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In nome del popolo sovrano (1990)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 30 nov
  • Tempo di lettura: 2 min
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In nome del popolo sovrano

Italia, Germania, Francia 1990 storico 1h50’

 

Regia: Luigi Magni

Sceneggiatura: Luigi Magni, Arrigo Petacco

Fotografia: Giuseppe Lanci, Roberto D’Ettorre Piazzoli

Montaggio: Ruggero Mastroianni

Musiche: Nicola Piovani

Scenografia: Lucia Mirisola

Costumi: Lucia Mirisola

 

Elena Sofia Ricci: Cristina Arquati

Alberto Sordi: marchese Arquati

Nino Manfredi: Ciceruacchio

Jacques Perrin: Ugo Bassi

Massimo Wertmüller: Eufemio Arquati

Carlo Croccolo: Carlo Luciano Bonaparte

Luca Barbareschi: Giovanni Livraghi

Serena Grandi: Rosetta

Elena Berera: Giacinta Arquati

Costantino Meloni: Lorenzo Brunetti

Gianni Bonagura: papa Pio IX

Luigi De Filippo: monsignor Bedini

Roberto Herlitzka: Giuseppe Gioachino Belli

Gianni Garko: generale Oudinot

Lorenzo Flaherty: giovane ufficiale francese

Camillo Milli: prete

 

TRAMA: Peripezie di un frate barnabita, un nobile milanese e di un popolano durante la fine della Repubblica Romana. Saranno arrestati, condannati e giustiziati.

 

VOTO 6,5


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Nel 1849, nella Repubblica Romana, Cristina (Elena Sofia Ricci), moglie del marchese Eufemio (Massimo Wertmüller), è innamorata di Giovanni Livraghi (Luca Barbareschi), un milanese di nobile origine. Questi, disertore dell’esercito austriaco, combatte contro le truppe francesi che assediano Roma insieme al suo amico, il sacerdote Ugo Bassi (Jacques Perrin), oppositore del potere temporale di papa Pio IX (Gianni Bonagura). Durante una battaglia decisiva, Livraghi viene ferito e viene salvato da Eufemio.


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Quando i francesi conquistano Roma, tutti i combattenti in prima linea cercano di fuggire per raggiungere Venezia. Cristina, ignara che Eufemio abbia salvato la vita di Livraghi, decide di seguire l’amante. Ma molti repubblicani vengono catturati dagli austriaci e condannati a morte: tra loro Livraghi, Bassi, Ciceruacchio (Nino Manfredi) e suo figlio. Cristina e il marito trovano rifugio in Piemonte, dove continuano la lotta contro gli austriaci.


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Il titolo del film oggi suonerebbe come uno slogan conservatore e sovranista, ed invece è un pezzo della nostra Storia, girato anche con scopi istruttivi da parte di Luigi Magni, romano purosangue. Da notare, e non deve passare inosservato, la stesura della sceneggiatura è anche opera di Arrigo Petacco, giornalista e storico.


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Ed infatti è un bel film storico italiano sulla Repubblica di Roma che nel XIX secolo cercò di liberarsi dal Regno del Papa. Si può osservare la nascita del sentimento di essere italiani, in un periodo in cui l’Italia come Nazione non esisteva. Essa era divisa in molti stati e il generale Giuseppe Garibaldi cercava di unificarla combattendo contro francesi e austriaci.


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Da apprezzare la splendida Roma degli antichi palazzi e il paesaggio. Un regista che amava Roma adatto ad un’opera che dovrebbe essere più conosciuta. Il cast tecnico è di gran pregio e quello artistico è ricchissimo di grandi interpreti composto da attrici e attori emergenti e tanti che avevano reso grande il cinema italiano, tra cui Sordi e Manfredi.

 

Riconoscimenti

David di Donatello 1991

Migliori costumi

Candidatura miglior film

 


 
 
 

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