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Indivisibili (2016)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 14 feb 2019
  • Tempo di lettura: 3 min

Aggiornamento: 14 ago 2019


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Indivisibili

Italia 2016, drammatico, 1h40’


Regia: Edoardo De Angelis

Sceneggiatura: Edoardo De Angelis, Barbara Petronio, Nicola Guaglianone

Fotografia: Ferran Paredes

Montaggio: Chiara Griziotti

Musiche: Enzo Avitabile

Scenografia: Carmine Guarino

Costumi: Massimo Cantini Parrini


Angela Fontana: Viola

Marianna Fontana: Dasy

Antonia Truppo: Titti

Massimiliano Rossi: Peppe

Tony Laudadio: Nunzio

Marco Mario de Notaris: Nando

Gianfranco Gallo: Don Salvatore

Gaetano Bruno: Marco Ferreri

Peppe Servillo: Alfonso Fasano

Antonio Pennarella: Salvo Coriace


TRAMA: Dasy e Viola sono due gemelle siamesi diciottenni benedette dal dono di una voce incantevole. Il padre le tiene isolate del resto del mondo e sfrutta le loro doti canore per farle partecipare a cerimonie religiose e racimolare così soldi. La vita delle gemelle però viene sconvolta quando Viola si innamora e scoprono la possibilità di essere separate.


Voto 7

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Ha qualcosa di inquietante il quarto (o terzo se volete, nel 2016 ne sono usciti ben due) lungometraggio di Edoardo De Angelis e non perché mette ansia o paura, semplicemente perché va a scavare lì dove normalmente si soprassiede, si chiude un occhio, perché ci pare solo una disturbante storia popolana e non deve interessarci. Invece lui ce la racconta come una favola, a metà strada tra il mistico e il grottesco, che a cinema spesso si sovrappongono, e ciò è inquietante. Lo è anche perché al centro della storia c’è un caso umano (due gemelle siamesi ormai belle ragazze) che però viene sfruttato dalla famiglia e dall’entourage come un fenomeno da baraccone (cantano benissimo!) e più vengono sfruttate, più Dasy e Viola avvertono un malessere interno, a cui va aggiungendosi, piano piano, come un serpente che si insinua silenzioso, la voglia (almeno di una di loro) di separarsi e così vivere una vita indipendente e normale. E ciò significherebbe la fine degli affari. Non è inquietante?

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Che poi, che ambienti frequenta questa coppia forzata? Matrimoni, prime comunioni, processioni, tutte manifestazioni racchiuse nella zona di Casapesenna, nel casertano, luoghi sottoposti al boss Michele Zagara; e tutti gli abitanti che le trattano come un fenomeno divertente. Loro sono i “nuovi mostri” di nostra vecchia conoscenza, personaggi strani che vivono in mezzo a noi e chi gli vive accanto li sfrutta pensando che se si separano la pacchia finisce. Inquietante e anaffettivo. L’unico vero sentimento positivo che si nota è solo tra le due ragazze che ovviamente sono più che amiche confidenti e la vita co-vissuta le ha portato a sopportarsi e ad aiutarsi. Ma non sempre può andare tutto liscio e non andrà.

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Il film di De Angelis (già autore di ‘Mozzarella Stories’, altra occasione di provocazione popolar-cafonaggine, e del bel ‘Perez.’) ha spopolato nei Festival, ad iniziare da Venezia 2016, per finire a Toronto e Londra. E poi, bastano sei David di Donatello?

Devo dire la verità: io non ne sono stato entusiasta dal primo minuto, ma mi ha “cotto” a distanza di tempo, ripensandoci e rivedendolo nella mente, anche perché c’è una PERLA nel guscio del film ed è la meravigliosa colona sonora che culmina con la canzone di Enzo Avitabile. Guai a non ascoltarla bene! Il musicista, tra le commoventi parole e la sua musica mediorientale/partenopea, in linea con la traccia di Pino Daniele, riecheggia perfettamente l’atmosfera del film e della storia. Perché: “Tutt'eguale song 'e creature / nisciuno è figlio de nisciuno / tutt nati dall'ammore / se sape come si nasce / ma nun se sape comme se more / tutt'eguale song 'e creature / nisciuno è figlio de nisciuno”.

Infine bravissime le due sorelle Angela e Marianna Fontana: perfette. Per non parlare della solita Antonia Truppo, che è così brava che ormai di lei in questo tipo di film non si può fare a meno.

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