top of page

Titolo grande

Avenir Light una delle font preferite dai designer. Facile da leggere, viene utilizzata per titoli e paragrafi.

In solitario (2013)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 13 dic 2024
  • Tempo di lettura: 3 min
ree

In solitario

(En solitaire) Francia/Belgio/Spagna 2013 dramma/avventura 1h41’

 

Regia: Christophe Offenstein

Sceneggiatura: Jean Cottin, Christophe Offenstein

Fotografia: Guillame Schiffman

Montaggio: Véronique Lange, Ruy Diaz

Musiche: Víctor Reyes, Patrice Renson

Scenografia: Thierry Chavenon

Costumi: Muriel Legrand, Dorothée Lissac

 

François Cluzet: Yann Kermadec

Guillaume Canet: Franck Drevil

Samy Seghir: Mano Ixa

Virginie Efira: Marie Drevil

Arly Jover: Anna Bruckner

Karine Vanasse: Mag Embling

Emmanuelle Bercot: dottoressa

 

TRAMA: La storia di Yann Kermadec, i cui sogni diventano improvvisamente realtà quando deve sostituire il famoso skipper della DCNS, prestigiosa squadra di barca a vela, all’ultimo minuto prima dell’inizio del Vendée Globe.

 

Voto 6


ree

Il Vendée Globe è una regata per barche a vela che consiste nella circumnavigazione completa in solitario, senza possibilità di attracco o di assistenza esterna (pena l’esclusione) con arrivo e partenza dal porto francese Les Sables-d’Olonne, nel dipartimento della Vandea, della regione dei Paesi della Loira.



A proposito di questa difficile ma straordinaria gara di vela, Yann Kermadec (François Cluzet) la sogna da sempre e ora vede il proprio sogno realizzarsi perché viene chiamato a sostituire l’infortunato Frank Drevil (Guillaume Canet), principale skipper della squadra velica DCNS. Si tratta per lui, ormai più che cinquantenne, di un’occasione unica, irripetibile. Ma il destino tante volte cambia le carte in tavola, l’imprevisto si presenta sempre quando non ci pensi. Difatti, durante la lunga ed estenuante gara, che consiste nella circumnavigazione del globo terrestre in solitaria, Yann è costretto a fare una sosta di emergenza a Capo Verde per riparare la propria imbarcazione danneggiata. Dopo essere ripartito, l’uomo scopre una cosa che non avrebbe mai immaginato gli accadesse: a bordo ha un viaggiatore clandestino! L’adolescente Mano Ixa, originario della Mauritania, spaventato ma spinto dalla necessità, è salito di nascosto durante la sosta. Sebbene corra il rischio di essere squalificato, Yann decide di portare con sé il ragazzo e il viaggio si trasformerà in un’esperienza che cambierà per sempre le vite di entrambi.



Un po’ All Is Lost - Tutto è perduto, un po’ Styx, ma differente dal primo perché lì è una lotta impari con la forza devastante della natura e dal secondo perché quello ha aspetti di umanità e solidarietà più spietati, il film di Christophe Offenstein gioca più con il thriller e con il dibattito intimo del protagonista che deve decidere se aiutare il giovane profugo e, quindi, essere squalificato, oppure difendere la sua gara agonistica.



Dal punto di vista umano, il film mette in luce temi come la solitudine, la determinazione e la resilienza: Yann, durante la sua traversata, non solo affronta le sfide fisiche e tecniche del viaggio, ma anche un viaggio interiore. La solitudine dell’oceano diventa un riflesso della sua introspezione, dove ogni onda e tempesta rappresentano le sue paure e insicurezze. E quando giunge il momento decisivo, la missione cambia da sfida personale a una questione di vita o di morte. Questo incontro mette alla prova la sua umanità, costringendolo a fare scelte difficili e a confrontarsi con la sua morale e i suoi valori. Attraverso la metafora della navigazione, si esplora la profondità dell’animo umano, mostrando come le vere sfide non siano solo quelle esterne, ma anche quelle interne. È una storia di crescita personale, di scoperta e di redenzione, che tocca corde emotive profonde e universali.



Il cast è decisamente importante, inquadrando alcuni tra le attrici (vedi la ormai richiestissima Virginie Efira) e attori tra i più acclamati in Francia, ma la parte del leone spetta a François Cluzet che riesce a tenere la scena spesso da solo, esprimendo molto bene i travagli interni che lo assillano. Anche Christophe Offenstein si distingue nella direzione, tanto che il suo film è stato candidato ai César del 2014 come miglior esordio alla regia, dopo essersi affermato come direttore della fotografia in tantissime pellicole di successo, come il bellissimo Non dirlo a nessuno (2006) e, tra gli altri, Piccole bugie tra amici (2010), E ora dove andiamo? (2011), Grandi bugie tra amici.



 
 
 

Commenti


Il Cinema secondo me,

michemar

cinefilo da bambino

bottom of page