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Incroci sentimentali (2022)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 21 set 2023
  • Tempo di lettura: 6 min

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Incroci sentimentali

(Avec amour et acharnement) 2022 dramma 1h56’


Regia: Claire Denis

Soggetto: Christine Angot (romanzo)

Sceneggiatura: Christine Angot, Claire Denis

Fotografia: Éric Gautier

Montaggio: Emmanuelle Pencalet, Sandie Bompar, Guy Lecorne

Musiche: Tindersticks, Stuart Staples

Scenografia: Arnaud de Moléron

Costumi: Judy Shrewsbury


Juliette Binoche: Sara

Vincent Lindon: Jean

Grégoire Colin: François

Bulle Ogier: Nelly

Issa Perica: Marcus

Alice Houri: impiegata tribunale del commercio


TRAMA: Jean e Sara vivono insieme da dieci anni. Quando si sono conosciuti, Sara stava con François, il migliore amico di Jean. Un giorno, Sara incontra l'ex per la strada. Nonostante lui non la noti, Sara è sopraffatta dalla sensazione che la sua vita possa improvvisamente cambiare. François torna in contatto con Jean per la prima volta dopo decenni e da quel momento in poi la situazione sfugge a tutti di mano.


Voto 7

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Le prime scene ci mostrano i due protagonisti Sara (Juliette Binoche) e Jean (Vincent Lindon) nuotare nel mare atlantico del nord ovest della Francia che nuotano felici, sorridenti, che si abbracciano e si baciano appassionatamente. È facile notare che si amano sinceramente. Poi li ritroviamo nel loro bell’attico parigino in cui vivono mentre compiono i gesti e i movimenti quotidiani, ma Claire Denis, raccontando il presente, nulla ci spiega del loro passato: si ha l’impressione che il film sia un mosaico a cui mancano diversi tasselli. Molti frammenti non sono spiegati, se non che, si intuisce, lui è stato in prigione per una decina d’anni per un motivo mai chiarito, e lei è quella che ha una professione che li mantiene, in attesa che l’uomo riesca a riprendere a lavorare. Cosa c’è veramente nel passato e come sono arrivati a questo punto della loro vita in comune, che dà l’idea di una convivenza felice?

La trama sembra esile, trattandosi di un amore appassionato tra Sara e Jean - giornalista radiofonica lei, ex-giocatore di rugby con un passato turbolento lui - che si conoscono e si amano da non moltissimi anni. Un amore tenero prima e poi torrido, romantico e spudorato; apparentemente sano, adulto, maturo. Come maturi sono i due personaggi, due sessantenni di bella presenza. Nonostante l’età non più giovanile, i due sembrano non essere per nulla sazi di appagare i loro sensi, in una fase della vita in cui ciò non è affatto scontato. Lo fanno perché, a quanto pare, si amano e se lo dicono ripetutamente (Mi ami? Dimmelo! Ti amo, ora dimmelo tu), in un modo che parrebbe quasi sdolcinato e stucchevole. Una serie di scene di innamorati che, quasi si avverte, prelude alla tempesta perfetta.

Sono una coppia apparentemente felice la cui relazione si è formata in circostanze piuttosto complesse. Entrambi avevano relazioni precedenti quando si sono incontrati per la prima volta: Jean con la madre del taciturno figlio Marcus (Issa Perica); Sara con il misterioso François (Grégoire Colin), che all'epoca era anche socio in affari di Jean. Non è mai del tutto chiaro, appunto, come si siano svolti gli eventi che hanno preceduto la narrazione del film, ma ad un certo punto François è scomparso, Jean è andato in prigione, la sua ex moglie è tornata nella sua terra natale della Martinica (lasciando la madre di Jean a crescere Marcus), e Sara e Jean si sono innamorati. Ora François è ricomparso all’improvviso, suscitando una reazione nella donna che indica chiaramente come abbia risvegliato in lei le antiche sensazioni, come una brace nascosta sotto la cenere, pronta a ridare calore. Jean non sa che lei lo ha intravisto e non si accorge del suo lievissimo ma evidente turbamento.

A parte quella breve apparizione iniziale, come un lampo che preannuncia il temporale in arrivo, François non compare sullo schermo fino a metà del film, quando il dramma dell’insicurezza di entrambi i conviventi esplode con tutta la fragilità di un legame felice solo perché il terzo incomodo non esisteva, era solo un fantasma del passato che forse non era mai stato messo in disparte. Lei combatte per resistere ma non evita del tutto, nonostante qualche resistenza, di trovarselo vicino, anche a causa del fatto che proprio François sta offrendo a Jean l’opportunità di un lavoro ben retribuito, in qualità di talent scout alla scoperta di promettenti nuovi giocatori di rugby. Come una volta. E le occasioni fornite per l’inaugurazione della nuova attività diventano così anche quelle per far incontrare i vecchi amanti. Lei resiste e non resiste, fino al punto di confessare all’imprenditore di amarlo ancora, come prima, ed invece resiste ad aprirsi con sincerità a Jean, che comincia a dubitare della sua donna, fino a scatenare la sua ira allorquando tutto diventa chiaro. Anche se lei non vuole rompere il rapporto, lui è deciso a voler cambiare vita, soprattutto perché a causa di lei ha trascurato sin troppo il figlio che vive con la nonna e ora Marcus, sempre più deluso dal genitore, è quasi scappato di casa e non vuole più vederlo. Jean, affranto dalla delusione e per gelosia, vuol cambiare vita ed essere più vicino al figlio.

