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In Good Company (2004)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 23 mag
  • Tempo di lettura: 3 min
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In Good Company

USA 2004 commedia 1h50’

 

Regia: Paul Weitz

Sceneggiatura: Paul Weitz

Fotografia: Remi Adefarasin

Montaggio: Myron Kerstein

Musiche: Stephen Trask

Scenografia: William Arnold

Costumi: Molly Maginnis

 

Dennis Quaid: Dan Foreman

Topher Grace: Carter Duryea

Scarlett Johansson: Alex Foreman

Marg Helgenberger: Ann Foreman

Zena Grey: Jana Foreman

David Paymer: Morty

Lauren Tom: Elizabeth

Clark Gregg: Mark Steckle

Malcolm McDowell: Teddy K.

Philip Baker Hall: Eugene Kalb

Selma Blair: Kimberly

Frankie Faison: Corwin

Ty Burrell: Enrique Colon

Kete Ellis: Maya

Amy Aquino: Alicia

Kevin Chapman: Lou

 

TRAMA: Il cinquantenne Dan Foreman, direttore commerciale di una società, perde la sua posizione di rilievo in seguito all’acquisto dell’azienda da parte di una multinazionale. Il nuovo capo è Carter, un giovane senza esperienza, che, come se non bastasse, comincia a corteggiare Alex, la sua amata figlia.

 

VOTO 6,5


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Nonostante una trama statica in cui non succede molto, il film ha due punti di forza: una forte interazione tra i personaggi e una rappresentazione ferocemente accurata della moderna filosofia aziendale. A proposito della seconda, sappiamo bene come vanno le cose oggi nelle imprese che devono ristrutturare l’organico, terminologia che nasconde la cruda realtà: tagliare le teste, licenziare. Perlomeno in America, dove il posto di lavoro non è mai assicurato per sempre.



E quando succede si notano alcuni tipi di reazione sicure: la rabbia per l’ingiustizia patita (almeno così pare al malcapitato), la tristezza che provano gli scampati per il colpo inferto alla persona che l’ha subito (magari è un amico) o il sollievo di per il fatto che non sei tu e chissà perché è andata bene.



C’è, per esempio, una scena nel film che sintetizza la situazione: quando due colleghi vengono licenziati, Dan (Dennis Quaid) affronta con rabbia il suo nuovo e giovane capo Carter (Topher Grace), ma viene informato che un collega potrà mantenere il posto di lavoro se rinuncia al suo. Di fronte a questa scelta, normalmente, si resta sconcertati e si viene assaliti dalla crisi di coscienza.



È ciò che succede in questa trama, che si complica maggiormente dal punto di vista familiare quando Dan invita Carter a cena e questi, appena scaricato dalla moglie, viene attratto dalla figlia del primo, la bella Alex (Scarlett Johansson). Situazione imbarazzante che mette di fronte un padre geloso della figlia ancora giovane e l’assoluta mancanza di empatia verso questo tizio, nuovo e spregiudicato, che sta decidendo del proprio futuro. Le risposte possono essere tante e quella di Dan non è proprio la migliore, tanto che ha una reazione abbastanza violenta.


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La sceneggiatura, dello stesso Paul Weitz, mescola dramma e commedia in modo naturale, creando un equilibrio efficace tra i momenti leggeri e i temi seri relativi al lavoro. Se il difficile è tradurre le emozioni e le sensazioni dei personaggi, le interpretazioni degli attori, in particolare quelle di Dennis Quaid e Topher Grace, sono senz’altro buone, con il primo che si trova a suo agio con un ruolo così impegnativo. Inoltre, la regia dimostra capacità di combinare umorismo e realismo, offrendo uno sguardo autentico sulla precarietà lavorativa moderna.


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La buona qualità dell’opera è dimostrata dalla presentazione del film al Festival di Berlino del 2005 dove era in concorso e da qualche premio preso in alcune occasioni.



 
 
 

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