per il libretto di poesie che il giovane le ha dedicato. Ma squattrinato e sconosciuto a tutti, le difficoltà a trovare un editore sono enormi e accetta, spinto dal primo amico che gli capita, Étienne Lousteau, accetta di lavorare in un giornale che punta a quello che oggi chiamiamo gossip, del tipo peggiore, con lo scopo di agevolare o distruggere la reputazione di persone note o di artisti, cambiando il metro di giudizio a seconda della ricompensa pattuita dagli stessi o da chi aveva interesse. Un giornalismo d’accatto da vendersi a chi paga di più, in bene e in male. Lucien, arrivato ingenuo e pieno di speranza, capisce presto l’andazzo e dopo qualche ritrosia si adegua, vista la facilità di guadagno. Mentre Louise de Bargeton si allontana da lui, costretta e rovinata dal suo provincialismo davanti agli inorriditi e ipocriti nobili dell’alta società parigina, il giovane poeta non ancora affermato si innamora di una ex prostituta ora salita sul palcoscenico del teatro popolare, alla ricerca, anch’ella, di affermarsi come attrice di successo. Con lo schema che si ripete: Singali (Jean-François Stévenin) è il capo della claque più influente che condiziona la carriera degli attori e degli autori di teatro e, pagato a dovere, organizza applausi o fischi, fiori o ortaggi.

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Ai fini del successo, sia nella redazione dei giornali che nel campo teatrale, chi vince davvero e batte ogni concorrenza è la corruzione. Con il patto di somme di danaro si scrive a favore o contro qualcuno oppure si spinge in alto o in basso la carriera di un attore. Si tratta solo di quanto e soprattutto di arrivare per ultimo con l’offerta migliore, condizione che Lucien conoscerà a proprie spese, sia nel momento dell’ascesa sociale che in quello della rovina finale. In un tripudio di feste, numero infinito di calici di champagne, donne di facile abbordaggio, attrazione e rimbalzo verso e dalla bella e sempre affascinata Louise (che non smette mai di amarlo), arrivano l’amore tribolato verso la giovane Coralie (Salomé Dewaels), i rapporti turbolenti con un editore ignorante ma furbo, Dauriat (Gérard Depardieu) e quello franco e utile con Raoul Nathan (Xavier Dolan), forse l’unica persona sincera che lo aiuta e lo consiglia per il meglio nei momenti difficili.

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Xavier Giannoli (Marguerite, L’apparizione), regista dalla formazione letteraria, adatta l’omonimo romanzo di Honoré de Balzac (dedicato a Victor Hugo), pubblicato in tre parti (I due poeti, Un grande uomo di provincia a Parigi, Eva e David), riprendendo soprattutto la seconda, seppure con alcune modifiche e ne gira un film in costume in cui racconta, mediante le vicende del protagonista, la ricostruzione della Restaurazione Francese raccontata con stile classico e toni appassionanti come un vero e proprio romanzone ottocentesco tradizionale, mantenendo le caratteristiche anche letterarie: sembra di leggerlo, più che guardarlo. E vi assistiamo osservando le illusioni perdute che sono appunto quelle del giovane Lucien, provinciale ambizioso e ingenuo che arriva a Parigi per diventare poeta e dopo aver conquistato la fama come giornalista cade rovinosamente. Era giunto timido e impaurito, con gran voglia di imparare la vita e fare bene, ed invece apprende meglio di tutto il modo di sgomitare e adeguarsi alla maniera di sopravvivere girandosi continuamente e senza scrupoli dalla parte più conveniente, e perdendo tutto nel momento in cui era all’apice. Ma mai studiando da poeta, il suo vero sogno, deluso da se stesso. Fatto ancor più grave. Metafora di quello che viviamo di nuovo e ancora nei giorni nostri. in un mondo, come allora, in cui tutto è messo in vendita al servizio del danaro, per dimostrare come in quel periodo, così come oggi, la reputazione, l’arte e il talento sono tante volte alla mercé del miglior offerente. Che è il peggior destino che può capitare non solo all’uomo ma anche all’aspirante artista.

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Il regista è a proprio agio con il classico genere in costume e letterario, pienamente nelle sue corde e lo si nota bene nella messa in scena ed è apprezzabile anche nella scelta degli attori, dal momento che Benjamin Voisin se la cava abbastanza bene (fattosi notare in Estate ’85 di François Ozon) e sfruttando la presenza di Vincent Lacoste attor giovane francese in continua e costante ascesa, spesso presente nei film importanti d’oltralpe. Per non parlare di Cécile de France a suo agio in un personaggio disperato e sensuale, di Xavier Dolan in un ruolo inconsueto e contenuto ma che gli si addice ed infine il mastodontico Gérard Depardieu a cui tocca spesso il lavoro “sporco” che lui sa sempre assolvere. In definitiva un film eccellente (specialmente per chi ama il genere) ben diretto da un regista che sa ciò che vuole realizzare, in cui gli attori vestono benissimo i panni dei loro personaggi, sempre a cavallo tra il dramma e la commedia francese anche qui caratterizzata da eccellenti dialoghi molto efficaci, la cui sceneggiatura vede ben sei mani che hanno lavorato efficacemente.

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Riconoscimenti

2022 - Premio César

Miglior film

Migliore attore non protagonista a Vincent Lacoste

Migliore promessa maschile a Benjamin Voisin

Miglior adattamento

Migliore fotografia

Migliore scenografia

Migliori costumi

Candidatura miglior regista

Candidatura miglior attore non protagonista a Xavier Dolan

Candidatura miglior attrice non protagonista a Jeanne Balibar e Cécile de France

Candidatura migliore promessa femminile a Salomé Dewaels

Candidatura miglior montaggio

Candidatura miglior sonoro



 
 
 

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