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Indubbiamente il film ha una sua lentezza, sia per le scene iniziali così tanto passionali e ripetute, sia perché l’evoluzione del sentimento della coppia ha uno svolgimento graduale. La regista alterna i momenti quotidiani di affetto tra i due a quelli in cui la donna incontra fuggevolmente il vecchio amore, cambiando l’atteggiamento e l’espressione a seconda se è con l’uno o con l’altro. È chiaro come Sara sia dolorosamente dibattuta tra il voler ritrovare François e riprovare le mai dimenticate sensazioni e la volontà di non interrompere l’intenso rapporto che ha felicemente stabilito ormai da anni con Jean. A questi nega di amare ancora l’altro ma non è totalmente sincera, l’altro che intanto aspetta al varco che lei ceda, mentre l’ex rugbista è furioso, ma dopo la scenata inevitabile capisce che la situazione indesiderata va risolta pacificamente e con comprensione.

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Dato il ritmo compassato ma in crescendo, il film riesce ad appassionare con il passare dei minuti e diventa un dramma intimo e di rapporti su cui aleggia l’amore che riaffiora ma si afferma anche quello del presente, quello che dà sicurezza per il futuro. È inevitabile però osservare come non sia del tutto comprensibile il comportamento della donna, soggetto del contendere dei due uomini, perché noi non sappiamo e non sapremo mai i veri motivi per cui si erano lasciati anni prima. Gli uni e gli altri. Né, come detto, quale reato aveva commesso Jean per essere stato condannato. Ma evidentemente, a proposito di questi silenzi, i casi possono essere due: o perché secondo la stimata Claire Denis questi tasselli del mosaico non hanno importanza ai fini della situazione attuale, anche se potenzialmente validi, oppure perché ci ha volutamente lasciati nel dubbio e al buio. La situazione ora è questa e questa ora va risolta, in un senso o nell’altro. Che importanza possono avere oggi le cause e i buchi vecchi di anni, anche se concause dei comportamenti che ne sono seguiti?

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Il titolo italiano, come spesso succede, non indica molto ed è anche tanto generico: se quello originale recita “Con amore e determinazione” spiega tanto dell’ardore profuso dai due protagonisti in questo amore forte e passionale, anche persino quello inglese internazionale è più efficace (“Both Sides of the Blade”, Entrambi i lati della lama). Come è altrettanto indicativo il titolo del romanzo di Christine Angot – soggetto del film - qui anche cosceneggiatrice: “Un tournant de la vie” (Una svolta nella vita). Chiaro, no? E con quell’amore e quella determinazione con cui hanno lavorato, il titolo indica anche il rimarchevole impegno che pervade l’interpretazione della enormemente espressiva Juliette Binoche, bella e sensuale ancora oggi, sinuosa amante a disposizione di ogni regista esigente, e quella del vigoroso e generoso Vincent Lindon, sempre pronto a mettersi in gioco in ruoli combattivi, dando energia ad ogni suo personaggio. Due attori che hanno garantito la famelicità dei loro personaggi, la sete di affetto di cui erano affetti, la carnalità che li abitava ed anche i loro tentennamenti nel decidere le sorti del destino. A dirigerli la consueta consapevolezza di Claire Denis, donna attenta ad argomenti non facili che attingono ai rapporti personali tra uomini e donne. Un cinema che di solito mantiene le distanze dallo spettatore per cui non sempre ritiene opportuno rivelare tutto lasciandoci così dedurre o immaginare i risvolti e i presupposti, come in un’ambiente fluido in cui non è detto che ci sia (ri)soluzione o rivelazione, anzi c’è poco da spiegare. Nella prima parte dominano il mistero e le domande, nella seconda, attesa per capire, si squarcia il dramma della comprensione l’uno dell’altra, caratterizzata dall’assenza di sfumature: tutto è chiaro, necessita solo prendere decisioni definitive, non è più tempo delle finzioni.

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Forse, in definitiva, manca qualcosa, il film manca di entusiasmo, di avvolgere e coinvolgere lo spettatore sino in fondo, nonostante la rissosità che pare però non proprio convinta. Ma i tentativi della regista di farci entrare nei personaggi per scavare dentro di loro e le loro emozioni tramite i primi piani di visi e carne e corpi sono chiari. Anche a 60 anni si può essere belli fuori e dentro, Juliette e Vincent (entrambi alla loro terza esperienza con la regista parigina) ce lo dimostrano, bravissimi. Come sempre.


Riconoscimenti

2022 - Festival di Berlino

Orso d'argento per il miglior regista


 
 
 

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