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In the Mood for Love (2000)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 11 mar 2023
  • Tempo di lettura: 4 min

Aggiornamento: 12 ago

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In the Mood for Love

(Fa yeung nin wah) Hong Kong, Francia 2000 dramma 1h38’


Regia: Wong Kar-wai

Soggetto: Liu Yichang (Un incontro)

Sceneggiatura: Wong Kar-wai

Fotografia: Christopher Doyle, Ping Bin, Pun-Leung Kwan

Montaggio: William Chang

Musiche: Michael Galasso, Shigeru Umebayashi

Scenografia: William Chang

Costumi: William Chang


Maggie Cheung: Su Li-Zhen / Mrs. Chan

Tony Leung Chiu-Wai: Chow Mo-Wan

Siu Ping-Lam: Ah Ping

Rebecca Pan: Mrs. Suen

Kelly Lai Chen: Mr. Ho

Chan Man-Lei: Mr. Koo


TRAMA: Tra due vicini di casa si crea un forte legame quando entrambi cominciano a sospettare di attività extraconiugali dei rispettivi coniugi. Tuttavia, sono d'accordo nel mantenere il loro legame platonico per non commettere lo stesso errore.


Voto 8,5


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In una comunità di Shanghai in esilio a Hong Kong, nel 1962, Chow Mo-Wan è un caporedattore di un giornale che si trasferisce in un nuovo edificio con sua moglie. Allo stesso tempo, anche Su Li-zhen, una bellissima segretaria di una compagnia di navigazione e il marito dirigente si trasferiscono nell'edificio affollato. Con i loro coniugi spesso assenti, che li lasciano soli durante i turni di straordinario, i due trascorrono la maggior parte del loro tempo insieme come amici. La vita sociale nel palazzo è molto vivace e gli inquilini spesso si ritrovano tutti insieme a mangiare e giocare a Mah Jong (gioco da tavolo cinese del XIX secolo) con la signora Suen, amichevole ma invadente padrona di casa, tranne Chow e Su che si trovano spesso soli nelle loro stanze. Le loro vite si intersecano spesso nelle situazioni quotidiane, in particolare quando scendono al mercato di strada a comprare da mangiare, a volte incrociandosi senza vedersi. Hanno tutto in comune, dai negozi di noodle alle arti marziali. Presto, restano scioccati nello scoprire che i loro coniugi hanno una relazione. Feriti e arrabbiati, trovano conforto nella loro crescente amicizia anche se decidono di non essere simili ai loro compagni infedeli.


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Ho sempre pensato che esistono dei film (e non sono pochi) che sono così belli che non andrebbero commentati e questa riflessione mi viene spontanea ogni volta che ne vedo uno che - proprio per quello che sanno esprimere, meglio ancora con immagini significative e pochi dialoghi - tutto ciò che mostra sia più che sufficiente per la nostra mente. Perché vanno solo contemplati. Nel significato di osservati con tale attenzione e religioso silenzio che non hanno bisogno di molte parole per essere spiegati. Questo, di Wong Kar-wai, è uno. È proprio la dimostrazione di quanto si possa sprecare parlandone approfonditamente. Perché la visione suscita uno stato di contemplazione esaustiva ed ognuno è in grado di trarne le più personali osservazioni. E quando il film è bello come questo, l’unica utilità di parlarne assieme è quella di unirle e conciliarle, ricavandone solo un senso di appagamento e di completezza intellettuale.


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Wong Kar-wai confeziona un’opera lenta, che ha lo stesso ritmo della meravigliosa musica di Shigeru Umebayashi (un lento valzer che avviluppa immagini e attori) che ripete ossessivamente, come un incanto, solo alcune frasi musicali. Un’opera lenta di riprese lunghe con colori profondi e scuri e inquadrature che indugiano, affinché il film abbia il tempo di portare lo spettatore nello stato di ritrovarsi nella vena voluta dal regista, nel senso della piena atmosfera dell’amore platonico che germoglia parola dopo parola, sguardo dopo sguardo, gesto dopo gesto. Che sono spinti, e ciò è innegabile, dal desiderio che però non viene mani esaurito/esaudito. Quel desiderio che ha sempre spinto poeti, scrittori, pittori, scultori a materializzare nelle loro arti in forme molteplici.


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Tanto è denso di sentimenti il film, tanto è semplice la trama, che è in realtà solo un veicolo per i personaggi e il loro delicato balletto di sentimenti mai espressi ed emozioni nascoste. Possono concretizzare il loro amore attraverso il sesso, così come fanno i loro coniugi (e tutti gli abitanti della terra), ma a causa di questioni culturali e sensi di colpa non passano mai il guado di quel torrente in piena che attraversa la loro mente e il loro cuore. Neanche per ripicca verso gli altri due. Un amore non materializzato, ci dice il film, non è meno di quello che esplode in atti concreti. Visivamente, il pregevole lavoro del regista ha un approccio spirituale ed onirico permettendo alle sfumature dei personaggi di approfondirsi man mano che la trama avanza. Ci sono momenti, durante le quieti conversazioni tra Chow e Su, in cui la macchina da presa ne inquadra uno senza l'altro, e casi in cui il regista li inquadra da terra tagliando le teste degli attori o li sbircia tra gli oggetti. Inoltre, Wong Kar-wai limita molto le scene dei coniugi dei due protagonisti, dando l’idea che siano entità senza volto. Personaggi fuori campo.


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Wong non avrebbe potuto sceglierne due attori più adatti: Tony Leung (che ha spesso collaborato con il regista) e Maggie Cheung trovano una perfetta sintonia, una sorta di armonia tale che nessuno dei due è migliore dell’altro e mai come in altre occasioni, adeguandosi al copione che li costringe, trattenuti, ad esprimere potenti emozioni intime attraverso piccoli segni esteriori. L'efficacia del loro lavoro è tale che non si dubita mai neanche per un momento che questi due siano profondamente innamorati, ma riconosciamo anche che, pur se i personaggi vedono i loro sentimenti rispecchiati in quelli dell'altro, non li condurranno a venir meno ai loro principi. Pleonastico affermare che è un’opera fortemente orientale, nel senso che qualsiasi artista occidentale, ad iniziare da quelli hollywoodiani, ne avrebbe ricavato una storia differente soprattutto per il finale, allo scopo di soddisfare le esigenze di un racconto romantico e felice.


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La lentezza non è affatto un difetto, anzi è uno dei maggiori pregi che rende l’intero film un’opera d’arte poetica, sublimando il sentimento nella maggiore purezza possibile. Straordinaria la fotografia, opera del trio Christopher Doyle, Ping Bin, Pun-Leung Kwan.

E, come succede per passione, ne ho scritto già troppo: è un film da contemplare, da godere. Come hanno fatto sicuramente Wong Kar-wai e i due superbi interpreti.


Poema visivo sull’amore impossibile, dove ogni gesto è una confessione e ogni attimo un’eternità.


Riconoscimenti

Festival di Cannes 2000:

Miglior attore a Tony Leung Chiu-Wai

Grand Prix tecnico a Christopher Doyle, Mark Lee Ping Bin, William Chang

Candidato per la Palma d'oro



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